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L’incendio della guerra si può spegnere

aereoanticendioUn aereo antincendio. “Per spegnere gli incendi della guerra”.
Lo ha costruito Mattia con i suoi Lego e ce lo ha portato sabato mattina insieme agli aiuti messi insieme dalla sua mamma perché ha pensato che i profughi bambini in transito alla stazione di Milano hanno bisogno anche di giocare e sperare che un aereo possa spegnere la guerra da cui sono fuggiti con le loro famiglie.

A Cernusco la seconda raccolta di aiuti per i profughi della stazione di Milano si è svolta sabato 26 settembre organizzata da ACLI e Bene Comune Cernusco e, grazie alla generosità dei cernuschesi, sono stati raccolti più di dieci scatoloni di viveri e prodotti igienici consegnati la mattina seguente al centro profughi del sottopasso Mortirolo a Milano.
Sono arrivati in tantissimi, dal sindaco Eugenio Comincini al piccolo Mattia, in un continuo di mamme, papà, nonni, nonne, ragazzi, segno esplicito che le persone sono sempre migliori di quanto la cronaca ci racconti e che la generosità e disponibilità all’accoglienza sono più diffuse di quanto gli episodi di intolleranza e razzismo ci vogliano far credere.
Per molti di noi è l’unico modo per sentirsi utili in questi giorni in cui l’Europa sembra ripiombata indietro nel tempo con i profughi ammassati alle frontiere, in marcia lungo strade e ferrovie, in fuga su gommoni e barconi. Ma è anche un segnale netto rivolto a chi ha gli strumenti istituzionali e diplomatici per dire loro che occorre mettere in capo iniziative di buona volontà per trovare una soluzione al grande tema delle migrazioni, che non può più essere considerato un’emergenza ma una condizione strutturale di questi tempi.
La comunità cernuschese ha dimostrato grande generosità (agli aiuti si sono aggiunte iniziative di accoglienza diretta dei profughi – una promossa dall’amministrazione e l’altra dalla parrocchia – volte ad ospitare in due appartamenti alcuni profughi) e continua a chiederci di ripetere le occasioni di aiuto. Di più, ci interrogano su cosa ciascuno di noi può fare per le famiglie in transito, per i minori non accompagnati (che sono tantissimi ed i primi a finire vittime di situazioni tremende di sfruttamento), su come si possano concretamente offrire occasioni di accoglienza e/o lavoro, a come si possa parlare nelle scuole dei nostri bambini di profughi, migranti, povertà e guerra.
Noi volontari vogliamo continuare a raccogliere aiuti, ma è chiaro che ormai occorre anche rendere più strutturata la generosità e l’accoglienza attraverso il raccordo con ciò che le istituzioni possono fare. Il nostro appello è che Cernusco diventi la città dell’accoglienza grazie proprio alla collaborazione fra la sfera sociale e quella delle istituzioni. Noi ci siamo.

Ricominciamo dal suolo: note a margine

libro_pgt_cernusco2 Un libro da portare sotto braccio ai convegni e da tenere in bella evidenza sul tavolo. Ecco cosa resterà del Piano di Governo del Territorio  di Cernusco sul Naviglio.
Il bel libro sul PGT di Cernusco è infatti rimasto sul tavolo nell’incontro “Ricominciamo dal suolo” organizzato martedì 19 maggio dal nostro comitato Bene Comune Cernusco, insieme ad ACLI, ProLoco e WWF locali.

Il 2015 è l’anno del suolo e ci era sembrato importante proporre spunti di analisi e proposte su suolo e territorio proprio a Cernusco, città che con il suo PGT aveva scelto di ridurre la dissennata espansione urbanistica della città, ma che oggi è al centro del controverso progetto di espansione del centro commerciale Carosello a spese di un pezzo del parco degli Aironi.

Abbiamo così scelto di ripartire dai fondamentali – suolo e territorio, appunto – chiedendo a due docenti del Politecnico di Milano, Maria Agostina Cabiddu e Paolo Pileri – di aiutarci ad inquadrarli dal punto di vista della pianificazione ambientale e del diritto urbanistico, insieme ad un’interlocuzione con il sindaco di Cernusco Eugenio Comincini.

Il sindaco Comincini, nella sua presentazione, ha rivendicato la scelta di non aver voluto più considerare il suolo merce di scambio e di non usare più gli oneri di urbanizzazione per finanziare la spesa corrente, laddove la legge 12/2005 aveva istituzionalizzato l’urbanistica contrattata.

Per Paolo Pileri  (professore associato di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano ed autore di Che cosa c’è sotto, Altreconomia) occorre non solo fermare la cementificazione, ma arrivare ad un’idea di rispetto dell’ambiente e della città. Suolo in tedesco si dice boden che vuol dire corpo, perché è proprio ciò che dà corpo a tutto ciò che c’è sopra. Ricorda i dati impressionanti di consumo di suolo – 70 ettari di suolo l’anno, 8 metri quadrati di suolo fertile al secondo – a causa dell’edilizia e della nuova viabilità, specie autostradale. E tutto questo su una scala che non è in relazione alla grandezza dei comuni coinvolti, anzi spesso sono proprio i comuni più piccoli a consumare percentualmente più suolo. Suggerisce quindi Pileri di ridurre la frammentazione amministrativa e di ridisegnare le competenza sull’uso del suolo. Segnala inoltre come le proteste dei cittadini stiano diventando più “fini”: hanno capito che il suolo è in relazione con il paesaggio che frequento e quindi il consumo di suolo ci riguarda direttamente dal momento che il suolo non è una commodity ma un commons. Anche perché i danni derivanti dal consumo del suolo incidono pesantemente sulla spesa pubblica. La capacità di negoziazione dei comuni in Italia ha margini stretti, laddove ad esempio a ‎Berlino‬ gli oneri di urbanizzazione incidono per circa il 30% del valore commerciale dell’immobile, mentre a ‪‎Milano‬ dal 4 all’8%. Ma soprattutto occorre ricordare che il suolo perduto, è perduto per sempre.

Maria Agostina Cabiddu (professore ordinario di diritto pubblico al Politecnico di Milano ed autrice de Il Governo del territorio, Laterza), è meno ottimista sugli effetti regolativi di una legge urbanistica nazionale rispetto alla frammentazione amministrativa, poiché dal progetto di riforma urbanistica del 1962, voluto dal ministro Fiorentino Sullo e dichiarato parzialmente illegittimo, siamo passati ad una legge ponte che a distanza di più di cinquanta anni non è stata ancora riformata. Nel frattempo molte cose sono cambiate e, rispetto ai concentrati interessi immobiliari del tempo, oggi che le proprietà sono sicuramente più diffuse, ci sarebbe la possibilità concreta di una revisione.
Cabiddu sottolinea come il territorio sia una nozione aperta, non limitata al solo ambito giuridico: il legame che sentono le persone con il territorio non ce lo dice il diritto, ma è una nozione più ampia che si riferisce ad una nuova forma di rapporto fra l’individuo ed il contesto ambientale che lo circonda e nel quale svolge la sua attività. Tale legame identitario e fondamentale connota piuttosto il bene territoriale, che non è legato alle categorie tradizionali della proprietà, del possesso e del domicilio, ma fa riferimento ad una serie di interessi immateriali caratterizzati dall’essere e sentirsi partedi un contesto fisico. Se c’è un bene comune, questo è il territorio, dice Cabiddu, ed è un bene inclusivo, capace cioè di fondare uno spazio sociale, comunità della quale si è parte e nella quale ci si riconosce.
Il governo del territorio non è solo edilizia ed urbanistica, ma è un punto di vista superiore che deve far convivere interessi diversi e l’esigenza di equilibrio fra la protezione delle cose e lo sfruttamento delle stesse in vista del benessere e del progresso economico e civile della comunità, deve fare da cerniera fra il momento conservativo e quello promozionale.

Con queste premesse argomentative era chiaro che il convitato di pietra della discussione sarebbe subito venuto fuori: infatti gli interventi del pubblico hanno chiesto conto al sindaco della contraddizione fra il progetto di ampliamento del centro commerciale Carosello ed il percorso sin qui seguito; hanno sottolineato come la forma urbana dei nostri giorni sia il risultato di scelte del passato e che le scelte di oggi avranno ripercussioni su quelle di domani. Fra le scelte del passato e quelle di oggi, però, è cambiata la nostra consapevolezza del senso del limite (le risorse naturali sono limitate e non riproducibili) e soprattutto la consapevolezza dei diritti legati agli ambiti collettivi, a quei beni il cui valore è dato dalla funzione e dall’uso che assolvono (ad esempio un parco) piuttosto che al loro valore di mercato.

Il sindaco Comincini nelle sue repliche, tutte tese a ricordare quanto di buono sia stato fatto sino a questo momento rispetto alla conservazione del territorio grazie al PGT ed all’allargamento della perimetrazione del PLIS Est delle Cave, ha liquidato come minoritarie e quindi non meritevoli di considerazione le istanze contrarie al progetto. Sul progetto di ampliamento del Carosello ha fatto riferimento all’acquisizione dei terreni ora privati lungo l’asse della Martesana che verrebbero a far parte del costituendo PLIS della Martesana grazie alla compensazione ambientale che prevede la cessione di quattro mq per mq di superficie costruita. Quanto agli spazi di partecipazione, ci sono quelli consentiti dalle normative rispetto al PGT e, dal momento che hanno visto una limitata attenzione da parte della popolazione, non meritano di essere sviluppati.

Si tratta di affermazioni gravi che denotano una concezione autoritaria del potere, dal momento che nelle democrazie evolute si fa riferimento anche alla condizione non maggioritaria – come ricordano Bobbio e Pettit – quando occorre fare scelte dove sono in gioco i principi e gli strumenti regolativi – quale è il PGT – o che riguardano beni comuni – quale è il parco degli Aironi – poiché sono ambiti preliminari e fondativi (beni territoriali) la cui modifica ha bisogno di procedure più complesse perché sia sottratta all’arbitrio della maggioranza di turno.
Emerge pure la subordinazione degli interessi pubblici rispetto a quelli privati, dal momento che il parco degli Aironi viene considerato un asset morto (una sponda di cava, citazione testuale) e così trasformato in una merce, facendogli perdere il valore legato alla funzione pubblica di parco che aveva assunto nel corso del tempo. Le precarie condizioni in cui oggi versa sono la colpevole conseguenza dell’omessa tutela del bene pubblico da parte delle amministrazioni che hanno portato alla sottrazione di uno spazio pubblico alla comunità, sottrazione che l’intervento di ripristino a totale cura del privato aggraverebbe.
Quanto all’istituto della compensazione ambientale, è importante sottolinearne gli elementi di discrezionalità che comporta se non inquadrato – prima degli interventi – all’interno di una pianificazione degli obiettivi di consumo di suolo e valutato rispetto a precisi indici ambientali. In questo caso inoltre, si verrebbe a produrre anche una significativa plusvalenza per le aree richieste per la compensazione che verrebbero acquistate da terzi (come abbiamo già sottolineato qui e qui).
L’altro elemento grave è considerare il PLIS Est delle Cave poco più che un perimetro tracciato sulla carta, piuttosto che un’occasione di innovazione rispetto alle tematiche ambientali e di partecipazione.

Con tatto, ma con franchezza, i relatori Cabiddu e Pileri hanno rilevato come a Cernusco si sia aperta una crepa rispetto agli indirizzi del passato e come nel processo decisionale conti anche la sua apertura alla possibilità della contestazione (modale o legata alla contro valutazione) e non solo che l’origine storica della decisione sia in una qualche forma di consenso, sia pur maggioritario.

Noi pensiamo che la crepa sia in realtà una voragine.

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Il Piano per l’Acqua: abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti

LOGO[1] Abbiamo bisogno di aiuto. Di tutti. Perché il Piano per l’acqua diventi operativo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i soggetti coinvolti: CAP Holding, il gestore del servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese, Como a controllo pubblico, l’amministrazione, anzi le amministrazioni della Martesana ed i cittadini.

Il nostro progetto, presentato con una proposta di delibera al consiglio comunale lo scorso maggio, ha fatto strada: il sindaco Comincini nella sua recente e duplice veste di componente e vicepresidente del Comitato di Indirizzo Strategico (l’organismo di vigilanza dei comuni del territorio) lo ha proposto come modello non ristretto al solo ambito comunale.

Il nostro comitato Bene Comune Cernusco ha così avuto modo di incontrare lunedì 23 settembre il presidente di CAP Holding Alessandro Ramazzotti ed il suo direttore generale Michele Falcone insieme al sindaco di Cernusco, Eugenio Comincini.

Al management della società ed al sindaco abbiamo espresso la nostra disponibilità a collaborare alla stesura delle linee guida per un Piano per l’Acqua la cui articolazione potrà avere valenza territoriale allargata. CAP Holding si è detta molto interessata e disponibile, perché anche per loro è fondamentale far conoscere il grande lavoro di monitoraggio ed i controlli continui che fanno sulla qualità dell’acqua, attività che spesso è poco conosciuta e percepita dalla cittadinanza. Fondamentale inoltre è stimolare la crescita di una cultura legata alla percezione dell’acqua come bene pubblico da tutelare e non sprecare. Abbiamo quindi intenti comuni.

A questo riguardo il nostro comitato è stato invitato a far parte di un ‘gruppo di lavoro’ per definire una sorta di Carta degli intenti condivisa fra Amministrazione comunale, gestore del servizio idrico, associazioni e cittadini, un quadro procedurale che regoli in modo certo l’informazione sulla qualità dell’acqua ed attivi buone pratiche per la sua tutela e conservazione.
Questa esperienza, che vedrebbe Cernusco come comune pilota, potrà quindi essere diffusa in tutta la provincia di Milano.
E’ un risultato molto importante per il nostro comitato, CAP Holding è a disposizione per iniziare questo lavoro, ora sta a tutti noi lavorare perché si realizzi. Abbiamo bisogno di aiuto: di idee, proposte ed energie che le sostengano. Vi aspettiamo.

Quel gioiello di CapHolding che non comunica i dati sulla qualità dell’acqua

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dal comunicato sull’assemblea dei soci di CAP Holding svoltasi il 19 marzo che ha approvato la formazione del gestore unico dei servizi per l’acqua della provincia di Milano.

Non pare davvero un esempio di buona politica se i dati relativi alla qualità dell’acqua del comune di Cernusco sono fermi al 2010.

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Il comitato Bene Comune Cernusco ha sollecitato in ripetute occasioni (nell’incontro con l’assessore Marchetti ed in quello con il sindaco Comincini) la necessità che Amiacque, l’azienda di erogazione di CAP Holding che ne costituisce il “braccio operativo”, fornisca con puntualità al nostro comune tutte le informazioni sull’acqua dei pozzi in funzione a Cernusco. Si tratta di un atto dovuto legato ai doveri di informazione e trasparenza garantiti dalla carta dei servizi, oltre che un elemento necessario all’amministrazione ed ai suoi uffici tecnici per valutare con riscontri oggettivi l’evoluzione qualitativa e qualitativa dell’acqua erogata.

Questo “gioiello” che ha come obiettivo la gestione manageriale del servizio idrico, attraverso una società di capitale ma interamente pubblica, così da conciliare la snellezza di un soggetto organizzato secondo un modello privatistico con i limiti propri del modello in house, sinora ha dimostrato invece di essere un soggetto inadeguato a rispondere anche ad una semplice richiesta di invio dati.

Invitiamo ancora una volta l’amministrazione, anche in virtù della sua quota di partecipazione azionaria, a rinnovare tale richiesta a AmiAcque, anzi a stipulare un preciso protocollo d’intesa (come già segnalato sia due mesi fa all’assessore Marchetti che al sindaco Comincini proprio alla vigilia dell’assemblea dei soci) che ne regoli tempi e modalità di comunicazione.

Bene Comune Cernusco: l’incontro con il sindaco Comincini

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Bene Comune Cernusco BeCoCe continua il suo percorso di incontri con le istituzioni cittadine per avere un quadro di riferimento delle prospettive della città legate al bene comune.

Il 18 marzo ha incontrato Eugenio Comincini, sindaco di Cernusco sul Naviglio. 

La discussione parte dalla lettera inviata  dal comitato lo scorso anno alle forze politiche ed ai candidati sindaco che sollecitava la pubblicazione aggiornata degli indicatori di qualità ambientale, in particolare i valori relativi alla qualità dell’aria e dell’acqua. Ma soprattutto li invitava ad istituire pratiche condivise di partecipazione deliberativa nella gestione dei beni comuni e ad una maggiore trasparenza e condivisione in rete degli atti amministrativi legati all’essenza stessa della vita istituzionale (consigli comunali, bilanci, piano pluriennale delle opere pubbliche, rapporto annuale sullo stato dell’ambiente cittadino). La lettera, rimasta sinora senza risposta, non ha perso affatto la sua ragion d’essere e su questi temi siamo tornati a sollecitare il sindaco.

Comincini si è impegnato a ricordare nell’assemblea straordinaria di CAP Holding (Cernusco ha una partecipazione societaria) che si tiene oggi la necessità di aggiornare i dati relativi alla qualità dell’acqua della nostra città.

cominciniamiacque

Vedremo se Amiacque manterrà gli impegni. A nostro avviso, come avevamo suggerito nell’incontro con l’assessore Giordano Marchetti sarebbe utile istituire un protocollo d’intesa fra comune e gestore che regoli le procedure di comunicazione.

Un altro impegno del sindaco riguarda la risposta del nostro comune al questionario promosso dal Forum Salviamo il Paesaggio – cui BeCoCe aderisce – sul censimento del cemento. I dati serviranno a fare il punto della situazione rispetto alla Cernusco di domani in relazione all’incremento dei volumi e della popolazione, anche in relazione alle previsioni del PGT.

Altro strumento utile a valutare lo stato di salute della nostra città è il Rapporto sullo stato dell’ambiente che fornisce il quadro completo degli indicatori ambientali e sociali. Cernusco non si è dotata nel passato di tale strumento, né i vincoli di bilancio ne consentono oggi la programmazione. A nostro avviso sarebbe però importante valutarne i costi di realizzazione.

Abbiamo poi sottolineato che scelte importanti che riguardano il bene comune, quali ad esempio la costruzione della nuova scuola o il parco solare, vanno pensate anche alla luce della loro impronta ecologica. E a tale riguardo la strada è ancora tutta da percorrere.

Resta aperto anche il tema della comunicazione e condivisione in rete degli atti amministrativi: occorre continuare ad adottare procedure atte a favorire la partecipazione dei cittadini all’azione politica e amministrativa tramite la rete internet, tenendo conto della varietà delle caratteristiche personali, sociali e culturali. Occorre prestare maggiore attenzione al sito istituzionale del comune, spesso di difficile consultazione oppure con pagine inesorabilmente datate. Perché anche la rete è un bene comune, inteso come strumento di partecipazione alla vita della comunità e di diffusione dell’informazione.

Infine, ma non ultimo l’impegno di BeCoCe ad istituire con l’amministrazione una collaborazione volta a mettere in circolo disponibilità e competenze per la tutela del nostro bene comune.