Tag: Bene Comune

#Cernuscotreetour: 3 – Il Cedro del Libano (Cedrus libani)

Ci vogliono ben 5 persone per abbracciare il cedro del Libano di Ronco! Il suo tronco ha una circonferenza di 6m e 80cm: un girovita di tutto rispetto, tra i più ampi di tutta la Città Metropolitana di Milano! Lo potete ammirare nel parco pubblico di Via Taverna, in tutti i suoi 27 metri di altezza. Scampato alla motosega all’inizio del secolo grazie a una raccolta firme degli abitanti della zona, vive con noi da circa 250 anni. Quello di Ronco è il più possente, ma non l’unico cedro del Libano a Cernusco: potete ammirarne altri, ad esempio, nel parco lungo il Naviglio vicino a Villa Alari (andando verso il parco dei Germani) o nel parco dell’ospedale Uboldo.

Per la loro sorprendente bellezza e maestosità, i Cedrus libani sono molto utilizzati nei parchi e nelle città e si può dire senza timore di sbagliare che ormai ce ne sono di più nei contesti urbani in giro per il mondo che nel loro luogo di origine, il Medio Oriente.

Un tempo i cedri erano diffusissimi nella zona dalla Turchia all’Iran. Le foreste libanesi erano quelle più estese, ma nel corso dei millenni furono a poco a poco depauperate: il legno dei cedri veniva utilizzato dai Fenici per la costruzione di navi e di edifici e fu impiegato per il Tempio e il trono di Re Salomone e per il Palazzo di Davide a Gerusalemme, la resina veniva invece largamente utilizzata dagli Egizi per l’imbalsamazione e per i sarcofagi. Vista la “comoda” collocazione geografica del Libano, queste conifere furono sfruttate anche da molti altri popoli, tra cui Greci, Romani, Babilonesi e Persiani. Foreste un tempo immense e rigogliose furono quasi completamente disboscate e mai più ricostituite. In Libano il cedro rimane nella bandiera nazionale e alcuni esemplari sopravvivono in un’area protetta, la Foresta dei Cedri di Dio ma oggi è la regione della catena montuosa del Tauro, in Turchia, la zona in cui l’albero è più diffuso.

In Europa il Cedrus libani è sbarcato nel 1683, in Italia il primo fu piantato nell’orto botanico di Pisa nel 1782 (l’esemplare è sopravvissuto fino al 1935).

È facilmente riconoscibile sia per l’aspetto maestoso sia per lo sviluppo tortuoso dei rami, che si innalzano verso l’alto assumendo una forma a candelabro. Gli esemplari giovani hanno una chioma piramidale mentre con l’età la pianta assume una forma a ombrello, con i rami che deviano verso una posizione orizzontale. È proprio questa forma che differenzia il Cedrus libani dal Cedro dell’Atlante e dal Cedrus deodara (o dell’Himalaya), che conservano invece la forma di cono.

Ma… attenzione! Il cedro che si trova vicino alla scuola Manzoni non ha la punta… ma è un Cedro deodara! Lo si capisce dagli aghi, più sottili e lunghi e dai rami penduli: evidentemente nel tempo la sua cima è stata tagliata per contenerne la crescita.

Il Cedrus libani, che non teme né freddo né siccità, è un campione di longevità: può vivere fino a 2.000 anni e arrivare fino a 40 metri di altezza. Raggiunge la maturità a circa 40 anni: possiamo capire che l’albero ha raggiunto gli “anta” dal fatto che inizia a produrre i suoi frutti, delle grosse pigne erette, con l’apice appiattito, da cui a fine estate originano i semi, simili a scaglie.

Avendo una forma policormica (con più fusti che si dipartono da un solo ceppo) il suo legno non è molto ricercato (viene oggi usato essenzialmente per gli strumenti musicali) ma sono vari gli impieghi in fitoterapia: le foglie e la corteccia, che contengono abbondante olio volatile, possono essere utilizzate a scopo balsamico e antisettico, il macerato glicemico viene invece usato per alcuni problemi della pelle.
L’olio essenziale è anche un buon repellente per gli insetti: versandone poche gocce su un materiale assorbente si può ottenere un utile sacchetto antitarme.

Uno dei principali nemici di questo gigante è un insetto minuscolo, l’afide (Cenara laportei) mentre uno dei suoi principali alleati è la coccinella, che di afidi si nutre: un altro buon motivo per amare questo piccolo coleottero a pallini!

(Gli alberi di Cernusco sono tanti e bellissimi: non perdere i prossimi numeri del #CernuscoTreeTour per conoscerli sempre meglio!).

Cedrus deodara (Himalaya)Cedrus libani (Libano)Cedrus atlantica (Atlante)
lunghezza aghipiù di 2.5 cmtra 0.8 e 2.5 cmtra 0.8 e 2.5 cm
Forma dei coni (pigne)appuntiti, tondeggiantiOvoidali, troncati, ma poco incavati all’apiceOvoidali, nettamente incavati all’apice
Orientamento dei ramigeneralmente orizzontaligeneralmente verso l’alto o decisamente ascendentigeneralmente verso l’alto o decisamente ascendenti
Direzione dei getti terminalipendulierettieretti
Densità della chiomarada/densadensarada
Forma della chiomapiramidaletabulare, spesso policormicapiramidale
Colore della chiomaverde cupoverde cupoverde glauco
Orientamento della cimainclinata (nido di cicogna)inclinata (nido di cicogna)eretta

… a riveder le stelle

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia

I famosi versi di William Shakespeare con cui Amleto si rivolge all’amico evidenziando la difficoltà di conoscere misteri dell’universo e delle cose di questo mondo ben si addice alla vicenda venuta di nuovo alla ribalta grazie alla mozione presentata in consiglio comunale dal consigliere del Pd Daniele Mandrini, che impegna l’Amministrazione ad intervenire per risolvere il problema dell’osservatorio astronomico che non riesce quasi più a vedere il cielo perché la sua visuale è coperta dagli alberi.
Dunque, stelle contro alberi in una battaglia che vede contrapposta l’osservazione delle stelle alla tutela delle piante?
Abbiamo voluto capire meglio come stessero le cose ed abbiamo chiesto un confronto con gli astrofili, da cui è emerso che la vicenda è complessa e coinvolge molti aspetti.

In primo luogo si tratta di un problema che si trascina da molti anni, conseguenza della scelta di inserire l’osservatorio astronomico nel contesto del Naviglio Martesana in un’area ove era stato realizzato un rimboschimento; nel corso del tempo gli alberi sono cresciuti così tanto da limitare pesantemente la visuale dell’osservatorio che ora ha a disposizione solo una esigua porzione di cielo libero sulla sua verticale, tutto il resto è mascherato da rami e fronde.

Gli astrofili ci hanno segnalato anche un difetto di gestione del bosco, lasciato privo di manutenzione, tanto che ci sono frequenti cadute di rami, ma pure errori nella pianificazione iniziale dell’area, ove una piantumazione troppo ravvicinata ha prodotto alberi con un notevole sviluppo in altezza o laterale in cerca della luce, spesso con una stabilità compromessa.
La visuale ristretta limita l’osservazione degli astri e dunque la possibilità di esperienze dirette con il telescopio, e non è la prima volta che l’amministrazione comunale viene investita di questo problema. La mozione, presentata nel marzo scorso ed approvata all’unanimità dal consiglio comunale, impegna l’amministrazione a valutare tutte le ipotesi possibili per risolvere il problema e, tra queste, anche l’abbattimento delle piante.

Dal nostro confronto con gli astrofili non è emersa una difesa della possibilità di osservare le stelle a spese degli alberi, ma una più generale richiesta di rivalutazione e riprogettazione del contesto ambientale: chiedono che intorno all’osservatorio venga creata una fascia di rispetto costituita da piante di altezze non superiori ai 10-12 mt, mantenendo quindi il resto del bosco su cui però andrebbe effettuata manutenzione periodica. Infine, ma non ultimo, segnalano il tema dell’inquinamento luminoso, elemento questo ulteriormente penalizzante e troppo spesso dimenticato nello sviluppo urbanistico.

Sicuramente la gestione del verde urbano è un aspetto dolente: la cattiva o addirittura assente manutenzione è un problema che si ritrova anche in altre importanti aree verdi della città (es. parco degli Aironi, parco del Fontanone) e ne limita la fruibilità ed il valore naturalistico.

Sembra però assente anche una visione culturale che riconosca gli ambiti utili allo sviluppo della conoscenza nella nostra comunità, dall’osservatorio scientifico alla stazione meteorologica, nella consapevolezza che, come ricorda la premio Nobel Elinor Ostrom, «la conoscenza deriva dalle informazioni come le informazioni derivano dai dati».
E dunque i dati che derivano dalle osservazioni scientifiche sono un patrimonio immateriale che costituisce un bene comune, importante tanto quanto se non maggiore di un’infrastruttura sportiva.
Eppure come gli astrofili aspettano da anni una soluzione al loro problema di schermatura della visuale, anche noi aspettiamo la convezione per il ripristino della stazione meteorologica.

Sino a quando dovremo aspettare?
Non è ora il momento per mettere in campo una pianificazione che valorizzi la conoscenza ed il confronto fra ambiti, utile a trovare le soluzioni a somma positiva, ove un intervento su una realtà non sia fatto a spese di un’altra, ma dove tutti ci guadagnano?
E dove possa intervenire il contributo dei cittadini e dell’associazionismo organizzato?

Noi pensiamo che sia possibile e ci faremo promotori di una proposta che possa trasformare l’area dell’osservatorio in un polo di ricerca e sperimentazione.

#CernuscoTreeTour: 2 – Il Bagolaro (Celtis australis)

Uno ci fa compagnia mentre aspettiamo di entrare alle Poste di Via Pietro da Cernusco, altri ci accompagnano verso l’entrata del cimitero in Via Cavour, altri ancora ci fanno ombra mentre ci riposiamo nei giardini di Villa Greppi.
Tronco liscio e massiccio, chioma arrotondata e maestosa, alto mediamente fino a 25 metri, alcuni toccano anche i 30 metri, foglie ellittiche o lanceolate e seghettate ai margini, drupe (frutti) piccole e scure: di bagolari a Cernusco possiamo riconoscerne tantissimi.
I suoi nomi popolari ci raccontano molto di lui:

  • bagolaro” deriva da “bagola” che nei dialetti dell’Italia settentrionale significa “manico”: il suo legno, chiaro, molto resistente e facile da lavorare per la sua flessibilità, è da sempre usato per creare manici, bastoni da passeggio, mobili, attrezzi, carrozze, remi e altri manufatti sottoposti ad usura.
    Addirittura, per gli ingranaggi sommersi dei mulini ad acqua!
  • spaccasassi“, perché le sue radici sono talmente forti che riescono a sgretolare i sassi, facendosi largo nel terreno.
    Non ha problemi a crescere anche in terreni rocciosi o sui pendii e viene usato spesso per il consolidamento e il rimboschimento di terreni sassosi;
  • albero dei rosari“, perché i suoi semi un tempo venivano usati per i grani dei rosari (oltre che come munizioni per le cerbottane dei bambini!).

È rustico e resistente, ama gli spazi soleggiati e caldi ma è in grado di sopportare anche climi più rigidi, piogge e venti forti.
Per questo, per la sua capacità ombreggiante e ornamentale, per la sua funzione di barriera anti-inquinamento, per la sua resistenza ai parassiti e alle frequenti potature, è molto utilizzato nelle città.
Cresce molto lentamente ed è uno degli alberi più longevi: può vivere fino a 500 anni!

Ora i bagolari di Cernusco sono quasi a fine fioritura, ma forse non ve ne siete neanche accorti: per vedere le sue piccole infiorescenze giallo-verdi bisogna prestare un pò di attenzione!
Sono già visibili le piccole drupe, che maturano a fine estate: si tratta di piccoli frutti (sono drupe anche la ciliegia e la pesca) di circa 1 cm, con una buccia scura molto sottile e una polpa dal sapore dolciastro.
Eh sì, lo sapevate che sono commestibili?

Ne sono golosi gli uccelli, che in autunno si radunano per banchettare sui suoi rami, spargendo poi, con la digestione, i semi.
Noi umani ne ricaviamo invece confetture e liquori.
I regali che quest’albero ci fa non finiscono qui: i semi, se spremuti, danno un olio simile a quello delle mandorle dolci, mentre dalla corteccia e dalle radici viene estratto un colorante giallo per i tessuti di seta.
Infine, le foglie sono un ottimo foraggio.
Un’ultima curiosità: i suoi rami più alti ospitano spesso la Vanessa Antiopa (Nymphalis antiopa), un’elegante farfalla.

Hai suggerimenti o domande? Vuoi partecipare alle attività di Bene Comune Cernusco? Scrivici o commenta!

#CernuscoTreeTour: 1 – Il Salice

Passeggiando lungo il nostro Naviglio è impossibile non notare e riconoscere le chiome verde brillante di questo splendido albero, con i lunghi rami penduli che spesso intinge in acqua.

Arrivati dall’oriente (dalla Cina, percorrendo la Via della Seta), i salici a Cernusco sono numerosi: il Naviglio risponde infatti all’identikit del loro habitat ideale, vale a dire le zone umide vicine all’acqua, soleggiate o in mezz’ombra. Sopportano molto bene il freddo e non temono le gelate, d’inverno perdono le foglie e ricoprono la propria corteccia con una specie di cera che la rende impermeabile e protegge l’albero dalla disidratazione.

I salici sono una specie “dioica”: i fiori (detti “amenti”) maschili e femminili si trovano su esemplari diversi. In primavera è una delle prime piante a fiorire: di questo ringraziano le api che possono così disporre, alla ripresa del periodo produttivo, di un’importantissima fonte di sostentamento.

Oltre a questa funzione fondamentale e al loro valore decorativo, nei secoli i salici sono venuti in aiuto dell’umanità in vari modi: i loro rami lunghi e flessibili sono ideali per fabbricare ceste, sedie, canne da pesca o come legacci in agricoltura, i celti usavano il loro legno per costruire strumenti musicali, non si contano le poesie e le opere d’arte ispirate alla loro forma… Ma forse non tutti sanno che nella corteccia del salice si trova la salicina, molecola alla base dell’acido acetilsalicilico, il principio attivo dell’Aspirina! Fu un vicario inglese a scoprirla nel 1763, quando somministrò ai suoi pazienti della corteccia di salice essiccata, ottenendo significativi miglioramenti.

Il salice è uno degli alberi più facili da moltiplicare: le sue talee attecchiscono facilmente, aiutate eventualmente da un po’ di ormoni radicanti. Ma facciamo attenzione: bisogna evitare di piantarli vicino alle abitazioni, visto che con il tempo le loro radici sono in grado di danneggiare muri e tubature. Se disponiamo di un posto adatto a loro, ricordiamoci che necessitano di annaffiature costanti e regolari e che temono molto la siccità.

Restrizioni Covid permettendo, i salici vi aspettano lungo il Naviglio per farsi conoscere!

Hai suggerimenti o domande? Vuoi partecipare alle attività di Bene Comune Cernusco? Scrivici o commenta!

Carosello: riflessioni etiche a margine della negoziazione

La cacciata dei mercanti dal tempio – Giotto 1303-1305

lapiazzetta

Gentile redazione di Cernuscoinsieme.it,
abbiamo letto con interesse la nota firmata da Guido Brovelli sulla vicenda Carosello nel numero di Settembre del periodico Voce Amica, testimonianza dell’attenzione con cui anche la comunità parrocchiale guarda ai temi che coinvolgono la città.
Vorremmo portare un piccolo contributo al dibattito in corso, certi che l’argomento sia di grande interesse per molti. Avevamo inviato l’articolo alla Redazione di Voce Amica, ma per varie ragioni, tra cui il poco spazio a disposizione, non è stato possibile trovare ospitalità sulle pagine del giornalino parrocchiale. Chiediamo quindi a voi la disponibilità a pubblicare il nostro contributo nello spazio web “La Piazzetta”.
Grazie anticipatamente.

Il comitato Bene Comune Cernusco si occupa del “bene comune”, concetto ampio che comprende anche il nostro territorio e per questo abbiamo cercato di approfondire alcuni elementi che andassero al di là della vendita di un bene comune – il parco degli Aironi è un’area verde pubblica soggetta a vincoli urbanistici (PGT e Parco delle Cave) – in cambio di (molto) denaro e di una contropartita di aree verdi in compensazione.
A nostro avviso la domanda preliminare che un buon amministratore deve porsi è se una scelta risponda o meno al bene della comunità e a questo riguardo non bastano le virtù “coraggio, responsabilità e lungimiranza”, ma occorrono anche dei principi etici di riferimento.
In questa vicenda un bene comune viene venduto per consentire l’ampliamento di un centro commerciale e questo ci ha fatto molto pensare alle parole di Papa Francesco che nella sua esortazione apostolica EVANGELII GAUDIUM denuncia “la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo”.
Il Papa ricorda anche come “i meccanismi dell’economia attuale promuovono un’esasperazione del consumo” e come “il consumismo sfrenato, unito all’inequità, danneggia doppiamente il tessuto sociale”.
La questione più profonda che sta quindi dietro questa transazione è se risponda o meno a quella domanda di responsabilità cui Papa Francesco faceva riferimento o se, al contrario, continui ad assecondare “un sistema che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici” e dove “qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta”.
“No a un denaro che governa invece di servire”: una buona politica è capace di non farsi condizionare dal denaro e dal consenso contingente e si preoccupa del futuro. Le contropartite economiche non possono essere l’unica leva che garantisce il benessere di una comunità, occorre lo sguardo lungo che si preoccupa del consumo di suolo per noi e per chi verrà dopo di noi e che è in grado di proporre sistemi alternativi al “feticismo del denaro”.
Il Consiglio Comunale dello scorso 28 luglio ha dato l’avvio alla negoziazione sull’accordo di programma: così la nostra amministrazione diviene parte del processo di trattativa. Vogliamo ricordare che molti degli elementi della proposta di accordo derivano dai vincoli che regolano tali transazioni e non dalla buona volontà dell’operatore che, comunque, fa i suoi interessi. Un progetto che avrà così significative ripercussioni sulla vita del nostro paese e di quelli vicini (l’attuale bacino di utenza del Carosello è di quasi due milioni di persone) non può restare confinato alla discussione fra le diverse componenti politiche del consiglio o della sola giunta, ma deve coinvolgere i cittadini rendendoli parte attiva del processo. E’ quindi necessario attivare un percorso di coinvolgimento che non si limiti all’informazione, ma implichi la discussione degli elementi oggetto dell’accordo attraverso forme di deliberazione partecipativa della cittadinanza.

Il comitato Bene Comune Cernusco si farà parte attiva di questa richiesta di incidenza per i cittadini, anche per far emerge quegli aspetti etici e valoriali sopra ricordati, rimasti sinora nell’ombra.
Ringraziamo Voce Amica per l’opportunità che ci ha dato di richiamarli.

Per il Comitato Bene Comune Cernusco
Jasmine La Morgia
Fabio Battagion

COSTITUZIONE … BENE COMUNE

Le proposte di revisione costituzionale, che hanno impegnato le Camere, suscitano notevoli perplessità fra  costituzionalisti,  molte associazioni e cittadini.
Infatti, accanto a proposte ampiamente condivise dall’opinione pubblica, quali il superamento del bicameralismo perfetto,  la riduzione del numero dei parlamentari e l’abolizione delle Province, ve ne sono altre che mettono in discussione la forma stessa di Stato e di governo,  mettendo a rischio l’attuale impianto costituzionale.
Viene inoltre ritenuta illegittima o perlomeno inopportuna la deroga all’art. 138 che regola le modifiche costituzionali e il tempo eccessivamente accelerato che  l’esecutivo si è dato, indipendentemente dal buon esito delle proposte in oggetto. Anche questa ingerenza governativa è considerata un vulnus, essendo la revisione della Costituzione affidata al Parlamento.
Non siamo contrari a modifiche che aggiornino e migliorino la Costituzione, ma ci preoccupa molto che in silenzio si proceda a modifiche che ne snaturerebbero la sostanza, investendo tutta la seconda parte, che vanno inesorabilmente ad impattare negativamente con la prima.
Non capiamo il motivo per il quale non si seguano le regole dettate dalla Costituzione stessa per attuare riforme che non richiedono nessun procedimento speciale per essere approvate.
La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha ritenuto illegittime alcune parti della legge elettorale, il cosiddetto “porcellum”, hanno di fatto   ridotto la “forza rappresentativa” delle Camere e la pressione delle associazioni e dell’opinione pubblica, hanno indotto l’esecutivo a non proseguire sulla strada della manipolazione dell’art. 18.
La difesa della Costituzione è innanzitutto la promozione di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per manometterla formalmente. […] Non è la difesa d’un passato che non può ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa”.
Ci rivolgiamo ad un arco di forze il più vasto possibile e a tutti coloro che hanno a cuore la legge fondamentale degli Italiani, affinché proseguano la mobilitazione per impedire i propositi di ulteriori revisioni della Costituzione, non del tutto scongiurati nonostante i primi risultati che si sono raggiunti.
ACLI – ANPI  – ETICOMONDO – Comitato BENE COMUNE CERNUSCO
Cernusco sul Naviglio
dicembre 2013