Tre anni fa veniva firmata la Carta degli intenti per l’acqua, il protocollo d’intesa fra il gestore del servizio idrico CAP Holding, l’ente locale, i cittadini e le associazioni volto a fornire un’informazione puntale e periodica sulla qualità dell’acqua della rete del loro comune.

L’acqua di Cernusco arriva da un acquifero interessato da un inquinamento da metalli pesanti che risale ormai a molti decenni fa, la cui origine era stata identificata in Brugherio e per il quale era stato effettuato un intervento di bonifica. In falda però permangono ancora tracce di questa contaminazione da cromo esavalente e in due pozzi in particolare si rilevavano sempre valori molto elevati di tale elemento, sebbene sotto i limiti prescritti dalla legge. Per questa ragione abbiamo iniziato ad interessarci della qualità dell’acqua di falda e a cercare le analisi sui pozzi attivi a Cernusco. I dati non erano disponibili o, meglio, venivano inviati in modo parziale ed estemporaneo dal gestore al comune che li pubblicava attraverso rielaborazioni fra i valori forniti dal gestore e dalla ASL.

Così la proposta del comitato Bene Comune Cernusco, che ha come principi ispiratori l’acqua come bene comune e l’esigenza di colmare il deficit di informazione sulla qualità dell’acqua, è stata ripresa dall’amministrazione comunale di Cernusco, quindi proposta ed accettata dal gestore del servizio dopo una lunga trattativa sugli impegni da assumere.

La Carta per l’acqua prevede la possibilità di accesso ai dati relativi alle caratteristiche chimico-fisiche dei pozzi dei comuni serviti dal gestore (più di 200), la pubblicazione della relazione che ogni anno la ASL (ora ATS) invia ai comuni sullo stato di salute dell’acqua, indicazioni sulle caratteristiche dell’acquifero, della rete acquedottistica locale e sul consumo idrico. Cernusco sarebbe stato il comune pilota del progetto della durata di tre anni a cui avrebbero potuto aderisce anche gli altri comuni gestiti da CAP.

Inoltre era prevista una sorta di sinergia fra le parti che si erano impegnate a realizzare verifiche semestrali sull’andamento, effettuate poi solo una volta l’anno.

Dopo tre anni è quindi tempo di fare il bilancio. L’elemento positivo è che l’informazione sulla qualità dell’acqua è stata considerata un diritto ma, come tutti i diritti, la sua attuazione non è stata semplice né immediata. Il gestore del servizio e l’amministrazione hanno inserito nei loro portali una sezione dedicata, ma il dettaglio relativo ai dati sulla concentrazione delle sostanze analizzate per i singoli pozzi non è ancora disponibile. Inoltre informazioni significative legate alla nostra rete idrica non sono state segnalate, come la chiusura nel 2015 dei pozzi Vespucci e Melghera che presentavano sempre delle concentrazioni medie elevate di cromo, anche se sotto i limiti normativi. Sarebbe quindi oggi importante conoscere da dove arriva l’acqua delle immissioni sostitutive e qual è il reticolo dei punti di prelievo dei controlli della AST.

Segnaliamo che la Carta per l’acqua è stata anche usata dal gestore del servizio come un elemento di marketing aziendale sulla base del coinvolgimento di quelli che chiama “stakeholders”. In realtà, come abbiamo sottolineato, i cittadini sono portatori di diritti, in questo caso del diritto all’informazione sull’acqua, e non (solo) d’interessi.

In attesa che anche gli altri sottoscrittori della Carta dell’acqua facciano un loro bilancio, noi chiediamo a chi si candida ad amministrate la nostra città di inserire precisi impegni sulla trasparenza e sul diritto all’informazione, qualità dell’acqua compresa,  prendendo spunto ed esempio da quanto è stato fatto in altri comuni (vedi a Brescia sulla riduzione del cromo in falda).

 

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