La scuola di via Goldoni è presentata come rispettosa dell’ambiente perché realizzata con materiali ecologici e tecnologie improntate al risparmio energetico, in realtà una valutazione del suo impatto ambientale non è stata fatta. Vi raccontiamo l’altra faccia della scuola.

Il progetto di nuova scuola a Cernusco inizia a prendere forma del 2011 per far fronte all’esigenza di nuovi spazi scolastici collegati alla notevole crescita della popolazione che si è prodotta negli ultimi quindici anni come diretta conseguenza del notevole sviluppo edilizio.

“Il progetto di un nuovo polo scolastico era tra le priorità dell’Amministrazione. Ad inizio mandato è stato realizzato un bando di progettazione per la realizzazione di una nuova struttura, prevista inizialmente nelle vicinanze del Parco Azzurro dei Germani. Successivamente però il progetto di realizzare il nuovo istituto è stato accantonato, almeno sino all’approvazione ufficiale del Piano di Governo del Territorio che ha consentito l’individuazione di una collocazione diversa e maggiormente adeguata” (da Bilancio sociale di mandato 2007-2011)

Diapositiva02La nuova collocazione individuata è in via Goldoni, a Nord degli impianti sportivi, all’interno di una delle aree delimitate dalla tangenziale est di Cernusco, vale a dire la strada di connessione fra Nord e Sud costruita alla fine degli anni ottanta per allontanare il traffico dal centro cittadino, poi diventate uno dei principali nuclei di sviluppo edilizio.

L’iter amministrativo subisce un’accelerazione nel 2014 quando, per poter utilizzare i fondi sbloccati dal patto di stabilità previsti nel piano nazionale di edilizia scolastica, viene approvata una variante al progetto originario che ne riduce i lotti previsti da due ad uno e ne sposta il perimetro sui terreni i cui proprietari si erano dichiarati favorevoli alla cessione al comune.

L’area individuata non era di proprietà pubblica, ma di diversi privati riunitisi in un consorzio di urbanizzazione nel 2013, alcuni dei quali però non erano d’accordo con il piano attuativo in variante del PGT che prevedeva appunto per quella zona “la realizzazione di un Nuovo Polo Scolastico sulle aree a servizi previste in cessione”.  Si sarebbe potuto comunque ricorrere all’esproprio delle aree, ma i tempi previsti per tale procedura non avrebbero consentito l’approvazione del progetto entro il 2014 e quindi la possibilità di accesso ai fondi svincolati.

Diapositiva04Così il perimetro del polo scolastico è stato ridotto al solo lotto 1 che prevedeva scuola primaria e palestra e spostato sulle aree dei proprietari consenzienti del consorzio La Galanta (dal nome della cascina che si trova sui terreni coinvolti). Nel 2015 viene quindi approvato il progetto definitivo e posata la prima pietra e a settembre di quest’anno i primi 180 bambini inaugureranno le aule.

Si tratta della realizzazione di un progetto ambizioso, per l’impegno di risorse economiche coinvolte (quasi 10 milioni di euro comprese le opere di ridisegno della viabilità connessa), per le dinamiche strutturali che implica rispetto al ripensamento complessivo della distribuzione della popolazione delle scuole primarie della città e per la valenza culturale di potenziale elemento collettore di iniziative da svolgere in una struttura aperta anche alla cittadinanza.

Ci sono però alcune criticità di cui poco si è parlato e che gettano molte ombre sulle prospettive future. In primo luogo la realizzazione su aree private, entrate nella disponibilità dell’amministrazione grazie alla cessione da parte del consorzio di urbanizzazione La Galanta, il cui presidente era anche il proprietario dei terreni che sono oggetto dell’accordo di programma per l’ampliamento del centro commerciale Carosello.

In secondo luogo la sua posizione marginale rispetto al tessuto urbano consolidato, tant’è vero che la variante del PGT ne ha dovuto ridefinire i margini, oltre che la definizione paesistica dell’area.

Diapositiva16Posizione inoltre che è pure così a ridosso della tangenziale che è stato necessario introdurre una duna di terra rinforzata come barriera antirumore, poiché il progetto ricade nella fascia di protezione prevista nel piano di zonizzazione acustica associato al PGT.

Diapositiva54I rilevati in terra, però, da un lato riducono l’impatto acustico, dall’altro presentano un elevato impatto ambientale per le grandi quantità di inerti necessari a costruirli e quindi per l’attività estrattiva connessa e per l’impatto paesaggistico che comporta l’alterazione degli orizzonti visuali. Il profilo delle vette prealpine che si vedevano dai campi della Galanta, tra cui erano perfettamente riconoscibili il Resegone, il Bisbino, i Corni di Canzio e la Grignetta, sarà coperto dalla duna antirumore.

Diapositiva27Il traffico è anche fra le principali cause di emissioni di polveri sottili, ritenute causa scatenante patologie respiratorie e cardiache, polveri che in pianura Padana registrano concentrazioni elevatissime, rispetto alle quali gli interventi di contenimento non possono essere a scala locale, ma devono coinvolgere ambiti più ampi legati a strategie d’intervento regionali e nazionali. A livello locale però una pianificazione urbanistica improntata al principio di precauzione avrebbe dovuto considerare le implicazioni legate alle decine di migliaia di veicoli al giorno che transitano sulla tangenziale evitando di costruirvi una scuola proprio a ridosso. Oppure avrebbe dovuto quantificare l’efficacia delle barriere attraverso uno studio degli impatti che mostrasse i livelli di attenuazione di inquinamento acustico e da polveri sottili.

“L’intera struttura” viene presentata come “rispettosa dell’ambiente” per l’utilizzo di materiali ecologici, tecnologie per il recupero di acqua piovana ed energia con l’uso del fotovoltaico. Criteri sicuramente importanti ma ai fini del bilancio di sostenibilità dell’opera manca l’essenziale valutazione del consumo di suolo prodotto. Risultano così disattesigli obiettivi strategici del PGT che richiedevano di non consumare ulteriore suolo, di seguire indirizzi di deinfrastrutturizzazione (limitare la costruzione di ulteriori strade connesse alle opere), di incentivare e mantenere l’attività agricola, di conservare le aree di rispetto ecologico (v. VAS – PGT comune di Cernusco, 2009).

Sorprende così che la scuola, inserita pure fra le “opere architettoniche più attese del 2017” secondo un elenco del Sole24Ore (che non è propriamente una testata di riferimento architettonico e neppure economico visto il dissesto in cui versa a causa della cattiva amministrazione), sia priva di valutazione di consumo di suolo, impatti ed impronta ecologica. Come se aver usato tecnologie meno inquinanti per la concia delle pelli ed uno stilista di grido per la realizzazione di una pelliccia cancellassero l’inconciliabilità sostanziale dell’uccisione dell’animale.

Un esempio di greenwashing*.

Le immagini con gli aspetti tecnici, urbanistici ed ambientali del polo a cura di S. Pozzi.

* Greenwashing è un neologismo indicante la strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, allo scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.
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