#Caroselloleaks: aprite la porta della trasparenza

la porta della trasparenza

Una riunione convocata in sordina, l’avviso scovato per caso, le richieste di chiarimenti ed annullamento ignorate. E’ solo l’ultimo episodio della vicenda “Carosello”, il centro commerciale a cavallo fra Carugate e Cernusco.

Facciamo un passo indietro. E’ il 1972, a Carugate apre il primo centro commerciale in Italia, circa 40000 mq (su un’area fondiaria di 73.174 mq) che diventeranno 60.000 nel 1990. Nel 1997 la struttura viene acquisita da Eurocommercial SpA, l’attuale proprietà, che chiede conferma nel maggio del 2014 ai sindaci di Carugate e Cernusco dell’intenzione di promuovere un “Accordo di Programma per la realizzazione di interventi di riqualificazione territoriale e di adeguamento del sistema della viabilità connessi alla realizzazione di un intervento a carattere commerciale riguardante il Centro “Carosello” e le aree ad esso limitrofe”.
Attenzione, le parole sono importanti. La proprietà del centro commerciale vuol essere rassicurata dai sindaci perché diano l’avvio all’ampliamento del Carosello attraverso l’accordo di programma, vale a dire una procedura più snella dal punto di vista amministrativo che mette insieme i vari attori coinvolti (istituzioni, proprietà, rappresentanti di categoria) per valutare l’idoneità del progetto ed attiva le varianti urbanistiche necessarie. Sì, perché l’incremento delle superfici del Carosello viene realizzato in parte sfruttando le aree già adibite a parcheggio del comune di Carugate, in parte a spese di una porzione del parco degli Aironi nel comune di Cernusco, una vecchia cava di inerti, ceduta al comune nel 1996 e da allora parco pubblico su cui però gravano diversi vincoli urbanistici che l’accordo di programma dovrebbe appunto cancellare.
I sindaci di Carugate e Cernusco rispondono positivamente alla richiesta, espressa come se riguardasse una rimodellazione di viabilità e territorio ove l’allargamento del Carosello è solo un corollario, avviando nell’agosto del 2014 l’iter per accordo di programma e dopo però aver incassato due atti d’indirizzo favorevoli da parte dei rispettivi consigli comunali, entrambi svoltosi il 28 luglio 2014.
Ma in questi consigli erano state fornite da parte dei sindaci solo delle vaghe indicazioni progettuali e delle generiche promesse di ricadute economiche ed occupazionali sulle comunità, mentre i documenti progettuali veri e propri verranno depositati dall’Eurocommercial nei due comuni solo a dicembre 2014. Documenti che però mostrano soluzioni progettuali diverse da quelle approvate negli atti d’indirizzo, da quelle illustrate nelle uniche occasioni pubbliche di presentazione organizzate dalle amministrazioni e pure da quelle esposte alle commissioni V e IV della Regione Lombardia. Nel frattempo la commissione Attività Produttive e Occupazione della Giunta regionale aveva approvato una mozione che “impegnava la Giunta regionale a non dare seguito alle richieste dei Sindaci dei Comuni di Carugate e Cernusco sul Naviglio e quindi a ogni richiesta di attivazione di accordi di programma concernenti l’ampliamento delle strutture commerciali ”.
Però l’amministrazione di Carugate, comune cui compete la promozione dell’accordo di programma poiché la maggior parte dell’ampliamento si realizza sul suo territorio, pubblica il 13 maggio l’avvio della procedura, nonostante non ci sia alcuna adesione da parte della Giunta Regionale e la conferenza dei rappresentanti viene convocata in Regione Lombardia il 24 maggio .
Grazie al comitato Bene Comune Cernusco e ad alcuni consiglieri comunali di Carugate (Roberta Ronchi) e Cernusco (Claudio Gargantini)  ed al consigliere regionale Stefano Buffagni, sono state presentate richieste di annullamento della procedura, ciò nonostante ieri in regione i sindaci di Carugate e Cernusco, insieme all’assessore al territorio, hanno incontrato il management dell’Eurocommercial. Tale conferenza si è svolta a porte chiuse, è stata negata l’autorizzazione ad assistere ai lavori e nessuno dei sindaci coinvolti si è sentito in dovere di informare i propri concittadini dell’esito o di quanto discusso.

E’ invece giunto il momento di aprirle quelle porte.  La mancanza di trasparenza è un fatto grave, non rendere conto ai propri concittadini di quanto accade, degli accordi presi, mina alla base il rapporto fiduciario che sta alla base della rappresentanza.

Aprite quella porta.

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1 commento

  1. Pozzi SERGIO

    Una delle domande di fondo, rimasta senza risposta, è il perchè non è stata adottata la prassi ordinaria dalla “variante” al PGT. Per Cernusco, nel contempo e quasi in parallelo, è stata appovata la 1° Variante “commerciale” al PGT, meno importante di Carosello, divenuta efficace in breve tempo. Si possono fare le più ardite congetture possibili per questa scelta che appare strana e che di fatto ha prolungato in modo inaspettato una strategia ancora “non vincente” e che in quanto tale da accelerare, per i cambi amministrativi sempre possibili Credo, per esempio che l’ADP sia fatto per “scavalcare” tutto, tutti ricomprese le verifiche comparative zonizzative, vincolistiche e normative di cui invece avrebbe dovuto dar conto la filiera di controllo di una “variante”. Quale seconda ipotesi potrei dire che una “variante” ufficiale avrebbe intaccato pubblicamente la verginità di un PGT pluripremiato nelle idee, non ancora effettivamente riscontrabili nei fatti dopo anni di efficacia, per la mancanza assoluta di statistica sul concesso edilizio deliberatamente occultato e che non lascia presagire nulla di buono, tant’è che Comincini sostiene con tesi estremamente ardita se non temeraria che si “costruisce ancora” coi volumi residui del vecchio PGT del 2000. Oppure l’assicurazione data all’operatore che l’ADP è frutto del “ghe pensi mi”: un classico della non politica dei muscoli dell’ignoranza e della s-partecipazione. Da ultimo penso che se la “variante” è intrinsecamente ascrivibile alla responsabilità diretta dei Sindaci promotori, dall’altra consente con l’ADP di “toglier la mano” demandando ogni responsbilità (o quasi) alla Regione. Con ciò si concretizza l’antifona di Comincini: “se l’ADP è approvabile dalla Regione, tutto è stralegittimo e straregolare”. No buono. PS. Ottima l’analisi del post.