Questa centralina … s’ha da fare!

Eravamo in piena pandemia, forse per questo qualcuno se n’è dimenticato. Ma il 21 maggio del 2020 il Consiglio Comunale, all’unanimità, aveva approvato una mozione, presentata dal consigliere Claudio Gargantini, che prevedeva “il ripristino della stazione meteorologica” e la predisposizione di “apposita convenzione regolativa” con la nostra Associazione, in accordo al progetto, presentato l’1/12/2018 che “non prevedeva oneri per l’amministrazione comunale“.

Noi, soddisfatti ed entusiasti, dopo aver descritto questo riconoscimento in un articolo di allora, abbiamo atteso la convocazione da parte dell’assessore Restelli. Che non è arrivata in quell’anno, e nemmeno nel successivo, poi nel 2022 le nuove elezioni ed è passato anche il 2023. A giugno del 2024, abbiamo chiesto lumi: con una istanza all’assessore Restelli (riconfermato anche nella nuova Giunta) ci attendavamo, come previsto dallo Statuto Comunale, una risposta entro 60 giorni.

Ma anche questa non è arrivata.

Ci siamo rivolti all’Ispettorato della Funzione Pubblica, organo dipendente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri (in pratica la Meloni), riportando tutta la sequenza di domande e di silenzi, dal 2018 in poi. L’ispettorato ha girato la richiesta all’Amministrazione di Cernusco, che, forse spaventata dalla mail ricevuta (arrivava da “mailbox.governo.it” !), ha messo insieme una risposta, che suona così:

  • la vecchia centralina non era economicamente recuperabile (troppo costoso ripararla);
  • la pandemia ha rallentato le attività non urgenti (in realtà a maggio 2020 e nei mesi successivi, la pandemia aveva diminuito la sua pressione);
  • nel 2022 [nuova amministrazione – ndr] è stato progettato un orto botanico al posto della vecchia centralina, che quindi andava spostata;
  • nel 2024 sono stati intensificati gli sforzi per risolvere la questione [negli anni dispari, evidentemente l’Amministrazione non se la sente di fare qualcosa – ndr]
  • il 18 dicembre 2024 è stato autorizzato l’acquisto di una nuova centralina, che sarà gestita dal Centro Meteo Lombardo e dovrebbe essere disponibile entro gennaio 2025 [che in realtà è passato e non si vede ancora la centralina – ndr].

Non possiamo che essere nuovamente orgogliosi e felici di questa conclusione, che finalmente doterà il Comune di Cernusco di un punto di rilevamento di dati meteorologici particolarmente utili in questi anni di eventi atmosferici estremi.

Peccato che non saremo noi a gestire la centralina, che avremmo installato a nostre spese e senza alcun costo per il Comune di Cernusco. Evidentemente, siamo così invisi a questa Amministrazione, che pur di non concederci questa soddisfazione, spende i soldi di tutti per una finalità che avrebbe potuto avere a costo zero. Ce ne faremo una ragione, ma l’importante è che la centralina ci sia e funzioni [passaggio a dir la verità non ancora avvenuto – ndr]

Ma continuiamo a sperare. Vi terremo informati.

via Tonale, il ciliegio e la densificazione

La storia del ciliegio di via Tonale presenta aspetti che si legano alla sua vicenda urbanistica: era un campo di proprietà del comune con destinazione a verde comune nel PRG, poi nel 2010 con il PGT l’area viene trasformata a residenziale a bassa densità, nel frattempo la proprietà era passata alla società VAL.IM. srl attraverso una una permuta stipulata nel 2009 con cui veniva regolata la cessione della porzione delle ali di villa Alari, di proprietà del comune, in cambio del campo di via Tonale insieme ad un’altra area in via Aquileia e definito il relativo piano di lottizzazione.

La convenzione ha un iter complesso, viene periodicamente estesa, sino alla definitiva approvazione nel consiglio comunale del 17 aprile 2023, con un piano di lottizzazione aggiornato.

Non entreremo qui nei dettagli della parte relativa a villa Alari, ci soffermiamo sull’area di via Tonale che eradi proprietà del comune, con destinazione verde collettivo, ed è stata trasformata nel PGT in area edificabile.

E’ stato qui applicato il principio della densificazione, vale a dire costruire anche nel centro abitato utilizzando le poche aree libere rimaste, presentato come una scelta ecologista, ma che – come dimostra il caso di via Tonale – presenta conseguenze drammatiche per l’ecosistema urbano.

La perdita del ciliegio e delle altre piante presenti sull’area comporta la cancellazione delle funzioni ecologiche dei loro apparati radicali, la scomparsa degli insetti impollinatori, degli uccelli che si cibavano dei frutti, la perdita di produzione di ossigeno da parte delle foglie, delle funzioni di termoregolazione e di assorbimento delle acque meteoriche, vale a dire di tutti quelli che si chiamano servizi ecosistemici, elementi che la concessione del permesso di costruire e, prima, del piano attuativo non ha considerato.

Sono invece aspetti essenziali e non più trascurabili rispetto ai quali un’amministrazione che si preoccupa del bene della sua comunità e della conservazione dei suoi beni comuni, fra cui il suolo ed il verde costituiscono parte fondamentale, deve tenere conto.

La tutela del ciliegio di via Tonale costituisce l’occasione per segnare un’inversione di tendenza. Aspettiamo segnali concreti da parte dell’amministrazione.

Riprendiamo

L’inizio dell’anno porta con sé riflessioni e propositi per i mesi futuri. Questo sarà un anno importante per Cernusco sul Naviglio, poiché in primavera si terranno le elezioni per scegliere il nuovo sindaco, dopo la prematura scomparsa di Ermanno Zacchetti avvenuta la scorsa estate.

Responsabilità verso la città

È fondamentale che i cittadini segnalino a chi si candida a governare le principali criticità che minacciano i beni comuni, indicando possibili soluzioni per proteggerli e conservarli. I temi da affrontare sono numerosi, ma uno dei più urgenti è sicuramente l’emergenza climatica, spesso sottovalutata nonostante il suo impatto sull’agenda politica e sugli investimenti futuri.

Emergenza climatica: eventi estremi e necessità di dati

Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti. Negli ultimi anni, Cernusco ha affrontato:

  • la siccità del 2022 e la conseguente sofferenza idrica che ha messo in crisi i nostri alberi, specialmente quelli appena piantati.
  • i downburst del 2023, che hanno sradicato decine di alberi.
  • le intense piogge del 2024, con 1600 mm di precipitazioni, che hanno messo sotto pressione la rete idraulica cittadina.

Questi eventi estremi, sempre più frequenti, richiedono misure adeguate, ma una gestione efficace è ostacolata dalla mancanza di dati meteorologici locali, insieme alle concentrazioni di inquinanti (polveri sottili pmp 2,5 e10), che offrirebbero elementi conoscitivi utili a delineare i modelli previsionali per la prevenzione del rischio idraulico e delle mappe di rischio inquinamento, purtroppo non sono disponibili perché, nonostante una delibera del consiglio comunale del 2020 avesse previsto l’installazione di una centralina meteo, l’assessore Restelli non ha mai dato seguito all’iniziativa. Questo ritardo mina la credibilità delle istituzioni e impedisce una corretta pianificazione per affrontare i rischi climatici e ambientali.

Consumo di suolo e urbanizzazione: una scelta strategica

Un altro tema cruciale è il consumo di suolo, strettamente connesso all’emergenza ambientale. Cernusco, con il 47,13% della superficie già urbanizzata, è tra i comuni con il più alto livello di suolo consumato nell’area Nord-Est Milano. Nonostante ciò, il Piano di Governo del Territorio (PGT) prevede ancora nuove edificazioni, come il progetto per sei palazzine nei campi agricoli storici di via Cevedale-Bassano.

In una città che vede una popolazione in diminuzione e in rapido invecchiamento, la strategia dovrebbe essere diversa:

  • conservare le aree verdi rimaste.
  • favorire il recupero del patrimonio immobiliare esistente, evitando nuove costruzioni.

Invece negli ultimi anni nuovi cantieri sono cresciuti in ogni spazio libero: è l’effetto della densificazione urbana – un criterio guida del PGT, presentato come una scelta ecologista, ma cui siamo sempre stati contrari – che concentra nuovi interventi edilizi all’interno del perimetro già urbanizzato con significativi effetti negativi:

  • impatto sulle infrastrutture e sui servizi:
    L’aumento della densità abitativa ha generato una forte pressione sulle reti e sui servizi cittadini, come il sistema fognario, il traffico, le scuole e gli spazi pubblici.
  • perdita di spazi verdi urbani:
    La densificazione ha ridotto le aree verdi urbane che offrivano benefici ecosistemici come la riduzione dell’inquinamento, il raffrescamento urbano, la gestione delle acque meteoriche e l’aumento delle biodiversità urbana.
  • Riduzione dei servizi ecosistemici:
    Con la perdita di verde urbano, la città ha visto un peggioramento dei cosiddetti servizi ecosistemici, ossia i benefici naturali offerti da alberi, prati e aree non edificate. Tra questi, la capacità di assorbire CO₂, di filtrare le polveri sottili, di prevenire allagamenti trattenendo l’acqua piovana e di migliorare il comfort climatico urbano.

Un modello da ripensare
Le scelte urbanistiche dei prossimi anni e, dunque, del nuovo Piano di Governo del Territorio saranno essenziali rispetto alla conservazione dei beni comuni, facciamo appello a chi si candida a governare la città perché si salvaguardino le ultime aree verdi libere e si ripensino i piani attuativi in corso tutelando gli interessi della comunità e dell’ambiente.

Verde urbano: manutenzione e tutela

Un altro aspetto cruciale è la gestione del verde : la copertura arborea di Cernusco è un patrimonio importante, ma necessita di interventi adeguati. Quest’anno è in scadenza anche il contratto di servizio, appaltato nel lontano 2018, i cui termini andranno pesantemente ripensati perché garantisca un servizio adeguato.

Il Garante del verde, del suolo e dell’ambiente ed il correlato comitato di cittadini appena istituiti hanno un ruolo meramente consultivo, privo di capacità d’incidenza.

Prossimi approfondimenti

Restano molti altri temi da affrontare, in particolare la qualità dell’aria e dell’acqua, ci torneremo presto.

2025: c’è bisogno di “fare qualcosa”

Si avvicina velocemente la fine dell’anno ed è naturale, in questo momento, guardare indietro e fare un po’ il bilancio dell’anno che sta per finire.

E’ stato un anno faticoso, segnato da eventi che non avremmo voluto vedere: le guerre, con tutto il loro seguito di morte e distruzione; i disastrosi fenomeni atmosferici, in Italia ed in varie altre parti del mondo, anch’essi portatori di distruzione e soprattutto di grande preoccupazione per il futuro; ed il mondo continua a rimandare le soluzioni che ci potrebbero aiutare ad evitare il peggio, come si è visto nella recente COP29, che si è chiusa con un nulla di fatto.

Fortunatamente, nel nostro piccolo, possiamo ricordare anche qualche attività iniziata o conclusa nel modo migliore. La più importante è stato l’avvio dell’Osservatorio per la Tutela del Suolo e del Paesaggio nel Nord Est milanese: con altre associazioni della nostra zona, abbiamo lanciato questo gruppo che, passo dopo passo, sta approfondendo i temi legati alla gestione del territorio, vigilando su varianti e proposte delle amministrazioni comunali della Martesana e presentando le proprie proposte di miglioramento, anche se spesso inascoltate. Obiettivo dell’Osservatorio è coinvolgere realtà simili alla nostra per attivare i cittadini nel controllo e nella gestione di un bene fragile e limitato, come il suolo, adottando chiavi di lettura e soluzioni uniformi in tutta l’area ad est di Milano.

Nella scorsa primavera abbiamo partecipato al “Bioblitz 2024”: guidati dalla nostra esperta naturalista, Diana, siamo andati per farfalle, fotografando e conteggiando varie specie, testimoni della biodiversità che spesso un occhio non allenato non riesce a riconoscere.

Nel corso del 2024 è partita la quarta edizione del nostro Concorso fotografico e di Disegno nel Parco Est delle Cave. Il concorso è tuttora aperto e, concentrandosi su luoghi e specie particolari, ci invita a conoscere il parco ed a coglierne aspetti peculiari che a prima vista possono sfuggire.

Il bilancio di fine anno, inevitabilmente, richiede anche di pensare a cosa fare nell’anno che inizierà tra poco. Le idee ed i propositi, che di certo non ci mancano, devono poi scendere a compromessi con le energie, con le forze a disposizione. Quindi vedremo cosa effettivamente riusciremo a portare avanti. Tra le nostre priorità, comunque, ci sono tante attività, magari già iniziate negli anni scorsi, che vogliamo continuare e migliorare.

Il 2025 sarà l’anno del rinnovo della nostra amministrazione: appuntamento particolarmente importante per tutte le scelte urbanistiche e di gestione del territorio che ne conseguiranno. Non mancheremo perciò di avanzare e rendere pubbliche le nostre richieste e priorità ai candidati sindaci per difendere ogni metro quadrato del nostro verde e possibilmente per aumentarlo.

Non ridurremo il nostro impegno per conoscere nei dettagli, con tutte le sue ricchezze e peculiarità, l’ambiente che ci circonda, a partire dal Parco Est delle Cave (che da anni riceve la nostra primaria attenzione), ma proseguendo anche verso strutture fuori dal nostro stretto perimetro, come il Parco Agricolo Nord Est oppure il Parco Nord Milano. Potremo raccogliere spunti e suggerimenti utili per la nostra più limitata realtà locale.

Da alcuni anni raccogliamo, con gli strumenti che ci siamo costruiti, i dati di concentrazione delle polveri sottili; nelle prossime settimane, con la guida di un esperto, capiremo come agiscono e quanto possono essere pericolose per la salute, soprattutto per i bambini. Sarà il primo appuntamento di una serie di “SOS” che vogliamo lanciare per richiamare l’attenzione sulle risorse basilari del nostro ambiente: l’aria, l’acqua, il suolo, l’energia.

Nel 2025 si concluderà anche il Concorso Fotografico e di Disegno nel Parco Est delle Cave e, come ormai tradizione, premieremo chi ha meglio saputo cogliere le peculiarità del nostro parco, mettendo in mostra le foto ed i disegni più belli.

Aldilà delle attività pratiche che riusciremo a svolgere, però, quello che più ci sta a cuore è provare a comunicare a tutti, e soprattutto ai più giovani tra noi, l’attenzione e la cura per l’ambiente, la preoccupazione per un modello di sviluppo non sostenibile, l’importanza di comportamenti virtuosi che non mettano a repentaglio la salute e perfino la sopravvivenza nostra e di chi verrà dopo di noi.

Recenti studi stanno mostrando quanto sia in aumento una forma di ansia legata alle mutazioni climatiche, all’incertezza del futuro legata al riscaldamento globale. È altrettanto provato che il modo migliore per combattere questa “eco-ansia” è attivarsi nel volontariato ambientale, aderendo ad organizzazioni che si occupano di questa emergenza.
Bene Comune Cernusco è una di queste organizzazioni, è uno dei modi possibili per “fare qualcosa”, per occuparsi della casa che ci ospita, cercando di capire i problemi e di immaginare soluzioni adeguate, pur nel piccolo della nostra città. Chi vorrà darci una mano, quindi, sarà più che benvenuto e se saremo in molti, riusciremo a fare molto.

L’augurio, che estendiamo a tutti, per il nuovo anno è che sempre più persone, sempre più giovani prendano coscienza delle urgenze legate al clima ed agli stili di vita non sostenibili, decidendo di attivarsi, in qualunque modo, per fermare questa pericolosa emergenza: c’è bisogno di tutti, c’è bisogno di “fare qualcosa”.

Buon 2025 a tutti !

Botti di fine anno: una minaccia per la qualità dell’aria

Si avvicina la fine dell’anno e nei negozi (per non parlare del mercato nero) compaiono botti e fuochi di ogni tipo: perchè l’anno nuovo deve essere accolto a suon di scoppi fragorosi e di fumogeni colorati?

Da anni mostriamo, con i nostri strumenti che misurano la concentrazione di polveri sottili (PM), come nelle prime ore dopo la mezzanotte del 31 dicembre l’aria si riempia di fumo maleodorante e pericoloso per i nostri polmoni.

Le immagini qui sotto mostrano quale sia l’effetto di questa malaugurata abitudine; si può notare come, allo scoccare della mezzanotte, la concentrazione di PM aumenti improvvisamente di oltre 5 volte, superando quota 400 ug/m3 e rimanendo in zona di allarme per parecchie ore (l’immagine si riferisce al 1° gennaio 2023).

Come sempre, noi ci auguriamo che da una lato l’amministrazione comunale imponga dei divieti a questa usanza dannosa per la salute e per l’ambiente (e naturalmente li faccia rispettare), dall’altro che le persone si rendano conto di quanto questa sia un’abitudine pericolosa per le persone (il bollettino medico del giorno dopo è sempre tragico) e inquinante per l’aria e per i rifiuti che vengono sparsi.

Potrete controllare l’andamento di quest’anno, collegandovi nelle ore successive alla mezzanotte del 31 dicembre, a questo link

Plis Est delle Cave: parere sul rendiconto 2023 e sul preventivo 2024

credit: M. D’Alterio – da concorso fotografico 2023

Il Forum di Partecipazione è l’organismo del Parco Est delle cave in cui si ritrovano i rappresentanti dei comuni che lo costituiscono, i consiglieri comunali delegati e le associazioni del territorio. Non è un ambito deliberativo, ma può fornire suggerimenti ed indicazioni al comitato di gestione ed è chiamato ad esprimere ogni anno il parere sul bilancio (rendiconto e preventivo per l’anno successivo).

Anche quest’anno Bene Comune Cernusco, con l’adesione di Salviamo il lago Gabbana, dopo un’attenta valutazione del rendiconto 2023 e del preventivo 2024, ha inviato il suo parere al comitato di gestione.

Abbiamo espresso sul rendiconto del 2023 un parere negativo poiché le risorse dedicate all’educazione ambientale ed alla promozione costituiscono meno del 20% rispetto alle spesi de gestione, pur apprezzando notevole riduzione dell’avanzo di bilancio che quest’anno segna un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti e che poneva una grave ipotesa sulla capacità gestionale del parco.

Sul bilancio preventivo del 2025 rileviamo una dotazione finanziaria ancora inadeguata (inferiore alla spesa del 2024) in cui pesano ancora fortemente le voci di spesa legate alla gestione ed agli incarichi professionali, mentre la scarsità di investimenti in conoscenza continua ad essere un aspetto critico.
A nostro avviso è fondamentale rivedere l’allocazione delle risorse per garantire la realizzazione degli studi e dei monitoraggi ambientali, insieme alla messa in campo di un vero e proprio progetto di educazione ambientale, del censimento degli alberi, senza i quali il parco rischia di rimanere indietro nella comprensione delle problematiche ecologiche e nella sensibilizzazione della comunità.

In conclusione, le attuali criticità evidenziano una gestione che necessita di un cambiamento significativo per costruire un Parco Est delle Cave la cui identità non sia più collegata alle cave che gli danno il nome ma alla conoscenza delle sue caratteristiche ambientali, indentificando una prospettiva di contesto ecologico di qualità dove le comunità possano ritrovarsi.

Qui potete scaricare il nostro parere completo.

Trump e COP 29: il clima è a rischio?

Inizia oggi, 11 Novembre 2024, la COP29, il vertice sul clima che si terrà a novembre 2024 a Baku (Azerbaigian) e già si percepisce una certa inquietudine tra i partecipanti. Questo summit, cruciale per monitorare i progressi verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e per definire nuove strategie climatiche, si inserisce in un contesto politico e sociale estremamente delicato. La recente rielezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti ha suscitato timori profondi tra i leader globali e la comunità scientifica, oltre che presso tutto il mondo ambientalista, preoccupati che il ritorno di Trump possa rallentare o addirittura invertire i passi avanti compiuti nella lotta contro la crisi climatica.

La COP29: un appuntamento decisivo per il pianeta

La Conferenza delle Parti (COP) rappresenta ogni anno il più importante momento di confronto e negoziazione per affrontare il riscaldamento globale. Durante la COP29 (qui si può trovare l’agenda completa della Conferenza), i delegati provenienti da quasi 200 nazioni discuteranno strategie cruciali come la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento del sostegno economico ai Paesi in via di sviluppo e il rafforzamento degli impegni nazionali per limitare il riscaldamento entro il limite di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, l’incertezza sul ruolo che gli Stati Uniti assumeranno in questo contesto rischia di complicare i negoziati. La presenza di Trump alla Casa Bianca alimenta il timore di un’America nuovamente isolata e contraria a politiche climatiche ambiziose, in netto contrasto con la spinta internazionale verso la sostenibilità.

Il primo mandato di Donald Trump è stato caratterizzato da un insieme di deregolamentazioni e scelte energetiche che hanno sollevato profonda preoccupazione tra gli ambientalisti e la comunità scientifica. Uno dei provvedimenti più discussi è stato il ritiro degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi nel 2017, seguito da una serie di iniziative volte a ridurre o eliminare le regolamentazioni ambientali. Tra queste, l’abrogazione del Clean Power Plan del 2015, voluto dall’amministrazione Obama, che puntava a limitare le emissioni di CO₂ dalle centrali elettriche. Trump ha sostituito questo piano con una regolamentazione più permissiva, che concedeva maggiore libertà all’industria del carbone e agli impianti a combustibili fossili di continuare le loro attività senza adeguarsi a standard più rigidi.

Inoltre, Trump ha ordinato l’eliminazione di regole che limitavano le emissioni di metano, un gas serra particolarmente potente, consentendo così alle aziende del settore energetico di ridurre i costi operativi ma aumentando l’impatto climatico. Ha anche allentato le restrizioni sull’inquinamento dell’acqua potabile attraverso la revisione della Waters of the United States Rule, permettendo a molte aziende di scaricare sostanze chimiche in corsi d’acqua senza dover rispettare controlli rigorosi. Queste scelte hanno avuto un impatto profondo sulla salute pubblica e sull’ambiente, compromettendo la qualità dell’aria e dell’acqua in diverse regioni.

Un altro aspetto cruciale dell’amministrazione Trump è stato il sostegno massiccio al fracking, o fratturazione idraulica. Questa tecnica, usata per estrarre petrolio e gas naturale da rocce di scisto, comporta l’iniezione di grandi quantità di acqua, sabbia e sostanze chimiche nel sottosuolo per fratturare le rocce e liberare idrocarburi. Sebbene il fracking abbia contribuito a ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni di petrolio, ha causato gravi problemi ambientali e sanitari. Le sostanze chimiche utilizzate nel fracking possono contaminare le falde acquifere, mettendo a rischio le risorse idriche locali, mentre le emissioni di metano e altre sostanze tossiche aumentano i rischi per la salute e contribuiscono al riscaldamento globale.

Sotto l’amministrazione Trump, il fracking è stato incentivato sia attraverso sussidi fiscali, sia con l’apertura di nuove aree di esplorazione su terreni pubblici e protetti. In particolare, l’Alaska e parte dell’Artico sono stati resi disponibili per trivellazioni, suscitando proteste da parte delle comunità indigene e degli ambientalisti, preoccupati per la distruzione di ecosistemi preziosi e per i danni permanenti che il fracking può provocare al paesaggio e alla biodiversità.

Gli Stati Uniti sono il secondo maggiore emettitore di CO₂ a livello globale, e ogni loro scelta in campo ambientale influenza le dinamiche mondiali. Un eventuale disimpegno americano non solo comprometterebbe il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ma rischierebbe di demotivare altri Paesi. L’atteggiamento statunitense influenza spesso le politiche di grandi emettitori come Cina, India e Russia, con il rischio che il rallentamento degli impegni americani possa rappresentare una giustificazione per altri Paesi che hanno mostrato titubanza nel compiere sacrifici economici per la causa climatica. Questo scenario potrebbe indebolire la spinta verso una transizione ecologica globale, che richiede invece il massimo della cooperazione e dell’impegno internazionale.

La pressione delle organizzazioni ambientaliste e della società civile

Di fronte a questa prospettiva, molte organizzazioni ambientaliste e gruppi della società civile stanno intensificando la pressione su governi e istituzioni internazionali affinché non si facciano scoraggiare. L’opinione pubblica globale sta aumentando il proprio livello di consapevolezza e mobilitazione, spingendo i propri governi a mantenere impegni stringenti e ambiziosi. Gli attivisti chiedono che, anche in presenza di un atteggiamento scettico degli Stati Uniti, gli altri Paesi si uniscano per creare una “coalizione del clima” in grado di stabilire standard elevati e vincolanti.

Le Nazioni Unite e altri enti sovranazionali giocano un ruolo chiave in questa dinamica, ricordando ai partecipanti della COP29 che l’umanità non ha più tempo da perdere. L’aumento delle temperature globali, l’innalzamento del livello del mare e il susseguirsi di eventi climatici estremi dimostrano chiaramente che non sono accettabili compromessi su una questione così urgente. Alcuni analisti ritengono che la COP29 potrebbe essere l’occasione per gli altri Paesi di riaffermare la propria leadership morale e ambientale, mostrando che il mondo può progredire anche senza il supporto degli Stati Uniti.

La spinta dell’Europa e delle nazioni vulnerabili

L’Unione Europea, insieme a molti Paesi insulari e nazioni particolarmente vulnerabili agli effetti della crisi climatica, si è finora impegnata a mantenere alta la pressione per un’azione concreta durante le precedenti COP. Anche in Europa, però, si iniziano a sentire voci critiche nei confronti di progetti di contenimento delle emissioni clima-alteranti contenute nel Green Deal. Alcuni nuovi leader europei (e noi ne sappiamo qualcosa), hanno ribadito la propria volontà di ridiscutere gli obiettivi climatici, mettendo in discussione l’attuale progetto di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Ora, spalleggiati dagli Stati Uniti, potrebbero sentirsi ancor più sostenuti nel rinunciare ad una politica decisamente ecologista, adducendo la scusa che gli investimenti e le politiche europee necessitano di totale supporto internazionale per ottenere un impatto significativo su scala globale, supporto che ora sembra venir meno.

Conclusioni: un bivio decisivo per il futuro

La COP29 si presenta quindi come un vero e proprio banco di prova per la comunità internazionale. In un momento in cui il pianeta si trova di fronte a sfide climatiche senza precedenti, l’esigenza di una cooperazione globale e di impegni ambiziosi è più forte che mai. La possibile ostilità degli Stati Uniti sotto la guida di Trump rappresenta una minaccia concreta, ma molti governi e organizzazioni sono determinati a proseguire la lotta per un futuro sostenibile, facendo appello alla responsabilità di ciascun Paese e soprattutto al sostegno della società civile, che è indispensabile e determinante.

Se il mondo riuscirà a dimostrare unità e decisione, la COP29 potrebbe rappresentare un punto di svolta. Ma senza un impegno serio da parte dei maggiori inquinatori, il rischio è che l’umanità perda una delle ultime opportunità per contrastare efficacemente la crisi climatica. La COP29 sarà quindi una prova di volontà e di visione: o si aprirà una nuova era di impegno collettivo per il clima, o si confermeranno le difficoltà di un sistema ancora troppo frammentato per affrontare sfide globali con una risposta unitaria.

Qualità dell’aria: l’Europa finalmente si muove

Il 14 ottobre, tre giorni fa, il Consiglio Europeo, composto dai Capi di Stato o di Governo della comunità europea, ha adottato formalmente la Direttiva che stabilisce i nuovi standard di Qualità dell’aria in tutta la UE, già votata dal Parlamento Europeo nel maggio 2024. I nuovi valori di attenzione sono in linea con quelli richiesti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sono decisamente migliorativi rispetto a quelli in vigore in Italia al momento.

Nelle tabelle che seguono, il confronto tra i valori attuali e quelli approvati dall’Europa.

Come si può vedere, la nuova Direttiva stabilisce dei limiti nettamente più stringenti rispetto a quelli attuali e soprattutto introduce una soglia anche per la concentrazione massima giornaliera del PM2.5, attualmente totalmente assente dalla normativa italiana, nonostante il particolato PM2.5 sia molto più pericoloso del PM10 (lo si deduce anche dai valori delle soglie stabilite) per quanto riguarda la malattie respiratorie, soprattutto per i bambini.

La direttiva europea stabilisce nuovi limiti anche per altri inquinanti, come il biossido di azoto (NO2), l’ozono (O3), il biossido di zolfo (SO2) e molti altri gas e metalli presenti nell’atmosfera (CO, benzene, mercurio, cadmio, piombo, arsenico,…). Ciascuno di questi dovrà essere monitorato, misurato e mantenuto entro i limiti.

La nuova direttiva garantisce anche un accesso giusto ed equo alla giustizia per le persone che risentono o che è probabile che risentano dell’attuazione della direttiva. Gli Stati membri devono garantire che i cittadini abbiano il diritto di chiedere e ottenere un risarcimento quando la loro salute ha subito un danno a causa di una violazione delle norme in materia di qualità dell’aria stabilite nella direttiva.

Ora le nazioni UE, entro due anni, dovranno recepire nella normativa interna i nuovi limiti. Ma soprattutto dovranno fare in modo che i nuovi valori vengano rispettati, mettendo in campo tutte le azioni necessarie a ridurre l’inquinamento da polveri sottili.

Qualora vi sia il rischio che i nuovi standard non vengano raggiunti entro il 2030, le nazioni dovranno redigere un piano dettagliato che dimostri come riusciranno a raggiungerli entro il decennio successivo (2040). L’obiettivo finale, comunque, è quello di arrivare ad inquinamento zero (o almeno ad un livello ritenuto non pericoloso per la salute) entro il 2050.

L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio ambientale per la salute in Europa, in quanto gli inquinanti possono essere estremamente nocivi sia per gli esseri umani che per l’ambiente. Circa 300 000 decessi prematuri in Europa ogni anno sono dovuti all’inquinamento atmosferico. L’obiettivo della direttiva è di azzerare questo numero, facendo in modo che la qualità dell’aria sia ottimale per chi vive (e respira) in Europa.

La nostra Associazione continuerà a monitorare la Qualità dell’Aria con la nostra rete di strumenti che contiamo di ampliare a breve. E’ un esempio di “citizen science” che ci consente di monitorare, giorno per giorno e in tempo reale, l’andamento delle polveri sottili: anche se questa rete non può essere direttamente paragonabile a quella istituzionale (ARPAL), ci consente di avere un’idea di come variano queste concentrazioni e di riscontrare l’efficacia delle azioni che le amministrazioni, a tutti i livelli, metteranno in campo per raggiungere gli obiettivi della Direttiva europea.

URBAN NATURE 2024

Sabato 28 settembre

andremo in bici attraverso i parchi di Cernusco.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri – Sezione Ambiente e si svolge sotto l’egida del WWF, che ogni anno dedica una giornata al verde nelle città (Urban Nature).

La biciclettata, dedicata soprattutto ai bambini, partirà alle ore 15:30 davanti alla stazione Metro M2 di Cernusco sul Naviglio e seguirà un percorso attraverso i parchi cittadini, fino al Parco Azzurro dei Germani (in circa un paio di ore).

Racconteremo storie di alberi e non solo, osserveremo come la natura urbana può aiutarci a custodire un po’ di biodiversità, rifletteremo su come ci può difendere dagli eccessi meteorologici, ormai sempre più frequenti.

Portate con voi una piccola merenda, per recuperare le energie!

E’ gradita l’iscrizione a questo link: https://shorturl.at/OX5NO
oppure inquadrate il QR nella locandina qui sotto


Il PGT non è un pranzo di gala

La prematura scomparsa del sindaco Ermanno Zacchetti prima ed ora la pausa estiva hanno interrotto il percorso della variante generale al PGT.

Questo momento di sospensione ci consente di fare qualche riflessione sul percorso che è stato scelto dall’amministrazione come rimedio alle dure critiche di mancanza di pratiche partecipative che erano state espresse nella conferenza VAS per la Variante generale. L’impegno espresso in quell’occasione si è concretizzato nella costituzione di sei tavoli di lavoro realizzati nel mese di maggio e di una “restituzione” pubblica che avrebbe dovuto svolgersi il 15 giugno, rinviata per l’indisponibilità del sindaco.

Gli incontri – rigorosamente ad invito e con l’esplicita richiesta della presenza di un solo delegato – erano rivolti a soggetti e portatori di interesse diversi e già qui avevamo criticato l’impostazione perché come cittadini siamo portatori prima di diritti, poi di interessi.

I sei temi definiti “strategici” per il nuovo piano erano:

  1. ambiente e paesaggio;
  2. centralità e servizi;
  3. politiche abitative;
  4. rigenerazione urbana;
  5. attività economiche e spazi del lavoro;
  6. mobilità.

Siamo stati invitati a partecipare a quello su ambiente e paesaggio e poi a quello sulla rigenerazione urbana. Dunque solo a due su sei (perché?). Abbiamo chiesto di conoscere quali fossero i criteri con cui erano stati individuati i cosiddetti soggetti dialogatori, i criteri di invito ad un tema piuttosto che ad un altro e le regole del tavolo di lavoro, ma abbiamo ricevuto come risposta un laconico commento che non era possibile comunicare anticipazioni (sic).

Eppure non era un pranzo di gala in cui il galateo vieta di chiedere di conoscere gli altri ospiti, al contrario il PGT è lo strumento della pianificazione amministrativa con cui si definiscono il modello di città per i prossimi anni insieme alle regole urbanistiche della nostra comunità e a cui tutti i cittadini hanno diritto di partecipare.

Nel tavolo su ambiente e paesaggio le associazioni ambientaliste sono state messe insieme ai rappresentati dei cavatori, mentre in quello sulla rigenerazione urbana agli operatori immobiliari e tecnici locali (architetti e ingegneri). Su questa scelta di mettere a confronto interessi ma, soprattutto, diritti divergenti torneremo in seguito.

La variante al PGT è stata trasformata in una sorta di pranzo gala (semicitazione), cui si è invitati in virtù di relazioni (amicali?) con la richiesta di RSVP, ove le regole del tavolo, in questo caso il confronto dei dialogatori, non sono note a priori e neppure possono essere messe in discussione.

Gli incontri erano gestiti e coordinati dal team del Centro Studi PIM: dopo una presentazione inziale del tema in discussione in cui venivano ripresi le indicazioni principali della VAS, veniva richiesto ai dialogatori di compilare un questionario e successivamente esporre eventuali proposte.

Come sa chi si occupa di partecipazione deliberativa, i questionari sono uno strumento utile di acquisizione di dati ma la loro valenza è maggiore quando vengono utilizzati prima e dopo la dialettica fra le parti, in modo che si possa valutare l’efficacia del confronto. Purtroppo la nostra richiesta di usare questa impostazione è stata respinta e questo dimostra come i tavoli proposti non siano reali ambiti deliberativi, ma solo una copertura retorica della partecipazione.

Sul merito del tavolo su ambiente e paesaggio e su quello sulla rigenerazione urbana torneremo in dettaglio, intanto è il metodo utilizzato che non risponde affatto alla richiesta di apertura ai cittadini, che non significa un indiscriminato sfogatoio delle loro istanze, ma la costituzione di ambiti strutturati di deliberazione ove una cittadinanza qualificata viene posta in interlocuzione dialettica con l’amministrazione ed i suoi tecnici.

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