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#OcchiAperti: Un incontro inaspettato in Martesana

Nell’ultimo mese, sono state fatte alcune osservazioni di una specie animale la cui presenza sul nostro territorio è rara ed occasionale.
La specie in questione è lo smergo maggiore (Mergus merganser), un’anatra tuffatrice di grosse dimensioni (lunghezza compresa tra i 58 e i 68 cm) il cui areale di distribuzione comprende l’Europa, l’Asia settentrionale e il Nord America.

Smergo maggiore (Mergus merganser)
Fig. 1 – Un esemplare di Smergo maggiore (Mergus merganser) femmina
(©Federico Belloni – All Rights Reserved)

Negli ultimi anni la specie ha mostrato una tendenza demografica positiva in Europa centro-meridionale, sia come nidificazioni che come svernamento.
Il medesimo trend si è osservato nella regione alpina e prealpina, dove il numero di nidificazioni accertate risulta essere in costante incremento negli ultimi anni, così come anche la presenza di gruppi di smerghi maggiori svernanti.
I luoghi prediletti da questa specie per la nidificazione li troviamo in aree forestali, lungo fiumi e laghi, sia prealpini che artificiali, con presenza di alberi maturi ricchi di cavità dove poter costruire il proprio nido, ma anche anfratti situati in pareti rocciose verticali affacciate sui bacini lacustri.
Questo anatide è una specie nidificante di recente immigrazione in Italia, il cui primo evento accertato e documentato di nidificazione risale al 1996 in Veneto.
I luoghi di svernamento principali in Italia, attualmente, si trovano in Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia-Giulia, nei principali bacini e corsi d’acqua.

Osservazioni di Mergus merganser effettuate in Italia
Fig. 2 – Osservazioni di Mergus merganser effettuate in Italia e registrate sul sito iNaturalist.org

Nelle ultime settimane, si sono ripetuti più avvistamenti di questa specie:

  • 29 novembre 2020: due individui (femmina), osservati da Diana (*);
  • 30 dicembre 2020: un individuo (femmina), osservato da Diana(*) presso la Cava Gaggiolo;
  • 7 gennaio 2021: osservati 4 individui (1 maschio e 3 femmina);
  • 14 gennaio 2021: osservati 3 individui (femmina);
  • 16 gennaio 2021: un individuo (femmina), osservato da Federico(*).

È ancora da chiarire se si trattasse dei medesimi esemplari o di individui diversi che talvolta sono stati osservati in gruppo oppure isolati.
In tutti i casi, è altamente probabile che si trattasse di individui esclusivamente di passaggio, più che di individui svernanti nel nostro territorio, che magari hanno deciso di sfruttare il corso del Naviglio come corridoio in connessione con il fiume Adda, per poi spostarsi nei loro luoghi abituali dove superare l’inverno.

Inoltre, la presenza di diversi laghi di cava distribuiti all’interno del PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) Est delle Cave, potrebbe essere stata una forte attrattiva per questi anatidi, essendo potenzialmente delle ottime aree di sosta per riposarsi e rifocillarsi (gli smerghi maggiori si nutrono infatti di pesci, principalmente).

La pandemia e le restrizioni da zona rossa tuttavia non ci hanno permesso di monitorare al meglio la situazione nelle cave (molte delle quali inaccessibili ai “comuni” cittadini interessati al monitoraggio di specie così interessanti).

Ma arriviamo al punto: perché vi stiamo parlando di questo anatide?
L’osservare questa specie deve renderci più consapevoli delle ricchezze, in termini naturalistici e paesaggistici, che il nostro territorio potrebbe potenzialmente offrirci.
Questa consapevolezza dovrebbe riguardare tutti noi, grandi e piccoli, naturalisti e semplici appassionati, ma soprattutto, deve riguardare chi attualmente fa parte e gestisce il PLIS Est delle Cave. Non è comunque una novità che il nostro territorio custodisca delle vere e proprie bellezze, alcune meno comuni e più particolari di altre.

Tutto questo nonostante ci troviamo in un contesto altamente urbanizzato, come la città metropolitana, in cui purtroppo si persegue ancora una politica volta alla continua urbanizzazione a discapito, spesso, delle aree verdi.

Qualunque sia stato il motivo della visita da parte degli smerghi maggiori, sicuramente una cosa ci insegnano: dobbiamo, tutti, imparare a proteggere e valorizzare il nostro territorio e le zone verdi rimaste che ci circondano.
E, perché no, cominciare ad invertire il trend di continua cementificazione, tutelare le aree verdi e favorire il recupero delle aree dismesse.

(*) Autori:
Diana Sciandra, D.ssa naturalista
Federico Belloni, Dr. naturalista.

Bibliografia:

Arturo Gargioni et al. (2013): Prima nidificazione di Smergo maggiore Mergus merganser (Linnaeus 1758) in provincia di Brescia (Lombardia). Natura Bresciana Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia, 38: pp. 133-134.

BirdLife International (2018): Mergus merganser. The IUCN Red List of Threatened Species. International Union for Conservation of Nature and Natural Resources.

Enrico Viganò et al. (2006): Prima nidificazione di Smergo maggiore Mergus merganser in Lombardia. Picus 32: pp. 115-116.

Fabio Saporetti (2019): Lo svernamento dello Smergo maggiore Mergus merganser in Lombardia nel periodo 2002-2018. Bollettino Ornitologico Lombardo online, numero 1.

Lars Svensson, Killian Mullarney, Dan Zetterstrӧm (2015): Guida degli uccelli d’Europa, nord Africa e vicino oriente. Ricca Editore.

Marco Zenatello et al. (1997): Prima nidificazione di Smergo maggiore Mergus merganser in Italia. Riv.Ital.Orn. 66: pp. 207-210.

Marco Zenatello et al. (2009): Lo Smergo maggiore Mergus merganser nidificante in Italia: 1996-2008. Alula XVI (1-2): pp. 491-496.

Sitografia:

www.iucnredlist.org/species/22680492/132054083
www.iucn.it/scheda.php?id=-378269316
www.inaturalist.org
www.ornitho.it

#cheariatira: la passione per i botti continua

Eccoci all’inizio di un nuovo anno, che tutti ci auguriamo porti finalmente un po’ di normalità e ci consenta di tornare ad incontrarci, darci la mano, abbracciarci.

Un nuovo anno porta inevitabilmente nuovi propositi, nuove speranze e nuovi impegni.
Tra i molti che noi di Bene Comune Cernusco vorremmo vedere realizzati – di cui trovate ampia illustrazione nei post presenti in questo blog – uno ci preme nuovamente ribadire proprio oggi, 1° Gennaio: possiamo finalmente fare qualcosa per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo?

Lo vogliamo sottolineare proprio oggi, primo giorno dell’anno, perchè vediamo nuovamente (come scrivemmo esattamente un anno fa) gli effetti della inutile e dannosa passione per i botti di mezzanotte.

Stiamo lavorando per una nostra centralina – ne parleremo dettagliatamente nei prossimi giorni – di rilevamento delle polveri sottili, le famigerate PM2.5 e PM10, e abbiamo già un sensore attivo da alcuni giorni in via sperimentale. Ecco cosa è successo la notte scorsa alle concentrazioni di polveri sottili a Cernusco:

Media mobile oraria della concentrazione di PM 2.5
Media mobile oraria della concentrazione di PM 10

Come si può chiaramente vedere, proprio a partire dalla mezzanotte, la concentrazione sia del PM10 che del più pericoloso PM2.5 è più che triplicata in pochi minuti. E’ vero che l’effetto non è durato molto, dopo qualche ora l’aria fumosa generata dagli scoppi di ogni sorta di petardo si era dileguata, ma le polveri generate si sono semplicemente disperse maggiormente nell’atmosfera, non sono scomparse.

Già l’anno scorso e l’anno precedente avevamo lanciato un appello per evitare di aggravare le precarie condizioni dell’aria che respiriamo con questa dannosa usanza di sparare botti e petardi in quantità industriale. Nemmeno il lockdown e la zona rossa imposta dalla pandemia sono servite a migliorare la situazione.

Noi continuiamo a segnalare i danni prodotti all’ambiente da questa abitudine dannosa e continuiamo anche a sperare che un po’ alla volta si capisca che ogni danno inferto al pianeta, piccolo o grande, in qualunque modo, prima o poi ci si ritorce contro e ci costringe a rimedi sempre più costosi, drastici e sempre meno efficaci.

L’appuntamento è per l’anno prossimo: sarà la volta buona?

#alberi: il Bosco del Fontanone

Il Bosco del Fontanone

Durante tutta la carriera scolastica riceviamo soltanto brandelli di conoscenze in ambito ecologico, insufficienti per stimolare la nostra curiosità e volontà di approfondimento. Il risultato è che non sviluppiamo alcuna sensibilità in materia. Azioni virtuose, come il corretto conferimento dei rifiuti o guidare un’auto ibrida sono il minimo sindacale, utili a non fare troppi danni e a lavare la propria coscienza. Troppo poco per migliorare l’ambiente in cui viviamo.

Cernusco sul Naviglio spicca, oltre che per la condizione socioeconomica nettamente superiore alla media nazionale, per una reputazione “verde” rispetto alle cittadine contigue. I parchi lungo il Naviglio, sapientemente curati nei punti di attraversamento, assolvono perfettamente all’immagine “green” che le amministrazioni comunali amano trasmettere e convogliano l’attenzione degli stessi cittadini, perennemente alla ricerca di un contatto con la natura.

Nel frattempo però, si continua a spargere cemento in ogni direzione.

Le varie amministrazioni comunali hanno dato prova in passato (e continuano a farlo), attraverso le famigerate varianti al PGT, di saper piegare le leggi della matematica e della fisica arrivando a dimostrare contortamente che più si costruisce, più aumenta il verde, attraverso meccanismi che portano il Comune ad acquisire terreni non edificati per incrementare il “verde pubblico” in cambio di permessi di costruire in altri lotti di costruttori privati. L’unico concreto incremento cui stiamo assistendo, in realtà, è quello dei metri cubi di cemento, anno dopo anno.

Qualcosa non torna.

È proprio il concetto di “verde” ad essere distorto. Il pericolo è non riuscire più a concepire alcunché di diverso dal Parco dei Germani, di abituarci ad una natura totalmente addomesticata, piegata, standardizzata, di preferire il verde di un campo da golf a quello di un bosco spontaneo.

A Cernusco c’è un campo da golf, riservato ai soci del Contry Club, e c’è anche un bosco, aperto a tutti. È il “Bosco del Fontanone”, una piccola selva a nord della città che merita un approfondimento.


Non si tratta di un relitto dei boschi planiziali che secoli fa ricoprivano la pianura padana ma, più prosaicamente, è l’evoluzione di una sorta di rimboschimento attuato nei primi anni ’80, tra l’altro con metodologie che oggi troveremmo quanto meno approssimative.

Il bosco rientra in toto nel perimetro del mitico quanto evanescente “PLIS (Parco locale di interesse sovracomunale) Est delle cave”, e potrebbe costituirne un punto focale, se solo il PLIS godesse di qualche tutela degna di questo nome.

Nell’impianto originario furono piantumate, assieme ad alcune essenze nostrane, due specie altamente invasive che oggi nessuno oserebbe infilare in un bosco: la robinia e la quercia rossa, entrambe di origine nordamericana. La prima si caratterizza per l’elevata invasività nei primi anni, ma è poco longeva; la seconda invece cresce rapidamente e già dopo pochi anni produce ghiande in abbondanza e con alto tasso di germinabilità. Inoltre, la quercia rossa è una specie longeva, per cui, nel lungo periodo, potrebbe impadronirsi di tutto il bosco causando una grave riduzione delle specie autoctone.

Per ovviare a questo problema nel 2015 il Comune, grazie a risorse provenienti da oneri di urbanizzazione e stanziamenti della fondazione Cariplo, decise di “riqualificare” il bosco. Termine che, associato ad elementi naturali, provoca senso di allarme e repulsione, come se la natura tendesse a dequalificarsi da sola.

 In tale “riqualificazione”, oltre all’espianto delle due principali specie infestanti (robinia e quercia rossa) erano previsti i rifacimenti dei sentieri con pietrisco (quindi introducendo un materiale che, seppur naturale, non è presente in questa zona) e la piantumazione di essenze locali, tra cui alcune di cui il boschetto era privo.

Solitamente, quando si taglia un bosco, il proprietario non solo non affronta spese, ma spesso ci guadagna, perché viene pagato da chi provvede al taglio, il quale poi venderà la legna che si sarà prodotta. Ma in questo caso non è successo.

Tuttavia l’aspetto principale della vicenda riguarda la valutazione sui risultati attesi, dopo 5 anni.

Le robinie, che dovevano essere estirpate in un’ampia parte del bosco, sono palesemente aumentate di numero, e con rinnovato vigore. La robinia è sì poco longeva, ma se la si taglia alla base produce polloni in gran numero che crescono molto più velocemente delle specie autoctone (farnia, frassino, acero…) finendo per soffocarle e impossessandosi di estese porzioni di bosco, con grave riduzione della biodiversità. Ci sono quindi due strategie: o le si lascia morire di vecchiaia (già dopo 30/40 anni la robinia mostra evidenti segni di declino) incentivando altre specie che pian piano iniziano a crescere sotto di essa, oppure si adotta la scelta opposta, cioè tagliarle, purché si intervenga strappando i polloni fino a che il ceppo non ne produce più. In questa seconda modalità sono necessari, ottimisticamente, 3-4 anni di interventi continui.

L’eradicazione delle querce rosse invece ha successo se si parte dalla rimozione degli esemplari di maggiori dimensioni, intervenendo progressivamente sulle piante più giovani, in modo da ridurre di anno in anno la produzione di ghiande e quindi di nuove piante.

Anche in questo caso occorrono diversi anni di interventi mirati.

Ad oggi dobbiamo rilevare che la quercia rossa è ancora abbondantemente presente nel bosco e ad ogni primavera nascono centinaia di piccole plantule.

Riguardo le piantine autoctone messe a dimora (1250 alberi e 4450 arbusti), ne restano poche decine, la maggior parte è morta per la competizione con le piante più grandi da cui erano circondate. Un epilogo facilmente prevedibile.

Il bosco non ha potuto estendere la sua superficie, benché i campi che lo circondano siano di proprietà del Comune. Questi preferisce darli in locazione ad aziende agricole senza intaccarne minimamente i confini. Il bosco quindi c’è, ma non deve disturbare.

Non sono state create zone umide, fatto degno di nota se si considera che il nome “Fontanone” deriva dalla presenza di una risorgiva che, a causa delle escavazioni nelle cave circostanti, è ormai asciutta. A questo va aggiunto che persino la roggia che lo delimita a sud non è stata liberata dai suoi argini di cemento.

Eppure qualche segnale di ottimismo va colto: delle poche piantine sopravvissute qualcuna si spera possa raggiungere la maturità ed iniziare a riprodursi, arricchendo la biodiversità. La natura trova sempre una sua armonia, soprattutto se l’intrusione umana è contenuta e rispettosa, e riesce a regalarci scorci affascinanti.


Il Bosco del Fontanone andrebbe valorizzato (non riqualificato!) avvalendosi di tecnici professionisti che operino in sinergia con l’associazionismo locale, che con la continua osservazione e presenza sul campo traggano un quadro completo e costantemente aggiornato dello stato di fatto. I massivi interventi una tantum andrebbero evitati perché fortemente impattanti, costosi e spesso effettuati da ditte o associazioni non radicate sul territorio che non hanno al primo posto il bene comune.

Infine una considerazione: la vocazione del bosco del fontanone è quella di un ambiente naturale che unitamente ad altri, contenuti nel PLIS, andrebbe a costituire quella fascia verde di cui Cernusco ha disperatamente bisogno per restare separata dalla dilagante piovra della cintura milanese, di cui Cologno Monzese e Vimodrone fanno ormai parte. Per questa ragione il Bosco del Fontanone, come del resto il PLIS su cui insiste, deve essere inquadrato in un’ottica diversa rispetto a quella dei parchi urbani.

Il bosco è un ecosistema ricco, migliora la qualità dell’aria, della falda superficiale, spezza la bolla termica della metropoli, regala un paesaggio piacevole ed offre rifugio a piccoli mammiferi, anfibi e diverse specie di uccelli che arricchiscono e migliorano la nostra qualità della vita.

A Cernusco un piccolo bosco c’è e sta a noi proteggerlo e promuoverlo.

21 Novembre: giornata nazionale degli alberi

Arredo urbano a chi?
Definire gli alberi in città “arredo urbano” è riduttivo e ingiusto. Soprattutto oggi, 21 novembre, Giornata nazionale degli alberi, questi nostri amici “ben piantati per terra”.
Riduttivo, perché un albero in città è molto di più: è un piccolo polmone che assorbe anidride carbonica e produce ossigeno, senza il quale non ci sarebbe vita sulla Terra. E poi è un riparo dalla calura estiva, è una barriera contro i venti, è indispensabile per innumerevoli animali che ne utilizzano le fronde o le radici o il fusto, aiuta a trattenere l’umidità del terreno, a produrre l’humus che rigenera il suolo, a risparmiare energia elettrica ombreggiando le nostre case d’estate.
E, non ultimo, un albero è un essere vivente.
E, dicevamo, è ingiusto, perché a ben pensarci loro, gli alberi, c’erano prima di noi, occupavano il suolo dove ora sorgono le nostre città e noi li abbiamo sostituiti con costruzioni e nastri di asfalto all’infinito.
Eppure li trattiamo come un complemento d’arredo.

La convivenza tra noi e gli alberi, in città, è diventata conflittuale: c’è da far spazio a un parcheggio? Concedere più metri quadri a una nuova costruzione? Tracciare una nuova pista ciclabile? La motosega è subito pronta, e a rimetterci sono proprio gli alberi. Raramente, o potremmo dire anche mai, vengono valutate soluzioni alternative.
Parassiti, condizioni ambientali particolarmente critiche, una cattiva manutenzione ne compromettono la salute e spesso vengono grossolanamente potati o addirittura eliminati piuttosto che curati.
Come un oggetto qualunque, che si butta quando è rotto o occupa troppo spazio in garage.

Ogni albero è patrimonio della comunità. È un bene comune e come tale va tutelato.

In questa giornata speciale che ha per protagonisti i nostri alberi vorremmo iniziare un progetto di conoscenza e di sensibilizzazione rivolto a tutti i cittadini, articolato in tre filoni.

  1. Gli alberi cernuschesi
    Abbiamo iniziato a riempire una mappa navigabile, che vedete qui di seguito e che resterà sempre consultabile nella colonna destra del nostro sito, sulla quale mapperemo:
    • gli alberi che vediamo tagliati, in maniera a volte incomprensibile, sparsi a decine lungo le strade e nei parchi di Cernusco. Con un “moncherino” che viene lasciato a perenne memoria.
    • gli alberi importanti, monumentali o comunque particolarmente imponenti e belli. Quelli individuati sinora sono anch’essi riportati sulla mappa, evidenziati con un colore diverso.
      Il nostro obiettivo è iniziare a conoscerli, a dare loro un nome ed un volto, perché ciascuno di loro ci appartiene.
      Vuoi contribuire anche tu? Segnalaci altri esemplari non ancora presenti nella mappa, possibilmente con foto e posizione, e noi li aggiungeremo.
  1. Le funzioni degli alberi
    Un albero contribuisce al benessere della città e ad attenuare le criticità ambientali. Pubblicheremo degli approfondimenti per far conoscere meglio l’importanza e la funzione indispensabile del verde urbano.
  1. Ripensare la qualità ambientale della nostra città
    Nel terzo filone affronteremo il tema della qualità urbana della nostra città attraverso la lente della qualità ecologica ed ambientale, anche in considerazione dei cambiamenti climatici e, come ignorarli, dei problemi legati alla pandemia.
    Oggi occorre progettare il verde urbano e la vegetazione per generare benessere, favorire l’esercizio fisico, supportare la mobilità lenta, migliorare la qualità dell’aria e la mitigazione delle temperature estive. Vorremmo che nella nostra città queste buone pratiche venissero adottate dall’amministrazione.
    Da parte nostra (e anche qui chiederemo la vostra collaborazione), faremo sentire ancora più forte la voce di chi vuole proteggere l’ambiente e migliorarne le condizioni attraverso alcune iniziative.

Ci aspetta un grande lavoro, che ci auguriamo possa raccogliere attorno a questi progetti l’adesione di molte persone, grandi e piccine, particolarmente attente e sensibili verso i temi ambientali.
Sperando di festeggiare la prossima Giornata degli alberi, tra un anno, con un po’ più di speranza.

Pedalando a Cernusco

La foto qui sopra mostra lo striscione che, alla vigilia della seconda conferenza di VAS [prevista per il 30 settembre, poi nuovamente rimandata al 22 ottobre], abbiamo esposto lungo il Naviglio, in corrispondenza del prato che sarà trasformato in campo da baseball, secondo le intenzioni della nostra amministrazione cernuschese.

Non sappiamo esattamente quante persone si siano fermate, mentre percorrevano la ciclabile lungo Naviglio, per leggere la nostra segnalazione. Certamente qualcuno l’ha fatto e tra questi Paolo Pileri, professore di Pianificazione e Progettazione urbanistica presso il politecnico di Milano, nonchè studioso e appassionato difensore dell’ambiente, in particolare per i temi legati al consumo di suolo. Conosciamo anche la sua passione per la bici, al punto che è tra i promotori della ciclabile che, lungo il fiume Po, dovrebbe congiungere Torino con Venezia

Il prof. Pileri, che avevamo conosciuto nel 2015 ad una nostra conferenza organizzata per fermare l’ampliamento del Centro Commerciale Carosello e difendere il Parco degli Aironi, ha voluto lasciarci un suo messaggio di incoraggiamento e di condivisione, che riportiamo qui sotto.

Il suo messaggio ci ha fatto molto piacere, perchè ci conferma che siamo sulla strada giusta e ci incoraggia a perseverare nel nostro impegno civile e concreto a difesa dell’ambiente e dei beni comuni.

A tutti i nostri sostenitori, a chi legge questo post e lo condivide, chiediamo di inviarci un selfie fatto davanti allo striscione (che è ancora al suo posto). Li pubblicheremo sulla nostra pagina fb, per dare maggior forza alla nostra richiesta: un ripensamento della variante al PGT da parte dell’Amministrazione comunale ed un gesto di responsabilità nei confronti delle generazioni future, cancellando l’ampliamento del centro sportivo e conservando intatto il corridoio ecologico che passa proprio da questi campi. O dobbiamo aspettare politici migliori?

Grazie al professor Pileri e grazie a tutti!


Questo il messaggio ricevuto:

Da: PAOLO PILERI 
Oggetto: Bravi
Corpo del messaggio:
Buongiorno
ho visto lo striscione lungo la Martesana che interroga e informa i cittadini sull’inappropriata scelta del comune o di un privato di consentire la distruzione di un suolo agrario per farci un campo da baseball.
Bravi a comunicare così.
Bravi a ricordare che ogni filo d’erba fa parte del grande bene comune di cui dovremmo occuparci.
Molti diranno che un campo da baseball non fa male a nessuno e invece non è così. Non è più così. Il presente che stiamo vivendo è un presente nel quale siamo dentro un guasto climatico che è esattamente il risultato di milioni di scelte urbanistiche apparentemente innocue legittime e necessarie ma che invece ci hanno tolto il fiato.
Il baseball è bello e lo sport è importantissimo. Nessuno nega questo. Ma oggi la sfida è trovare il modo di fare un nuovo campo da baseball senza torcere un solo filo d’erba. Se c’è la possibilità va fatto in ogni modo. Possibile che in Cernusco non vi sia un’area dismessa….un parcheggio di troppo…un piazzale abbandonato da desigillare per farne un campo da baseball? Questa è la cosa da fare e da spiegare. Questo è fare politica per la sostenibilità oggi. Il resto rimane a libro paga della comodità, del danaro, del non capire, della pigrizia a non innovare.
Eppure i politici della Martesana dovrebbero ricordare l’esondazione del naviglio nell’aprile 2009….o l’hanno dimenticata? Ecco ricordiamogli allora che se le acque della Martesana si sversano su un campo permeabile questo assorbe quelle acque e il danno si minimizza. Se invece le stesse acque esondano su un campo di baseball non saranno assorbite allo stesso modo, se ne andranno in giro e faranno molti danni. Non andiamo poi a piangere dallo Stato o non imprechiamo contro la natura cattiva….perché sono queste scelte urbanistiche a essere miopi ed enormemente inopportune oggi, era dell’antropocene ovvero epoca nel mezzo di una tempesta climatica.
Abbiamo bisogno di una politica migliore e di politici migliori. Bravi voi a far notare queste cose.
Paolo Pileri

Conferenza VAS per la variante di PGT: ci siamo!

Siamo ormai alla vigilia della riunione per la conferenza di VAS relativa alla 2° variante al PGT. Si terrà mercoledi 30 Settembre, ore 10 del mattino, presso il Municipio di Cernusco. Lo scopo di questa riunione è di dare risposta alle decine di osservazioni presentate da associazioni, partiti, cittadini sulle modifiche proposte attraverso la 2° variante del PGT e sul loro impatto ambientale.

Anche noi di Bene Comune Cernusco abbiamo presentato le nostre osservazioni (che potete trovare qui) e di conseguenza abbiamo chiesto di partecipare alla conferenza di VAS, anche se per le direttive sul COVID i posti saranno limitati.

Saremo comunque presenti all’esterno per dare informazioni e spiegare ai cittadini, che vorranno essere informati, tutti i dettagli relativi alle nostre osservazioni alla VAS ed alle modifiche che saranno introdotte con la variante.

Dopo la conferenza di VAS, se avrà esito positivo, la Variante sarà sottoposta al Consiglio Comunale, assieme al Parere Motivato dell’Autorità procedente (Uff.Tecnico) per “l’adozione”, a cui seguirà nuovamente una fase di raccolta di ulteriori osservazioni, prima dell’approvazione finale.

Avremo modo quindi di riparlare di questo procedimento di variante. Per il momento, concentriamoci su questo importante passaggio e speriamo sia il buonsenso a prevalere, evitando l’ennesimo spreco di prezioso suolo agricolo.

Seguiteci per gli aggiornamenti!

La variante al PGT in pillole – Il PLIS delle Cave

La seconda variante al PGT di Cernusco dedica un intero capitolo al PLIS Est delle Cave ed alle variazioni che lo interessano.
Un PLIS (Parco Locale di Interesse Sovracomunale) è un’area che si estende nel territorio di vari comuni adiacenti, a cui dovrebbero essere applicate particolari regole per tutelare la naturalità e l’ambiente agricolo, costituendo una fascia verde di separazione tra i tessuti urbani dei vari comuni che lo circondano.
Il PLIS Est delle Cave, condiviso da Cernusco con Cologno, Vimodrone, Brugherio e Carugate, fu istituito nel 2009 per “garantire, a fronte dell’intensificarsi di un alquanto disordinato sviluppo insediativo, una continuità del sistema ecologico nord-sud nell’est Milano, dal Parco delle Cascine fino al canale Villoresi, attraverso il Martesana”.
Dicevamo “dovrebbero essere applicate” perché in realtà il sistema delle tutele è molto debole, al punto che uno qualsiasi dei comuni coinvolti può modificarne i confini, per includere o escludere una qualunque area.
E’ quanto sta avvenendo con questa seconda variante al PGT di Cernusco, in cui uno degli interventi più significativi (l’ampliamento del centro sportivo) vede appunto la sottrazione di un’area agricola di più di 20.500 mq al PLIS, cambiandone la destinazione da “parchi e giardini” a “servizi per lo sport” (vedi foto 8.2.3 qui sotto, presa, come le altre, dal documento di Valutazione Strategica della variante).
Un’altra area in sottrazione sarà in Via Olmo (la strada che va a Cologno), dove un rettangolo di terreno, all’altezza della cava Gaggiolo, sarà adibito a parcheggio (vedi foto 8.2.2).
Entrambe queste aree fanno attualmente parte delle “Aree di tutela dei corridoi ambientali” (le frecce verdi che si vedono nelle foto) secondo il documento di Piano delle Regole (art. 17). Tali riduzioni implicano una netta restrizione delle aree che fungono da corridoio ecologico sul margine ovest del tessuto urbano consentendo la connessione diretta con il parco del Molgora, il Parco delle Cascine e il parco Media Valle del Lambro e per via indiretta con altri due parchi regionali vicini Parco Agricolo Sud Milano e Parco Nord Milano.
Si tratta di aree naturali importanti per la conservazione dell’ecosistema e della biodiversità poiché permettono il passaggio di specie migratrici ma anche gli spostamenti quotidiani di molte specie animali
Proseguendo nell’analisi dell’impatto della variante sul PLIS, si scoprono alcuni aggiustamenti (in sottrazione ed ampliamento) attorno alla piattaforma ecologica in via Resegone e lungo la Provinciale 121, relativamente alla nuova stazione di controllo del metanodotto SNAM.
Il totale delle aree sottratte ammonta alla fine a 37.000 mq, mentre i documenti della variante parlano di un totale di aree proposte in ampliamento per 65.500 mq. Apparentemente, quindi, sembra esserci un aumento della superficie del PLIS di 28.500 mq.

Andando però ad analizzare i dettagli degli ampliamenti, vi si trovano due aree che erano già nella proposta di ampliamento del PGT 2010, ma non conferite poi effettivamente e quindi ci sembrerebbe corretto non conteggiarle una seconda volta, per non mischiare i fatti con le intenzioni.
La prima delle due aree in questione è un triangolo nel Parco degli Aironi (foto 8.2.1), oggetto della prevista espansione del centro Carosello, fortunatamente abbandonata per l’opposizione di cittadini e associazioni (anche la nostra). In totale, 10.000 mq promessi al PLIS dal PGT 2010, ma mai conferiti. La seconda area è una parte del cannocchiale davanti al ex albergo Melghera, che sarebbe collegato al resto del PLIS da un ridicolo corridoio largo 2 metri e costituito dal fosso lungo la Statale 11 (si vede nella foto 8.2.3), fino al confine con Vimodrone: in totale 30.000 mq, promessi dal PGT 2010, ma mai conferiti. Per quest’ultima area, poi, ci si chiede perché venga promessa solo la metà del cannocchiale e non l’intera superficie fino all’ex albergo.
Questi 40.000 mq quindi vengono inseriti nei conteggi per compensare la sottrazione dell’area necessaria all’ampliamento del centro sportivo, ma ci sembra un’operazione scorretta e inutile. Anche perchè tutte queste aree sono già verdi perciò non aggiungono valenza ambientale alla variante parziale; al contrario, la sottrazione di quanto necessario al centro sportivo trasformerà un’area naturale in antropizzata, con una perdita secca di naturalità, oltre ai danni previsti al corridoio ecologico ed alla relativa fauna presente e passante.
In conclusione, ci sembra che la Cernusco “città europea dello sport” non possa farsi a spese dell’ambiente, della perdita dell’ecosistema costituito da un grande prato naturale, con la conseguente diminuzione di insetti e definitiva scomparsa di qualche specie animale. Per l’incremento delle strutture sportive, si possono cercare altre soluzioni, meno impattanti sull’ambiente e magari puntando sul recupero di aree abbandonate, che in città non mancano.
Insistere sulle proposte della variante, ci sembra una scelta in netta controtendenza rispetto agli impegni di sostenibilità ambientale assunti nei mesi scorsi anche in consiglio comunale ed agli indirizzi di pianificazione più recenti volti a privilegiare l’incremento e la valorizzazione degli ambiti di naturalità rispetto alle dotazioni di servizi, fossero anche strutture di pubblica utilità, come lo sport.

La variante al PGT in pillole – Via Brescia

Eccoci alla terza puntata di illustrazione delle modifiche al PGT vigente proposte dalla 2° variante parziale; ci occupiamo ora del campo della modificazione M2-3: Via Brescia.
Siamo nella zona sud di Cernusco, nel punto indicato con V5 nella mappa pubblicata qualche settimana fa, all’incrocio tra via Brescia e via Pio X.

Quest’ultima via segna proprio il confine con Pioltello: percorrendola verso sud, a sinistra è Cernusco, a destra Pioltello. L’area interessata è compresa tra le vie Brescia, Pio X e Scirea.

Vista dall’alto del comparto M2-3: via Brescia

Il PGT vigente già prevedeva questo intervento, che trasforma un’area industriale, di circa 14,000 metri quadri, quasi del tutto abbandonata, in un nuovo insediamento misto residenziale e commerciale. L’edilizia residenziale prevista era, fino all’80%, convenzionata e per il resto libera. Le attività commerciali si affacceranno su via Brescia, mentre le abitazioni sulla via Scirea, in continuità con quelle già esistenti sul lato nord della stessa via.

La variante introduce una prima modifica importante e cioè spezza il comparto in due (uno di 3,200 mq, l’altro di 10,800 mq circa), permettendone così l’attuazione in autonomia per ciascuno dei due e rendendo quindi più semplice l’intervento. Inoltre, introduce alcune varianti allo scopo di precisare meglio i dettagli realizzativi: l’altezza massima consentita aumenta da 10 a 13.5 metri, consentendo la realizzazione di un ulteriore piano per le abitazioni, che però dovranno essere al 100% in edilizia convenzionata. In ultimo, diminuisce del 11% l’indice di copertura (il rapporto tra metri quadri totali e metri quadri coperti), che passa da 0.45 a 0.40. Ci saranno poi parcheggi alberati, aree attrezzate, marciapiedi e percorsi ciclabili che collegheranno via Scirea a via Brescia sul lato est del comparto.

Nel filmato che segue, la nostra “incursione” in zona.

Nonostante il nostro giudizio su questo intervento sia sostanzialmente positivo (è sempre bene recuperare, in maniera intelligente, aree abbandonate, rivitalizzando un tessuto urbano compromesso da anni di incuria e abbandono), restano pur sempre alcune perplessità, che speriamo possano stimolare qualche riflessione da parte dell’Amministrazione comunale.
Prima di tutto constatiamo che l’edilizia convenzionata, eliminata dal comparto già esaminato, a nord di Cernusco (via Cevedale), viene relegata in quest’area veramente decentrata rispetto al centro della città, al punto che le attività commerciali essenziali, raggiungibili a piedi, saranno quelle di Pioltello; la connessione stradale più veloce per le auto passa da via Mantegna (di Pioltello), mentre la ex Statale 11 sarà un ostacolo non indifferente all’integrazione del nuovo comparto (e di quelli già esistenti) con il resto della città (si pensi alle scuole, la biblioteca, il mercato, la maggior parte dei negozi, le chiese, i trasporti pubblici, …).
In secondo luogo, il contesto generale in cui sorgerà questo nuovo insediamento abitativo rimane di tipo industriale: via Brescia ha solo attività industriali sul lato sud e parzialmente anche sul lato nord, il traffico è principalmente di tipo commerciale, di sera e nei giorni festivi tutta l’area diventa un deserto, come tutti i luoghi in cui vengono svolte attività principalmente diurne e legate al mondo del lavoro.
Andranno perciò attuate tutte le iniziative necessarie per migliorare il collegamento logistico e sociale con il resto della città, per far sentire anche alle persone che abiteranno in questo comparto l’appartenenza ad una comunità accogliente.

La variante del PGT in pillole – Via Cevedale

 Eccoci con i dettagli di un altro intervento previsto dal PGT e proposto per una modifica dalla seconda variante in discussione in queste settimane. Siamo a nord di Cernusco (via Cevedale appunto – siamo nel punto V2 della mappa pubblicata qui) e, secondo il PGT vigente (2010 + modifiche del 2012) questo bel campo di mais prima o poi sparirà. La variante introduce alcune variazioni, che non cambiano la sostanza dell’intervento.

Tutti i dettagli nel filmato che segue

A presto con le prossime pillole

 

#cheariatiraacernusco – Dicembre 2019

Con il ritorno delle alte pressioni invernali, tornano a presentarsi le condizioni atmosferiche favorevoli all’accumulo degli inquinanti nei bassi strati dell’atmosfera e tornano quindi le criticità, a cui ci siamo ormai purtroppo abituati. Ma pare che nessuno ci faccia più caso, non se ne parla più.
Guardando il grafico qui sotto, si vede come siano stati raggiunti e superati i limiti di concentrazione delle polveri sottili PM10 per vari giorni durante il mese di dicembre, ma non sembra che Milano e la sua area metropolitana abbiano preso provvedimenti restrittivi, come dovrebbero fare dopo 5 giorni di superamento delle soglie critiche.

(cliccare sull’immagine per ingrandirla – in verde i valori misurati da noi; in rosso e blu i valori delle due stazioni di Pioltello e Lambrate; in giallo i valori simulati da ARPA per Cernusco). Si noti come i picchi misurati da noi, che sono pur sempre delle medie giornaliere, non siano mai presenti in ARPA, sia nelle misure che nelle simulazioni, quasi venissero smorzati da un algoritmo dedicato ad “ingentilire” le misure. In realtà, i giorni di superamento sono maggiori per Pioltello che per il nostro strumento, anche se con valori assoluti meno variabili.

Anche il sito di ARPA Lombardia (lo trovate a questo link) mostra da parecchi giorni una mappa con colori preoccupanti, in particolare per PM2.5 e PM10, ma sembra nessuno se ne preoccupi.
Noi di Bene Comune Cernusco continuiamo a chiedere che la normativa prevista dall’Area B della città di Milano venga estesa a tutta la città metropolitana (provincia di Milano), come misura minima per contenere l’inquinamento da polveri sottili e da Biossido di azoto (NO2), altrettanto pericoloso e critico.

Ancora una volta, poi, ci troviamo a dimostrare quanto sia dannosa per l’ambiente la pratica dei botti di fine anno: come già l’anno scorso (vedi questo post), subito dopo la mezzanotte il nostro strumento ha rilevato un picco di polveri sottili (PM10), come si vede dalla figura che segue.


Certo, gli effetti durano solo poche ore, ma le condizioni già critiche dell’inquinamento in questi giorni dovrebbero suggerirci di evitare ogni ulteriore aggravamento, per l’ambiente e per la nostra salute: ci possiamo provare l’anno prossimo?

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