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Acqua e informazione – un anno dopo

gocciaFONDOLo scorso 1 aprile siamo stati invitati a partecipare al tavolo di lavoro incaricato di fare il punto sulla Carta per l’Acqua, il protocollo procedurale sull’informazione dell’acqua che arriva nelle nostre case, scaturito da una proposta del nostro comitato.
L’incontro è stato promosso dal gruppo CAP, il gestore del servizio idrico di quella che era la provincia di Milano, ed ha visto riuniti appunto i rappresentanti di CAP (Lorenzo Barilli, Davide Chiuch, Matteo Colle), del Contratto Mondiale per l’Acqua (Rosario Lembo), del comitato Bene Comune Cernusco (Fabio Battagion, Jasmine La Morgia) e di Cernusco, comune capofila del progetto, presente con la responsabile dell’ufficio ecologia (Caterina Streitenberger). Mancavano Legambiente ed i sottoscrittori istituzionali: Conferenza dei Sindaci, presidente della Provincia di Milano e ATO provincia di Milano.
L’assenza dei profili istituzionali ha rappresentato di per sé un limite funzionale, dal momento che mancavano gli interlocutori deputati ad esprimere una valutazione complessiva ad un anno dalla sottoscrizione e a mettere in campo le disponibilità rispetto all’estensione dell’applicazione della Carta ad un più ampio ventaglio di comuni attraverso la messa a disposizione di strumenti concreti per l’adesione.
Il gruppo CAP ha messo in evidenza la profonda ristrutturazione dei portali informativi e l’inserimento in una sezione dedicata delle informazioni previste dal protocollo d’intenti sull’Acqua, segnalandone però lo scarso seguito rilevato in termini di accessi. Pertanto, a loro avviso, la comunicazione sulla qualità dell’acqua va ridefinita in modo da risultare più accattivante e/o di più immediata percezione. Un’ulteriore criticità segnalata è la difficoltà di presentare in modo semplice a profili di utenti con diverso grado e consapevolezza culturale dati ed informazioni di natura tecnico-scientifica.
Analoga segnalazione è arrivata dal comune di Cernusco, che ritiene le informazioni sulla qualità dell’acqua un elemento che finisce per creare confusione e preoccupazione nei cittadini che, a causa del basso grado basso di conoscenza del tema, spesso hanno una lettura non corretta dei dati. Viene comunque ammessa la scarsa evidenza dedicata alla Carta dell’Acqua sul portale dell’amministrazione (la sezione è relegata in una pagina secondaria) e addirittura l’assenza di riferimenti diretti o indiretti alla Casa dell’Acqua, inaugurata a Marzo dell’anno scorso proprio in occasione della firma del protocollo d’intenti sull’acqua, come rilevato nel nostro report.
Il segretario del Contratto Mondiale per l’Acqua ed i portavoce del Comitato Bene Comune Cernusco hanno riaffermato la necessità di recuperare lo spirito della Carta che considera l’informazione parte dei diritti di cittadinanza – così come espresso sin dall’epigrafe del premio Nobel E. Ostrom che l’accompagna – in modo da garantire a tutti i cittadini l’accesso ai dati sulla qualità dell’acqua, secondo quanto previsto dal protocollo. Lo sforzo da fare sarà quindi quello di presentare in modo adeguato l’insieme dei dati e delle informazioni, magari differenziandole in relazione alla maggiore o minore complessità, tenendo presente che l’ambito delle istituzioni ed il gestore hanno precise responsabilità rispetto ad un bene comune qual è l’acqua in quanto soggetti pubblici.
E, poiché la Carta, lo ricordiamo, è nata per sanare un deficit informativo, l’esigenza cui deve rispondere è quella dell’informazione, costituendo una sorta di Freedom of Information Act sull’acqua di rete. Infine, ma non ultima, la necessità di ampliare il numero dei soggetti (comuni ed associazioni): a questo riguardo gli interlocutori istituzionali devono considerare la Carta per l’Acqua un elemento di governance, da inserire nel costituendo profilo della Città Metropolitana in termini di attività di indirizzo, gestionali, regolazione e controllo.
Facciamo quindi riferimento al nostro primo cittadino Eugenio Comincini, perché nella sua veste di Sindaco di Cernusco sul Naviglio, capofila del progetto, vice Sindaco metropolitano, nonché presidente del Comitato di Indirizzo Strategico di CAP Holding, si faccia parte attiva nel promuovere la Carta per l’Acqua e nell’adottare gli strumenti atti a farla funzionare meglio.

l’acqua che beviamo e la carta di Cernusco

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L’Italia è il maggior consumatore al mondo di acqua minerale. Ogni anno ne entrano nelle nostre case 12 miliardi di litri, vale a dire circa 200 litri pro capite. E un italiano su due beve esclusivamente acqua imbottigliata. Sempre uno su due la considera più pura dell’acqua del rubinetto, uno su tre la reputa migliore al gusto, uno su sei dice che è «meno dura». Ma davvero sappiamo che cosa beviamo? E le acque minerali sono migliori dell’acqua distribuita dalla rete idrica? Come se ne valuta la qualità?

Sono passati quattro anni dall’inchiesta de Le Scienze sulla qualità dell’acqua e poco è cambiato da allora. I dati Istat più recenti indicano che i consumi di acqua minerale continuano ad essere elevati: nel 2010 il 61,8% delle famiglie italiane ha acquistato acqua minerale con una spesa media mensile di 19.5 euro. Inoltre gli italiani continuano a non avere troppa fiducia nei confronti dell’acqua del rubinetto: il 30% delle famiglie nel 2011 ha al suo interno uno o più componenti che non la bevono perché non si fidano.

I dati Istat non indagano sulle ragioni della diffidenza, come fa invece l’EPAL (Empresa Portuguesa das Águas Livres, società per azioni a capitale pubblico, di proprietà al 100% di AdP- Águas de Portugal) che nel suo rapporto annuale sull’indice di soddisfazione del cliente riporta come motivi: qualità/sapore (59.1%); preferenza per altra acqua (25%), mancanza di fiducia (4,5%), problemi di salute (4.5%), altri motivi (6,8%). C’è da dire però che la percentuale di utenti EPAL che bevono acqua del rubinetto è del 83,1%, un valore molto lontano dalle percentuali italiane.

Sarebbe interessante anche per l’Italia un’analisi comparativa delle ragioni che spingono a bere l’acqua in bottiglia piuttosto che quella del rubinetto e l’incidenza  della scarsa/carente informazione sulla sua qualità. Lo studio Che cosa sappiamo dell’acqua che beviamo?, realizzato nel 2011 da Cittalia (fondazione Anci Ricerche) per conto di Coop Italia, dà un quadro di riferimento della disponibilità ed accessibilità dei dati sulla qualità dell’acqua presentati sui siti Internet di 184 gestori di acquedotti aderenti a Federutility e sui siti delle amministrazioni locali ai quali queste rimandano per la comunicazione al cittadino. Nella maggior parte dei casi analizzati le informazioni sulla qualità dell’acqua sono così limitate che i cittadini orientano le scelte di consumo sulla base di indicatori soggettivi (gusto, olfatto) piuttosto che sui dati relativi agli indicatori chimici e microbiologici. E Cernusco non fa eccezione.

Per contribuire a sanare questo deficit informativo il comitato Bene Comune Cernusco chiede da tempo a gestore locale ed amministrazione un protocollo procedurale condiviso regolativo dell’informazione sull’acqua distribuita dall’acquedotto locale (il piano per l’acqua). Tale esigenza è stata recepita ed è stato avviato nei mesi scorsi un confronto con CAP Holding ed amministrazione che ha portato alla definizione di un memorandum propositivo. Nell’ultimo incontro dello scorso 15 gennaio CAP Holding aveva presentato una proposta di lavoro, invitando le altre parti coinvolte a far pervenire osservazioni e rilievi entro il 30 gennaio.

Lo scorso 29 gennaio abbiamo inviato a CAP Holding ed amministrazione la nostra revisione della proposta: la Carta per l’acqua, un “quadro di azioni condiviso” dove ciascuna componente assume impegni definiti dalla funzione specifica che attiene all’ambito di appartenenza (istituzioni, gestore, cittadinanza), più vicino agli indirizzi concordati nel memorandum propositivo.

Nella Carta per l’acqua (e se la chiamassimo Carta di Cernusco?) abbiamo inserito i riferimenti valoriali all’acqua come bene comune ed al coinvolgimento delle comunità sull’informazione e gestione dei beni comuni. Fra le azioni positive da intraprendere, il monitoraggio della gestione del servizio idrico attraverso campagne di valutazione basate su indicatori della tipologia consumi idrici dei cittadini e del loro grado di soddisfazione negli confronti del servizio.

La proposta della Carta per l’acqua/Carta di Cernusco è partita dall’esigenza locale di sanare il deficit di informazione sull’acqua che è, però, un dato così comune a molti contesti da assumere valenza più generale, utile a coinvolgere realtà territorialmente più ampie. Con questo spirito ne abbiamo chiesto la valutazione alle associazioni del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ed alle altre associazioni che si occupano di beni comuni.