votoSI
Un referendum non nasce mai per caso, ma è risultato di un corto circuito della rappresentanza, in questo caso, aggravato per la prima volta da un conflitto di poteri da livelli di governo (Stato e regioni). Tutti parlano di territorio, però poi quando sulla testa delle comunità vengono decisi progetti ed attività, i cittadini non hanno più modo di intervenire. Invece è importante che anche a livello locale si possa contribuire a decidere.

Il quesito riguarda la durata delle concessioni di estrazioni di petrolio e gas entro le 12 miglia: dire SI significa ripristinarne il termine che c’era sino allo scorso anno, vale a dire che dopo 30 anni dalla prima, oppure dieci o cinque anni dal rinnovo.

I giacimenti sono un bene comune, sono patrimonio indisponibile dello Stato e come tale sono soggetti a concessioni di utilizzo, tutte con limiti temporali. Lo Sblocca Italia le ha invece trasformate e tempo indeterminato, vale a sino alla fine del giacimento. Ciò in piena contraddizione con il contemporaneo divieto di nuove perforazioni entro le 12 miglia. Perché se un vincolo di tutela deve esistere per tutelare le coste, deve valere anche per quelle esistenti. Aver tolto i limiti implica anche che nessun paroliere si occuperà più dei ripristini, che invece erano imposti alla scadenza della concessione.

Concessioni senza limiti sono inoltre contrarie alla direttiva europea direttiva 94/22/CE e danneggiano la libera concorrenza.

Le concessioni interessate dal quesito in fondo sono poche, 31, e di queste pochissime riguardano il petrolio, ma occorre ricordare che proprio nell’ambito di queste possono essere aperti nuovi pozzi ed installate nuove piattaforme, come potrà accadere ad esempio a Rospo mare al largo di Vasto in Abruzzo. Invece il SI bloccherà nuove attività, ance in quelle che hanno già la concessione.

Non credete a coloro che dicono che questo referendum è inutile: ci ha fatto conoscere molte cose, sui giacimenti, sulle concessioni e sulle royalty. In Italia le royalty sono bassissime, al massimo il 10% e soggette a numerose franchigie, riguardano la produzione e quindi gli incassi da parte dello Stato sono funzione del prezzo del greggio sul mercato, mentre in altri paesi c’è una tassazione sui redditi che arriva sino all’80%. Cittadini informati si rendono conto della condizione di privilegio che gode questo settore.

Non credete a coloro che dicono che questo referendum è dannoso: le riserve di idrocarburi che dovremmo utilizzare a beneficio del nostro patrimonio energetico in realtà, proprio perché sono date a scadenza illimitata, non sono più nostre, meglio dello Stato, ma sono delle compagnie cui sono state date in concessione e da cui quindi dovremmo poi ricomprarle. Quindi altro che contributo al patrimonio energetico nazionale, gli idrocarburi continueremo a comprarli.

Infine una nota sull’invito al non voto che è arrivato da figure anche di elevato profilo istituzionale. Attenzione, perché poi a furia di considerare inutile e dannoso votare, si finisce per non poterlo più fare.

Per questo votate, votate SI.

*grafica di Paolo Sacchetti