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Tangenzialina: una storia tutta sbagliata

Presentazione(*) da scaricare: TANGENZIALINA&C

Una tangenziale serve a dirottare il transito degli autoveicoli fuori dalle zone urbanizzate, può avere due o più corsie per ogni senso di marcia, oppure una sola corsia, come accade a Cernusco, dove il diminutivo tangenzialina indica la strada che alla fine degli anni ottanta venne costruita per creare un collegamento Nord-Sud della città evitando centro abitato. Così vennero usati i campi sul margine orientale e piano piano intorno a quel nastro di asfalto si sono sviluppate nel tempo prima le case e poi la viabilità annessa. Il vecchio vincolo che prevedeva una fascia di rispetto di 100 (cento!) metri venne presto messo da parte ed oggi i risultati sono quelli che avete visto nella presentazione, dove persino la nuova scuola è stata costruita in quello che è uno dei poli di espansione edilizia e viabilistica.

Così per difendersi dagli effetti nefasti del traffico (ci passano migliaia di auto al giorno) sono state realizzate a ridosso delle costruzioni dei rilevati con terra di riporto con funzione di barriera acustica che costituiscono un impedimento strutturale che restringe l’orizzonte di chi abita ai piani bassi delle costruzioni retrostanti. Chi abita lì, vive in trincea.

“É una storia di periferia, è una storia un poco scontata, è una storia sbagliata”

La tangenzialina, così chiamata con lessico edulcorato come se usare il diminutivo ne azzerasse gli impatti, è stata una formidabile occasione di sviluppo urbanistico e consumo di suolo, in barba alle previsioni del PGT che tanto si possono cambiare ed assecondare alla volontà del governo di turno.

Anche il nuovo polo scolastico non fa eccezione: nonostante venga proposto come esempio di edilizia scolastica green, è stato costruito su terreni privati e non pubblici e soprattutto dentro quella che era la fascia di rispetto prevista per la tangenziale e così si ritrova anch’esso circondato da una montagna di terra più alta della scuola stessa e più larga dell’area a prato a disposizione dei bambini (vedi diapositiva 20 della presentazione).  E’ stato cancellato l’orizzonte: i bambini non potranno più vedere i profili del Monte Rosa, del Resegone, della Grigna e dei Corni di Canzo, ma avranno un il prato interno dove giocare.

Alle scelte sbagliate del passato si aggiungono gli errori del presente, scuola e rotonde comprese. Ma si è raggiunto il limite, è giunto il momento di porre un punto, occorre darsi regole più rispettose dell’ambiente e l’occasione delle prossime elezioni offre l’opportunità di valutare chi propone almeno un’inversione di rotta.

*presentazione a cura di Sergio Pozzi che ringraziamo 

 

 

 

 

La Carta degli intenti per l’acqua: un bilancio

Tre anni fa veniva firmata la Carta degli intenti per l’acqua, il protocollo d’intesa fra il gestore del servizio idrico CAP Holding, l’ente locale, i cittadini e le associazioni volto a fornire un’informazione puntale e periodica sulla qualità dell’acqua della rete del loro comune.

L’acqua di Cernusco arriva da un acquifero interessato da un inquinamento da metalli pesanti che risale ormai a molti decenni fa, la cui origine era stata identificata in Brugherio e per il quale era stato effettuato un intervento di bonifica. In falda però permangono ancora tracce di questa contaminazione da cromo esavalente e in due pozzi in particolare si rilevavano sempre valori molto elevati di tale elemento, sebbene sotto i limiti prescritti dalla legge. Per questa ragione abbiamo iniziato ad interessarci della qualità dell’acqua di falda e a cercare le analisi sui pozzi attivi a Cernusco. I dati non erano disponibili o, meglio, venivano inviati in modo parziale ed estemporaneo dal gestore al comune che li pubblicava attraverso rielaborazioni fra i valori forniti dal gestore e dalla ASL.

Così la proposta del comitato Bene Comune Cernusco, che ha come principi ispiratori l’acqua come bene comune e l’esigenza di colmare il deficit di informazione sulla qualità dell’acqua, è stata ripresa dall’amministrazione comunale di Cernusco, quindi proposta ed accettata dal gestore del servizio dopo una lunga trattativa sugli impegni da assumere.

La Carta per l’acqua prevede la possibilità di accesso ai dati relativi alle caratteristiche chimico-fisiche dei pozzi dei comuni serviti dal gestore (più di 200), la pubblicazione della relazione che ogni anno la ASL (ora ATS) invia ai comuni sullo stato di salute dell’acqua, indicazioni sulle caratteristiche dell’acquifero, della rete acquedottistica locale e sul consumo idrico. Cernusco sarebbe stato il comune pilota del progetto della durata di tre anni a cui avrebbero potuto aderisce anche gli altri comuni gestiti da CAP.

Inoltre era prevista una sorta di sinergia fra le parti che si erano impegnate a realizzare verifiche semestrali sull’andamento, effettuate poi solo una volta l’anno.

Dopo tre anni è quindi tempo di fare il bilancio. L’elemento positivo è che l’informazione sulla qualità dell’acqua è stata considerata un diritto ma, come tutti i diritti, la sua attuazione non è stata semplice né immediata. Il gestore del servizio e l’amministrazione hanno inserito nei loro portali una sezione dedicata, ma il dettaglio relativo ai dati sulla concentrazione delle sostanze analizzate per i singoli pozzi non è ancora disponibile. Inoltre informazioni significative legate alla nostra rete idrica non sono state segnalate, come la chiusura nel 2015 dei pozzi Vespucci e Melghera che presentavano sempre delle concentrazioni medie elevate di cromo, anche se sotto i limiti normativi. Sarebbe quindi oggi importante conoscere da dove arriva l’acqua delle immissioni sostitutive e qual è il reticolo dei punti di prelievo dei controlli della AST.

Segnaliamo che la Carta per l’acqua è stata anche usata dal gestore del servizio come un elemento di marketing aziendale sulla base del coinvolgimento di quelli che chiama “stakeholders”. In realtà, come abbiamo sottolineato, i cittadini sono portatori di diritti, in questo caso del diritto all’informazione sull’acqua, e non (solo) d’interessi.

In attesa che anche gli altri sottoscrittori della Carta dell’acqua facciano un loro bilancio, noi chiediamo a chi si candida ad amministrate la nostra città di inserire precisi impegni sulla trasparenza e sul diritto all’informazione, qualità dell’acqua compresa,  prendendo spunto ed esempio da quanto è stato fatto in altri comuni (vedi a Brescia sulla riduzione del cromo in falda).

 

Beni comuni ed elezioni: cominciamo dall’acqua

Cosa diranno o prometteranno i candidati a sindaco di Cernusco sui beni comuni? Acqua, aria, consumo di suolo, gestione dei servizi comuni, sono temi rispetto ai quali le decisioni del presente hanno conseguenze sul futuro della città e dei nostri figli. Per questo stiamo preparando una sorta di libro bianco sui beni comuni da proporre a ciascun candidato sindaco. 

Nel frattempo iniziamo con una segnalazione sull’acqua di Cernusco: nel 2015 sono stati fermati tre pozzi (Vespucci, Melghera, Firenze) che da anni presentavano valori di Crono elevati, anche se sempre entro i limiti normativi e nella rete idrica cittadina è stata immessa acqua da altre connessioni.

Una delle nostre battaglie era stata proprio quella della trasparenza sui dati della qualità dell’acqua, oggi a tre anni dalla Carta d’intenti per la qualità dell’acqua pensiamo che ci sia ancora molta strada prima che i cernuschesi trovino le analisi relative all’acqua di ciascun pozzo della rete idrica riportate sul portale del comune con sistematicità.

La disponibilità dei dati ela trasparenza sulle informazioni sulla qualità dell’acqua sono tem rispetto ai quali va chiesto ai candidati sindaco un impegno preciso.

#ecuosaccoleaks: un primo bilancio

ecuo_abbandonatoA più di un mese dall’introduzione dell’ecuo sacco né il gestore del servizio né l’amministrazione hanno fatto un bilancio sul funzionamento della nuova modalità di raccolta dei rifiuti indifferenziati.
A Cernusco la raccolta differenziata è ferma da molti anni intorno al 65%, l’ecuo sacco è lo strumento “sperimentale” che dovrebbe portarla ad almeno il 70%: si tratta di un sacco di plastica colore rosso (blu per le utenze non domestiche) su cui è stampato un codice numerico collegato alle utenze registrate ai fini della tassa sui rifiuti da usare per i rifiuti secchi/indifferenziati, distribuito in numero contingentato (devono durare sino a dicembre 2017) e che viene ritirato una sola volta alla settimana, al posto delle due precedenti.
Lo scopo è di ridurre sempre di più la quantità di rifiuti indifferenziati che vanno all’inceneritore, quindi un obiettivo importante e significativo per la tutela ambientale e per le ricadute economiche che comporta legate alla riduzione dei costi di smaltimento e quindi alle tasse che pagano i cittadini per il servizio di igiene urbana.

Eppure l’entrata in vigore di questo provvedimento ha destato fra i cernuschesi molte polemiche per le modalità con cui è stato realizzato e per ciò che comportava. Nonostante il passaggio all’ecuo sacco si conoscesse da tempo (è dal novembre scorso che l’amministrazione ha avviato l’iter per la sua introduzione) solo dal 1 maggio è iniziata la sua distribuzione alle 16400 utenze di Cernusco e dal 1 giugno si utilizzano le nuove procedure di raccolta.
Come avevamo già sottolineato, le comunità sono sempre conservatrici e far cambiare le abitudini non è mai semplice, per questa ragione occorre prima di tutto convincere i cittadini che si tratta di una buona cosa, utile a tutta la comunità, all’ambiente e, se ben attuata, persino alle loro tasche.

rifiuti-_viaGoldoniA questo scopo occorreva prima di tutto dare il buon esempio adottando misure analoghe nei luoghi pubblici (non ci sono a Cernusco cestini per la raccolta differenziata) e mettere in campo una serie di misure collaterali che rendessero più semplice ed agevole differenziare e ridurre i rifiuti: dalle convenzioni con gli esercizi commerciali per la riduzione degli imballaggi (tipo detersivi alla spina, adozione di involucri più facilmente riconoscibili e separabili, predisposizione di aree dedicate al conferimento di particolari tipologie di rifiuti, tipo olio vegetale, sughero), alla previsione di incentivi per la predisposizione nei condomini dei locali tecnici adeguati alla raccolta. Soprattutto l’introduzione di misure solidali verso quelle categorie e/o fasce della popolazione che, per la riduzione della frequenza di ritiro ad una sola volta la settimana e per il numero contingentato di sacchi a disposizione, si trovano in difficoltà (chi usa pannoloni, pannolini, presidi sanitari e persino chi ha dei gatti).

filanda170516A tutte queste obiezioni, espresse con vivacità sia nell’assemblea pubblica di presentazione del progetto del 17 marzo che con dovizia di particolari nel gruppo Facebook No all’ecuo sacco, si all’equa TARI che conta più di mille aderenti, il sindaco ha risposto liquidandole con un consunto luogo comune pure sessista (commenti da suocere), salvo poi in tutta fretta essere costretto a predisporre i dispositivi amministrativi a copertura del provvedimento, perché mancavano pure quelli.

Così dopo più di un mese di ecuo sacco i cernuschesi si sono indispettiti (complice pure l’infelice esternazione dell’amministratore della CEM Ambiente: i cernuschesi hanno la puzza sotto il naso) e la città è diventata più sporca a causa degli abbandoni indiscriminati di rifiuti in giro per la città.
Non convince affatto “l’avevamo messo in conto” da parte di gestore ed amministrazione perché basta farsi un giro sui social media per capire che troppe cose non vanno bene: la quantità di sacchi e rifiuti abbandonati è aumentata, gli orari di conferimento in strada per la raccolta non sono affatto rispettati, ci sono aree della città (le zone industriali) e fasce di popolazione con esigenze concrete del tutto ignorate.

Le utenze non domestiche infatti (sono il 10% del totale, 1746 su 16393) contribuiscono alla TARI con quasi il 50% dei costi, però il 30% delle utenze registrate non ha ancora ritirato l’e.s., ci sono numerose segnalazioni di mancato ritiro dei rifiuti ed il calendario di raccolta è del tutto inadeguato (ad esempio si richiede l’esposizione della carta per la raccolta al sabato, quando gli esercizi sono chiusi).

ecuo_pannoliniAncora più gravi sono i problemi segnalati per le utenze domestiche per le quali l’introduzione dell’ecuo sacco ha rappresentato una riduzione del servizio (le zone sono passate da quattro a tre e la raccolta da due ad una volta alla settimana) con pesanti conseguente sulla gestione dei rifiuti organici.
I 40 litri del sacco rosso (dichiarati, ma non reali) non bastano a chi ha bisogno di buttare pannolini/pannoloni e presidi sanitari dovendoli conservare per una settimana come richiesto, al contrario sono troppo grandi per nuclei famigliari mono o bicomponente che finiscono per tenerlo in casa per più settimane.
L’adeguatezza dimensionale rispetto alla tipologia delle utenze era una criticità segnalata già in altri ambiti ove è stato sperimentato l’ecuo sacco, ma non se ne è tenuto conto.

Ma al di là delle dimensioni, colpisce la completa assenza di attenzione e solidarietà verso chi è in difficoltà: alle obiezioni si risponde con l’assegnazione di un numero maggiore di sacchetti, quando il problema è la frequenza di smaltimento per un rifiuto organico putrescente.

In molti altri comuni è stato istituito un servizio di ritiro a richiesta per pannoloni/pannolini e presidi sanitari. Basta compilare un modulo di autocertificazione ed il sacco dedicato NON viene neppure conteggiato ai fini della TARI.
Per non parlare delle Agevolazioni a favore di categorie sociali e sostituzione del Comune per chi la tassa sui rifiuti proprio non se la può permettere o dell’istituzione di un fondo di solidarietà a favore delle fasce deboli della popolazione nonché dei settori economico-produttivi che versino in situazioni di crisi o di particolare difficoltà. Questa richiesta è stata fatta presente da alcuni cittadini (fra cui il nostro comitato) ma è stata assolutamente ignorata da chi prende le decisioni che neppure inserisce fra i principi ispiratori dell’eco sacco la solidarietà.

lettiere_cem_bocconiE c’è pure il problema di chi ha dei gatti: come i pannolini, le lettiere vanno smaltite nell’ecuo sacco con gli stessi problemi di conservazione casalinga per sette giorni. Eppure nello studiogreencat_lettiera della Bocconi usato a supporto della scelta CEM si segnalava una campagna “lettiera” volta alla riduzione del rifiuto indifferenziato con il riferimento all’uso delle lettiere vegetali della campagna Gatti sostenibili, impronte ecologiche leggere di cui non si trova alcuna traccia né sul sito di CEM, né fra i consigli dell’amministrazione. A questo riguardo si segnala invece l’autonoma iniziativa di una farmacia cernuschese che promuove in vetrina la lettiera ecologica.

Sempre in relazione al tema dell’informazione e nonostante il contratto di servizio lo preveda espressamente, nessuna campagna è stata messa in atto per la promozione dell’uso di pannolini ecologici, né di coppette mestruali al posto degli assorbenti igienici.

L’unica iniziativa di promozione è la messa a disposizione di una compostiera per il riutilizzo degli scarti vegetali. Occorre però fare richiesta alla sezione TARI gestita da CEM per conto del comune attraverso un modulo che si potrebbe scaricare direttamente dal portale del comune, come accade per Capannori. A questo riguardo segnaliamo che chi fa il compostaggio domestico avrebbe diritto ad una riduzione della TARI del 10% sulla parte variabile, ma non è chiaro come verrà applicata. Sempre a Capannori la riduzione arriva al 20% per le utenze domestiche ed è prevista anche per i ristoratori che fanno il compost.

Per ora ci fermiamo qui, alle prossime puntate per gli approfondimenti sugli aspetti economici e sulla congruità dei dati proposti.

Ecuo sacco o della democrazia dai rifiuti

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Sudditi viziati. Così sono stati considerati gli abitanti di Cernusco perché godono del privilegio della raccolta due volte la settimana dei rifiuti secchi, mentre gli altri comuni serviti dal gestore del servizio di igiene urbana ne hanno una sola. Ma a partire dal 1 giugno, come hanno comunicato insieme il sindaco e l’assessore all’ecologia nell’assemblea convocata mercoledì 17 maggio per informare i cittadini della novità, la raccolta differenziata subirà un cambiamento strutturale con l’introduzione dell’ecuo sacco: alle famiglie verranno distribuiti sacchetti per i rifiuti indifferenziati in numero contingentato, calcolati proprio sulla base di una sola raccolta la settimana.
Far cambiare abitudini ad una comunità è sempre difficile, soprattutto se gli effetti positivi di lungo respiro della modifica non sono ben definiti e se ne percepiscono solo i contingenti aspetti negativi. Per questo sarebbe stato importante rendere partecipe del progetto la comunità cernuschese attraverso un percorso in primo luogo di comunicazione e poi di sperimentazione. Inoltre poiché la gestione dei rifiuti è un servizio di interesse collettivo, sarebbe stato l’ambito ideale di sperimentazione di quelle buone pratiche partecipative che stavano fra le promesse con cui si era presentata questa amministrazione.
Il sindaco ha invece trattato i suoi concittadini da sudditi cui comunicare solo le decisioni prese nel palazzo ed ha dichiarato di non credere affatto alla “democrazia assembleare”. Eppure proprio ad un’assemblea ha fatto ricorso per rivolgersi ai cernuschesi, perché in questo modo – come sanno bene tutti, specie quando le regole le stabilisce chi la conduce – la partecipazione dei cittadini diventa uno sfogatoio privo di incidenza concreta. La differenza fra comandare e governare sta nel modo con cui si assumono decisioni e se l’amministrazione comunale ha fatto ricorso alla democrazia assembleare piuttosto che alla democrazia partecipativa è perché preferisce evitare il percorso definito e regolato di dialettica fra la sfera dei decisori e quella degli altri soggetti coinvolti.
Gli elementi di debolezza del progetto sono emersi chiaramente. A cominciare dal motto “Chi inquina paga” usato (per il momento) come slogan di riferimento per la campagna dall’amministrazione e dal gestore. Le dirette conseguenze di ogni approccio punitivo legato a sanzioni sono sempre che chi ha i soldi inquina quanto vuole; chi fa il furbo non paga mai, nemmeno quando inquina; anche se ne becchi uno che ha infranto le regole, il ricorso favorevole è scontato e alla fine non paga mai nessuno. Meglio sarebbe passare al motto opposto: “chi non inquina viene premiato”: ad esempio, con un’applicazione solo un po’ più evoluta della CEM card si può fare il conteggio dei diversi conferimenti di ciascuna utenza a cui corrispondono poi degli sgravi fiscali o altre forme di incentivi.
Gli amministratori hanno dichiarato che la riduzione del servizio ad una sola raccolta settimanale del secco consente un risparmio di 30 mila Euro (su più di 4 milioni), disagio che sarebbe compensato da un’intensificazione di altri servizi (raccolta con mezzi piccoli nel centro, ampliamento dei giorni di raccolta post festivi, diserbo aggiuntivo). E’ quindi chiaro che non sarebbero i 30.000 euro a far saltare il banco, quanto la mancata omologazione alla scala dei comuni serviti da CEM dell’architettura complessiva del sistema di raccolta che è calibrato su costi di un solo giro ogni sette giorni.
Tale riduzione della frequenza non tiene però conto delle criticità che può comportare la conservazione in casa (o nei locali condominiali) per una settimana di pannolini, pannoloni usati e pure delle lettiere dei gatti. Ci sono categorie di persone con esigenze particolari per le quali occorreva prevedere clausole di salvaguarda con raccolte mirate, oppure – come è stato previsto in altri comuni – modalità diverse per i condomini più grandi. Così come sarebbe stato opportuno prevedere forme agevolate dal punto di vista procedurale e degli oneri urbanistici per l’adeguamento dei locali tecnici dedicati allo stoccaggio dei rifiuti.
Sarebbe stato un vero segnale di attenzione e cura da parte dell’amministrazione comunale. Ora c’è solo una vaga rassicurazione a rifare il punto della situazione fra qualche mese.
Infine, ma non ultime, le forme con cui è stata condotta l’assemblea, ove assessore all’ecologia e soprattutto il sindaco, invece che spiegare ai cittadini la bontà politica ed economica della scelta di un gestore del servizio rispetto ad un altro, si sono messi a discutere del numero di sacchetti, giorni e lettiere di gatto mentre i tecnici CEM facevano da guardaspalle. Così a difendere quella che è una scelta tecnico-operativa del gestore è stato il sindaco, che invece avrebbe dovuto convincere i cittadini della bontà di una scelta politica rivolta alla riduzione dei rifiuti e al miglioramento del sistema di raccolta.
Il risultato è stato l’incapacità di controllare l’ira funesta del pubblico e soprattutto delle signore, cui verrà dimezzata l’igiene domestica, per niente convinti dalle prevedibili e precostituite risposte del sindaco e più interessati agli interventi dei tecnici CEM.
L’ecuo sacco comunque dimostra come si possano attuare o meno buone pratiche di democrazia anche a partire dalla monnezza , un esempio di democrazia dai rifiuti.

PLIS Est delle cave: chi ha paura dei cittadini?

risposta_rich_comunicazione160316Destino travagliato quello del PLIS Est delle Cave: a sette anni dall’istituzione non solo non funziona, ma non ha neppure completato la nomina degli organismi né la stesura dei regolamenti. La convenzione che ne regola la gestione avrebbe dovuto essere sottoscritta da tutti i comuni aderenti al PLIS, ma lo scorso 1 marzo una modifica introdotta dal consiglio comunale di Cologno ne ha bloccato di nuovo l’iter.

L’emendamento introdotto implica che tutte le aree su cui ci sono dei vincoli previsti nei PGT dei comuni e che nello stesso tempo ricadono nel perimetro del Parco vanno inserite nel PLIS. Ciò non era stato fatto per le aree del comune di Cernusco interessate dall’ampliamento del Centro commerciale Carosello, chirurgicamente tenute fuori nel 2014 dal perimetro del parco. Così l’emendamento introdotto da Cologno, se da una parte blocca l’iter istitutivo del parco, dall’altra gli restituisce senso dal momento che l’espansione di un centro commerciale a spese di un pezzo del parco degli Aironi mal si concilia con gli obiettivi di tutela ambientale che si prefigge il PLIS.

Il comune di Cernusco, nella sua veste di comune capofila, ha convocato per il prossimo 18 marzo la riunione del comitato di gestione del parco formato dai sindaci (o loro delegati) dei Comuni del Parco (Brugherio, Carugate, Cernusco, Cologno Monzese e Vimodrone) per un confronto.

Il comitato Bene Comune Cernusco, in qualità di componente del Forum Consultivo di partecipazione del PLIS, ha chiesto al presidente pro tempore del PLIS (l’assessore del comune di Cernusco Giordano Marchetti) di indicare luogo ed ora della seduta in modo da potervi partecipare per ascoltare il dibattito dal momento che la convocazione non è stata pubblicata. Ci è stato risposto che “le sedute non sono pubbliche” ma alla nostra replica che la convenzione non prevede sedute a porte chiuse e che quindi il diritto di tribuna non è escluso, la risposta è stata che “tale circostanza non era prevista dalla convenzione”, non è quindi ammessa un’interpretazione estensiva se il legislatore (sic) ha omesso di normarla e che anche le convocazioni non vanno pubblicate.

Lasciamo ai legulei l’interpretazione in senso restrittivo di un articolo che non c’è nella convenzione e che quindi non può vietare le sedute pubbliche. Rimane il dato politico di un’istituzione che non riconosce il diritto di tribuna e che ha paura di aprire le porte ai cittadini. E persino vuol tenere nascosta la convocazione del comitato di gestione (anche se l’art. 10 del Testo unico degli Enti Locali dice un’altra cosa).

Il cielo sopra Cernusco

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smog padano – 1.11.2014, credits: Luca Lombroso

Il cielo sulla pianura padana, così come appariva il primo novembre. Quella che sembra nebbia è smog. Il trasporto su strada è una delle principali fonti d’inquinamento della provincia di Milano.

E’ necessaria una valutazione più attenta dell’incidenza dell’incremento di traffico automobilistico legata all’ampliamento del centro commerciale Carosello sulle concentrazioni di sostanze inquinanti. L’amministrazione ha il dovere di richiedere e presentare ai cittadini dati aggiornati sull’inquinamento.

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