comunicato_290914

“Promuovere percorsi di partecipazione”

a proposito di dibattito pubblico:

La prima fase è la presentazione pubblica del progetto, resa possibile da uno stadio preliminare di circa due o tre mesi in cui il proponente prepara un approfondito dossier illustrativo in linguaggio non tecnico. Il dossier iniziale non è l’unico documento del dibattito pubblico, i materiali sul progetto si arricchiscono nel corso del processo grazie ai contributi degli attori interessati all’opera attraverso i cahiers d’acteurs (quaderni degli attori) a cui la commissione locale è tenuta a dare ampia diffusione.

La seconda fase corrisponde allo svolgimento vero e proprio del dibattito. Lo scopo è di favorire una discussione aperta e il più possibile estesa sui punti critici del progetto, garantendo che tutti i punti di vista siano ascoltati e che, laddove necessario, siano reperite expertise tecniche in aggiunta a quelle inizialmente coinvolte. Questa fase dura quattro mesi, prorogabili a sei, e viene realizzata secondo modalità definite autonomamente dalla commissione locale. Si seguono alcuni principi generali: massima apertura del dialogo (tutte le persone che desiderano esprimersi possono farlo), trasparenza dell’informazione (tutto deve essere condiviso e reso pubblico), esaustività delle questioni trattate, pluralismo delle risposte, equivalenza delle voci dei partecipanti. Non è escluso che il confronto possa condurre a momenti di esplorazione e successiva mediazione su alcuni aspetti del progetto, così come avviene nella mediazione dei conflitti, ma non si tratta di un requisito minimo per il dibattito.

La terza fase è la conclusione del processo, che avviene con la redazione da parte della commissione di una relazione finale. A tre mesi dalla consegna della relazione il soggetto proponente è tenuto a esprimere pubblicamente la sua decisione in merito al proseguimento o meno dell’opera e a motivarla in relazione ai risultati del dibattito pubblico. Attenzione: il proponente non è tenuto a seguire le eventuali indicazioni contenute nel rapporto, ma si deve limitare a spiegare il motivo della sua decisione…

… È importante sottolineare che i processi di confronto pubblico non si propongono come un’azione sostitutiva, bensì come un prezioso servizio per la politica. L’ente o l’istituzione che promuove il confronto si limita, temporaneamente, a sospendere il giudizio, in attesa che vengano alla luce gli interessi e le possibili soluzioni, per assumere infine la propria decisione (a volte anche cambiando orientamento rispetto a quello emerso dal percorso, ma motivandone pubblicamente le ragioni).

Questi strumenti consentono di contenere i percorsi decisionali entro tempi e costi di progettazione definiti (in alcuni casi diminuendoli); di favorire l’apprendimento reciproco, permettendo di ridefinire i punti di vista (senza limitarsi a registrarli); di incorporare il sapere esperto in modo da elevare il confronto (costruendo basi solide per la decisione); di strutturare il lavoro in fasi per arrivare a risultati chiari (per consegnarli al decisore)…

Cosa fare, come fare, Iolanda Romano, Chiarelettere

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