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Premiati i vincitori del concorso dedicato al Parco Est delle Cave

Sabato 27 settembre, nella sala consiliare del Comune di Brugherio, si è svolta la premiazione del 4° Concorso di Fotografia e Disegno Naturalistico dedicato al Parco Est delle Cave, un appuntamento ormai consolidato, nato proprio per far conoscere le sue caratteristiche del parco per iniziativa di Bene Comune Cernusco con il patrocinio del  Parco e  dei Comuni aderenti al PLIS Est delle Cave.

A fare gli onori di casa l’assessore Carlo Nava di Brugherio, affiancato dall’assessore Piergiorgio Comelli di Carugate, in rappresentanza del Comitato di Gestione del Parco. Un ringraziamento particolare va al Comune di Brugherio che ha messo a disposizione la sala consiliare e la calda ospitalità.

Quest’anno le opere arrivate sono state di particolare qualità ed interesse ed hanno messo in luce particolari della fauna e della flora del parco che speriamo possano diventare sempre più riconoscibili da tutti. È proprio questo lo spirito con cui il concorso è nato: imparare a osservare e a riconoscere ciò che ci circonda.

Le immagini premiate non sono solo belle: sono anche molto importanti come contributo alla conoscenza scientifica del territorio. Possono infatti trasformarsi in strumenti di citizen science, quella pratica di “scienza partecipata” che coinvolge i cittadini nella raccolta di dati e osservazioni. Ogni scatto che documenta specie, ambienti e comportamenti animali diventa un tassello che arricchisce la conoscenza della biodiversità locale e può aiutare a monitorarne lo stato di salute.

I vincitori delle categorie per

  • Disegno Ragazzi – Alessandro Ciampi
  • Foto Minori 14 anni – Samuele Tresoldi
  • Intervento Umano – Maurizio D’Alterio
  • Acqua – Raffaele Piazzolla
  • Fauna – Grazia Tasselli
  • Flora – Sabrina Tresoldi
  • Disegno Adulti – Liliana Luciano

Segnaliamo con piacere i diversi contributi al concorso che sono arrivati da Brugherio e Carugate, segno di un forte legame con il parco. Al contrario, registriamo con dispiacere l’assenza delle rappresentanze istituzionali di Cernusco e Vimodrone: due comuni che fanno parte del PLIS ma che hanno scelto di non presenziare a questo momento.

La mostra delle foto vincitrici sarà ospitata a Carugate dal 15 novembre al 23 novembre, nell’atrio della Biblioteca Civica Atrion Via Santa Caterina da Siena 1. Inaugurazione ore 17:00 di Sabato 15 Novembre. Un’occasione per ammirare da vicino gli scatti premiati e riflettere insieme sul valore di questo parco come bene comune, come scrigno di biodiversità e spazio di comunità.

Un grazie va a tutti i partecipanti che con le loro immagini hanno saputo regalarci sguardi nuovi sul paesaggio che viviamo ogni giorno, al Parco Est delle Cave e ai Comuni per il patrocinio.

Samuele Tresoldi – foto ragazzi

Alessandro Ciampi – disegno ragazzi

Grazie Tasselli – sezione fauna

Sabrina Tresoldi – sezione flora
Raffaele Piazzolla – sezione acqua

Maurizio D’Alterio – intervento umano
Liliana Luciano – disegno adulti

Le foto della quarta sezione del concorso le trovate qui

Le osservazioni sul Piano Attuativo Cevedale-Bassano

Le osservazioni sul Piano Attuativo sono state quasi tutte respinte, di seguito ve ne proponiamo una sinossi:


Cernusco in Comune e Osservatorio per la tutela del suolo e del paesaggio Nord Est milanese – due osservazioni:
rischio idraulico: respinta “in quanto assolta nel procedimento VAS della Variante 2 al PGT e negli elaborati del PA adottato” e che occorrerà il parere favorevole di CAP a corredo della richiesta del Permesso di Costruire,
destinazione ai giovani dell’edificio pubblico e sua realizzazione temporale: rubricata come “suggerimento”, senza effetti concreti.

Bene Comune Cernusco – sette osservazioni: tutte respinte.
Tempistiche e modalità di attuazione del procedimento: respinta perché conformi alle prescrizioni di legge.
Tale indicazione nulla toglie al dato politico da voi rilevato sull’adozione avvenuta a soli quindici giorni dalla conclusione della campagna elettorale, circostanza che solleva dubbi sull’opportunità politica e amministrativa del provvedimento che non ha avuto occasioni di confronto politico fra i candidati e, soprattutto, con la cittadinanza.


Potenziale conflitto di interessi nella progettazione respinto perché non ci sono conflitti rispetto alle norme vigenti.):
Lo studio professionale che ha redatto il Piano Attuativo è lo stesso che redatto il PGT del 2011 (vigente). È chiaro che in questo caso il professionista assume una veste double face, l’arbitro diventa giocatore nella partita, un caso di deontologia professionale e conflitto d’interessi..
– Consumo di suolo e costi ecosistemici: respinta in quanto il Piano Attuativo è conforme al PGT, la cui compatibilità ambientale e sviluppo sostenibile è stata valutata Valutazione Ambientale Strategica.
Il PGT è stato approvato nel 2011, in quindici anni sono cresciuti gli elementi di conoscenza e consapevolezza dei rischi ambientali eppure l’amministrazione si trincera dietro il rispetto formale delle norme, mentre ribadiamo che “La mancata valutazione, da parte del Piano Attuativo sull’ambito m1_3, dei costi economico-finanziari della perdita di suolo e dei servizi ecosistemici correlati costituisce una grave lacuna, che rivela un approccio omissivo e irresponsabile nei confronti delle conseguenze ambientali, economiche e sociali dell’intervento, soprattutto in termini di giustizia intergenerazionale.”

Sensibilità paesaggistica e valore del paesaggio agricolo: respinta in quanto le azioni richieste sono state assolte nel procedimento istruttorio del piano.
L’amministrazione si trincera dietro l’iter amministrativo ed il parere “neutro” della commissione paesaggio; dunque, della tutela degli elementi identitari e paesaggistici del territorio nessuno se n’è preoccupato.

Valutazione del rischio idraulico: respinta in quanto le azioni richieste sono state assolte nel procedimento istruttorio del piano e saranno oggetto di approfondimento nei successivi adempimenti del piano.
Gli approfondimenti legati al rischio idraulico dell’area – soggetta a continui allagamenti in occasione di precipitazioni intense – saranno valutati solo al momento della concessione dei permessi di costruire. Come mai non sono stati richiesti studi aggiornati sull’andamento delle precipitazioni locali e le variazioni della falda in modo da valutare l’interferenza delle opere da realizzare e la loro incidenza sulla riduzione delle superfici drenanti e sui carichi di una rete già in sofferenza? Eppure i rischi sono così concreti che la giunta è costretta a richiedere al CAP un supplemento d’indagine rispetto al piano idraulico del 2022.

Compatibilità ecosistemica del progetto: respinta in quanto le azioni richieste saranno oggetto di approfondimento nei successivi adempimenti del piano.
Se “nessuna scelta progettuale è stata considerata approvata nel dettaglio” ci chiediamo a cosa siano servite servano le relazioni del progetto e soprattutto i pareri espressi dall’Ufficio Parchi e Verde Pubblico e del PLIS Est delle Cave, emessi prima del deposito di tali relazioni.
Contestiamo in particolare la considerazione per cui il parco non avrebbe titolo ad esprimere una di valutazione di merito, né sia stata richiesta formalmente: il parco ha tra le sue funzioni di “Indirizzare ed armonizzare le attività di pianificazione urbanistica e programmazione territoriale relative al territorio del Parco” dunque il parco poteva e doveva svolgere un ruolo attivo e coerente con la sua missione, opponendosi a interventi che compromettono gli equilibri ecologici, la biodiversità, i corridoi ecologici e il paesaggio agrario storico.
Compatibilità art. 41 e 42 della Costituzione: respinta in quanto assolta nel procedimento VAS della Variante 2 al PGT.
L’iniziativa privata secondo i principi sanciti dagli artt. 41 e 42 della Costituzione non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o recare danno all’ambiente Qual è la funzione sociale dei nove palazzi? L’Amministrazione comunale non risponde.

Vivere Cernusco – un’osservazione articolata in tre punti:
Definizione della funzione pubblica dell’edificio in cessione: rubricata come suggerimento
L’edificio in cessione non deve essere inserito fra le opere di urbanizzazione a scomputo: respinta in quanto infondata.
Annullamento della perizia sul valore dei terreni di proprietà comunale e di Città Metropolitana: parzialmente accolta

Cittadina: un’osservazione articolata in tre punti:
l’assenza di coerenza procedurale tra il rilascio del parere ambientale del PLIS e – i documenti progettuali valutati:
– la non conformità del Piano Attuativo alle normative regionali, nazionali ed europee (in relazione al regolamento 1991/2024) in materia di specie esotiche invasive, tutela del suolo agricolo, conservazione della biodiversità e mantenimento della rete ecologica;
il mancato rispetto degli indirizzi tecnici e scientifici espressi dalla relazione naturalistica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca commissionata dallo stesso PLIS.
respinta in quanto le azioni richieste sono state assolte nel procedimento istruttorio del piano e saranno oggetto di approfondimento nei successivi adempimenti del piano.
Inoltre la coerenza del parere rilasciato dal coordinatore del PLIS rispetto alle tempistiche di integrazione del piano si rileva che la documentazione era già completa alla data del rilascio del parere e le integrazioni successive non hanno apportato modifiche tale da ritenere necessario un ulteriore aggiornamento del parere.
… “tutte le piante previste nel presente intervento, non solo le piante posizionate nell’area PLIS, dovranno essere tassativamente specie autoctone”.
Dunque, come per altre osservazioni l’iter formale è stato rispettato e quelle del Piano Attuativo sono solo valutazioni preliminari che saranno oggetto di successivi approfondimenti. Nulla si risponde sul rispetto del regolamento europeo 1991/2024 Ripristino della Natura.

Via Cevedale: lo strano caso della delibera approvata due volte

L’11 agosto la Giunta comunale ha approvato la delibera n. 208 che chiudeva l’iter del Piano Attuativo con le controdeduzioni alle osservazioni inviate dopo l’adozione. Una settimana dopo, però, la Giunta è stata costretta a riunirsi nuovamente nell’ultimo giorno utile per confermare … la stessa delibera a causa di “errore formale” che ne avrebbe compromesso la validità: mancava infatti la registrazione puntuale dei votanti su ciascuna delle osservazioni esaminate.

E così c’è una delibera approvata due volte, procedura singolare ma che evidenza la volontà di voler chiudere in fretta la vicenda, rimediando in corner all’errore.

In sostanza le due delibere rigettano in blocco le criticità sollevate da cittadini e associazioni, salvo un paio di parziali accoglimenti .

Questa vicenda mostra con chiarezza la scelta dell’Amministrazione di assecondare gli interessi privati dell’operatore, sacrificando i beni comuni.

Nonostante i richiami di comitati e associazioni, la Giunta ha deciso di non rimettere in discussione un impianto progettuale che cancella l’occasione di conservare gli ultimi spazi agricoli, i servizi realmente utili, una pianificazione condivisa.

Cosa succede ora?

  • Entro 60 giorni dalla conclusione della procedura espropriativa deve essere stipulata la convenzione urbanistica, salvo proroga concessa dalla Giunta.
  • In assenza di espropri ancora pendenti, la stipula può avvenire anche più rapidamente, ma resta vincolata all’approvazione definitiva della delibera (che ora è stata confermata con l’atto n. 210).

Una volta stipulata la convenzione:

  • entro 120 giorni deve essere richiesto almeno un Permesso di Costruire o una SCIA per il 40% delle volumetrie previste;
  • la convenzione ha validità 10 anni, entro i quali devono essere completate tutte le edificazioni;
  • entro 60 giorni dal collaudo le opere e le aree cedute devono essere trasferite formalmente al Comune;
  • gli operatori restano obbligati a curare la manutenzione del verde per 2 anni dopo il collaudo, oltre a un ciclo stagionale

Tutti questi passaggi avverranno secondo una procedura che non è più pubblica, i cui atti vengono resi disponibili solo attraverso un formale accesso civico.

Per questo sarebbe molto importante che l’Amministrazione comunale garantisse trasparenza, rendendo pubblici i passaggi intermedi e mettendo a disposizione la documentazione relativa. Solo così si può assicurare un controllo diffuso sull’attuazione di un intervento di tale impatto per la città.

Emblematico che la convenzione preveda 6.000 euro per “Spese di comunicazione” per la pianificazione urbanistica da versarsi alla stipula: dunque, il Comune, consapevole della grande opposizione pubblica a questo piano, destina una parte dei soldi per promuovere il suo operato .

La sindaca Paola Colombo porta la responsabilità della cementificazione di Cernusco.
La giustificazione secondo cui “non si poteva fare altrimenti” non regge: il Piano Attuativo poteva essere respinto, Bene Comune Cernusco denuncia le responsabilità dell’Amministrazione che, invece di ripensare l’intervento alla luce delle osservazioni dei cittadini, ha blindato il piano.

Con questo Piano Attuativo, invece, si sarebbe potuto cambiare verso: un’Amministrazione coraggiosa, cui stiano davvero a cuore i beni comuni, avrebbe scelto la difesa dei beni comuni, perché oggi la consapevolezza culturale e ambientale impone scelte radicalmente diverse da quelle del passato e oggi la crisi climatica richiama ciascuno a fare la propria parte, anche a livello locale con azioni concrete che implicano:

  • arresto del consumo di suolo,
  • conservazione della copertura verde e la biodiversità,
  • pratiche concrete per la riduzione dei cambiamenti climatici.

Avevamo anche segnalato alla Sindaca che avrebbe potuto essere la prima in Italia a seguire il Regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), il nuovo strumento giuridico che riguarda il ripristino degli ecosistemi e la conservazione del suolo e della copertura vegetale, ma non ha voluto cogliere questo suggerimento importante,

Non solo, registriamo anche la mancanza di interlocuzione: la sindaca non ha risposto alla nostra lettera aperta e ci ha ricevuto solo la formale richiesta di incontro a seguito della polemica apparsa sulla stampa.

Anche il presidente del parco Est delle Cave ha brillato per la sua assenza, nonostante la nostra lettera aperta in cui chiedevamo al parco di svolgere un ruolo attivo e coerente con la sua missione, opponendosi a interventi che compromettono gli equilibri ecologici, la biodiversità, i corridoi ecologici e il paesaggio agrario storico.

Il caso del Piano Attuativo di via Cevedale-Bassano è emblematico: quando la politica si piega alle esigenze dei privati, gli interessi generali – il paesaggio, gli ecosistemi, la biodiversità – che sono beni comuni, restano fuori gioco e viene pure messo a rischio l’equilibrio idraulico della zona.

Infine, ma non ultima evidenziamo l’inerzia dell’Amministrazione rispetto alla nostra segnalazione della presenza del pioppo con caratteristiche di albero monumentale.

A questo link trovate il dettaglio delle osservazioni e controdeduzioni.

La Giunta approva il Piano Attuativo di via Cevedale-Bassano: la cementificazione e gli interessi privati vincono sul bene comune

Dopo mesi di silenzio – interrotto solo dalle iniziative di informazione della nostra Associazione che hanno portato alla luce le conseguenze della costruzione di nove palazzi sugli ultimi campi agricoli di Cernusco – l’Amministrazione annuncia la «conclusione di un capitolo dell’urbanistica cittadina aperto da tanti anni».

La decisione è stata rivendicata dalla Sindaca Paola Colombo come gesto di “concretezza e responsabilità”: nella visione di questa Amministrazione, evidentemente, distruggere per sempre importanti beni comuni, eliminare suolo fertile, cancellare ecosistemi che garantiscono regolazione ambientale e biodiversità, alterare il paesaggio, memoria identitaria del territorio, il tutto a favore di interessi privati, è una scelta “responsabile” e “concreta”.

E dunque difenderli e salvaguardarli per le generazioni future è irresponsabile e vacuo.

Si dichiara che «rispetto al progetto originario, le volumetrie sono state ridotte di un quarto» e che «vengono introdotte importanti opere pubbliche e tutti gli interventi di mitigazione possibili». Ricordiamo che la riduzione delle volumetrie non elimina affatto gli impatti (anzi, a suo tempo fu la contropartita per eliminare l’edilizia convenzionata a vantaggio del profitto dei costruttori, elemento che nel comunicato della Sindaca viene omesso) e che le opere pubbliche definite “strategiche” consistono in parcheggi per 71 posti auto funzionali unicamente agli immobili costruiti, in 600 metri di pista ciclabile ed in un edificio di uso pubblico con destinazione funzionale ignota, mentre i “palazzi dipinti di verde” sono gli interventi di mitigazione con cui si baratta il bene comune.

“Strategiche” sono quindi opere la cui unica funzione certa è alzare il valore degli immobili.

Non è strategico, invece, salvaguardare risorse ambientali importantissime per il benessere delle persone. E nemmeno salvaguardare gli abitanti della zona, che ogni giorno fanno i conti con pesanti disagi nella mobilità e a ogni evento meteorologico estremo con allagamenti e problemi agli impianti idrici. Problemi che saranno aggravati dall’arrivo di più di cento ulteriori nuclei familiari e da almeno cinque anni di cantiere.

La Giunta ammette la necessità di «un’ulteriore valutazione di soluzioni progettuali alternative» nella fase successiva del permesso di costruire: elementi fondamentali, come il patrimonio arboreo esistente – in particolare il pioppo monumentale – non erano stati adeguatamente considerati e saranno oggetto di «verifiche tecniche e fitosanitarie» solo a seguito delle nostre segnalazioni.

Si evoca inoltre una generica “Città Spugna” come garanzia contro il rischio idraulico, senza dire in cosa consista realmente. Forse si preferisce tacere perché sarebbe stato paradossale dover dire che nelle Città Spugna uno degli elementi fondamentali è proprio incrementare le aree verdi.

Per più di vent’anni i campi di Via Cevedale-Bassano sono stati oggetto di valutazioni, decisioni, provvedimenti: in tutto questo lungo e tortuoso percorso non una decisione è stata presa a favore dell’ambiente.

Ed oggi Il primo atto della sindaca Paola Colombo e della sua Giunta è stata la cementificazione di via Cevedale e per questo saranno ricordati.

È necessario un deciso cambiamento di rotta, concreto e non solo dichiarato, e per questo continueremo a batterci e a informare e coinvolgere i cittadini. Per riequilibrare quella bilancia che pende ancora decisamente troppo a favore dell’interesse privato.

Serve la forza, il sostegno e il contributo di tutti coloro che hanno a cuore il bene della città di Cernusco, della sua comunità e del suo futuro.

Ringraziamo tutti coloro che sono stati al nostro fianco in questi mesi e che lo faranno anche in futuro.

Comunicato a seguito dell’incontro con l’Amministrazione su via Cevedale-Bassano

Siamo stati ricevuti ieri dalla Sindaca Paola Colombo, insieme all’Assessore all’Urbanistica Mauro Andreoni e all’Assessore all’Ambiente Alessandro Galbiati a seguito della richiesta di incontro inviata la scorsa settimana.

Abbiamo presentato l’attività della nostra associazione, che da più di dieci anni si occupa di beni comuni, e soprattutto esposto le preoccupazioni legate alla realizzazione del Piano Attuativo di via Cevedale-Bassano: un intervento che determinerà la perdita irreversibile degli ecosistemi presenti, dello storico paesaggio agrario, delle piante monumentali, dei servizi ecosistemici, con un rischio idraulico sottovalutato e che pone in secondo piano l’interesse generale della comunità rispetto ad interessi privati.

Abbiamo evidenziato che la Giunta Comunale ha la piena podestà di rigettare un Piano Attuativo, pur conforme allo strumento urbanistico vigente, quando ci siano ragioni di interesse pubblico, interesse che un’Amministrazione comunale è chiamata a soppesare e tutelare nelle proprie valutazioni e decisioni.

Ciò che cancelliamo oggi è perso per sempre e dunque abbiamo la responsabilità di preservare i beni comuni per chi verrà dopo di noi.

Ora la scelta è nelle mani dell’Amministrazione comunale.

Da parte nostra – e delle oltre 1.600 persone che hanno già firmato la petizione – la richiesta è chiara: i campi di Via Cevedale-Bassano non hanno il destino già scritto, né possono essere sacrificati in nome di scelte urbanistiche del passato o di automatismi procedurali. Quei campi rappresentano un bene comune da tutelare, oggi, per le generazioni future.

Bene Comune Cernusco Ets

Cernusco s/N, 24.07.2025

Comunicato stampa

Il Piano Attuativo di via Cevedale-Bassano è stato adottato il 12 maggio e pubblicato il 19 maggio. Sono seguite settimane di silenzio tombale della politica, rotto solo dalla nostra voce che ha cercato di illustrare i contenuti del piano e le conseguenze su ambiente, paesaggio ed ecosistemi.

Il 12 luglio abbiamo inviato alla Sindaca Paola Colombo una richiesta formale di incontro – anche a nome dei più di 1500 cittadini che hanno firmato la nostra petizione – cui non è stata data alcuna risposta.

Dopo due mesi dall’adozione del piano, la Sindaca affida alla stampa locale una dichiarazione in cui – con l’Assessore Galbiati – sostiene che su via Cevedale “è stata creata molta confusione” e che “non è vero dire che si può intervenire”.  Sindaca e Assessore ci accusano dunque di falso e di aver fomentato confusione, accuse gravi e lesive della nostra immagine rispetto alle quali ci aspettiamo scuse formali dal momento che, mentre la politica taceva, solo la nostra voce civica ha ritenuto importante raccontare il piano attuativo e le sue conseguenze ai cittadini. Una voce che l’Amministrazione ha scelto di screditare pubblicamente, anziché ascoltare e a cui non ha dato risposta, connotandosi così come inadempiente.

Nel contempo evidenziamo che rispondere a una richiesta di incontro con un’intervista priva del punto di vista della controparte è una modalità elusiva di confronto ed un grave segnale di chiusura al dialogo.

Paola Colombo potrebbe essere ricordata come la Sindaca che ha fermato la cementificazione a Cernusco, oggi invece si connota come la Sindaca che ha rifiutato il confronto con i cittadini, trattandoli da sudditi più che da interlocutori.

La Sindaca e l’Assessore Galbiati affermano inoltre che fermare il Piano Attuativo di via Cevedale è una questione ‘tecnica’ e che non approvare il piano attuativo non è possibile. Una narrazione ancora una volta elusiva perché, dietro al paravento tecnico e burocratico della “inevitabilità”, evita di affrontare il nodo politico legato alla volontà o meno di fermare il progetto, ma soprattutto evita di dare una valutazione sulla preminenza degli interessi generali rispetto a quelli dei costruttori.

Ribadiamo: fermare il progetto è possibile. La giurisprudenza e la normativa urbanistica chiariscono che non esistono “diritti edificatori acquisiti” in senso assoluto. Ogni progetto può essere rivisto o bloccato se non più conforme all’interesse pubblico. La questione dunque non è tecnica, ma quella della Sindaca è una sua precisa scelta politica che dimentica le conseguenze che il Piano Attuativo avrà su beni comuni, quali suolo, paesaggio, biodiversità e pure effetti sociali, dal momento che l’edilizia convenzionata è stata cancellata. Anche le opere pubbliche proposte sono del tutto funzionali a dare maggior valore al progetto immobiliare e il loro rilievo di pubblica utilità è tutto da dimostrare.

La Sindaca e l’Assessore riportano anche un quadro della vicenda discordante rispetto ai documenti ufficiali, sarà utile una ricostruzione più puntuale che prepareremo a breve.

Tornando alla proposta di incontro, ribadiamo: attendiamo la sua risposta alla nostra richiesta di incontro su via Cevedale. È su questo progetto che chiediamo un confronto immediato e trasparente.  Il PGT sarà un altro capitolo: ci auguriamo che finalmente si inizi a parlare di pianificazione urbanistica orientata all’interesse pubblico, con un reale coinvolgimento della cittadinanza.

Infine, una cosa ci ha colpito profondamente: nell’intervista non c’è una parola sul danno ambientale, sulla perdita di suolo agricolo, sul valore ecologico di quei campi, sul paesaggio storico che sarà cancellato. Nemmeno una parola sulle 1500 firme raccolte, sulle preoccupazioni della cittadinanza.

Di tutto questo, del cuore della questione, del bene comune, nelle parole della Sindaca Colombo e dell’Assessore Galbiati non c’è traccia.

Bene Comune Cernusco

Lettera aperta alla Sindaca Paola Colombo

Cara Sindaca Paola Colombo

ci rivolgiamo a lei e alla sua Giunta perché quello che si deciderà nelle prossime settimane sul Piano Attuativo dell’ambito M1_3 “Cevedale-Bassano” riguarda il futuro della nostra città e la qualità della vita di chi la abita oggi e la abiterà domani.

Il progetto, come sa, prevede di costruire nove palazzi ed una serie di opere connesse sull’ultimo terreno agricolo di Cernusco, una zona preziosa dal punto di vista paesaggistico ed altrettanto importante dal punto di vista ambientale ed ecosistemico. Come conseguenze ci saranno la perdita irreversibile di suolo agricolo e del paesaggio rurale, l’impatto sugli ecosistemi del vicino Parco Est delle Cave, l’abbattimento di alberi storici, il potenziale rischio idraulico dell’area.

Elementi che hanno destato la preoccupazione di tanti cittadini e cittadine che si sono mobilitati, hanno scritto osservazioni e firmato una petizione che ha raccolto più di 1500 firme in pochissimi giorni, sostenuta anche da figure di grande autorevolezza come Luca Mercalli, Tomaso Montanari e Paolo Pileri.

Non esiste nessun automatismo che vi obblighi ad approvare questo piano: può essere approvato, spianando e facilitando la strada agli interessi privati, oppure bocciato, se subentrano motivazioni di interesse pubblico, che abbiamo ampiamente documentato. Chi amministra ha il dovere di ascoltare i propri cittadini e valutare con attenzione le conseguenze delle decisioni che assume, specie se riguardano i beni comuni. Non approvare questo piano non implica alcuna inadempienza, sarebbe un atto di coraggio, di responsabilità e di rispetto verso la nostra comunità e verso le future generazioni e.

Per questo, con questa lettera aperta, torniamo a chiedere ciò che abbiamo già chiesto in forma ufficiale: l’Amministrazione, che rappresenta tutta la comunità di Cernusco, scelga di stare dalla parte dell’interessi generali e non da quella degli interessi privati. Perché non si tratta solo di cemento o di edifici, ma di scelte che cambiano per sempre il volto e l’identità del nostro territorio.

Fermi il Piano Attuativo come primo atto del suo mandato: sarà ricordata come la sindaca che ha bloccato la cementificazione di Cernusco,

Bene Comune Cernusco
e i cittadini e le cittadine che hanno a cuore il futuro di Cernusco sul Naviglio.

Lettera aperta al presidente del PLIS Est delle cave

Caro Presidente Stefano Zanelli,

ci rivolgiamo a Lei a nome delle associazioni sottoriportate per esprimere la profonda preoccupazione per l’iter del Piano Attuativo M1_3 – via Cevedale-Bassano a Cernusco, la cui approvazione potrebbe avvenire nelle prossime settimane.

Il progetto prevede la realizzazione di nove edifici residenziali, parcheggi (72 posti auto), una piazza pubblica, una pista ciclabile e un edificio a destinazione pubblica a ridosso di alcune delle aree ecologicamente più delicate del PLIS Est delle Cave, come documentato nel recente Studio delle presenze floristiche e faunistiche redatto dall’Università Bicocca.

Segnaliamo che le prescrizioni contenute nel parere tecnico firmato dal coordinatore del PLIS (protocollo 16312 del 24 marzo 2025) – probabilmente formulate in assenza della documentazione aggiornata relativa alle opere a verde – non risultano sufficienti a garantire la tutela effettiva delle emergenze naturalistiche e del paesaggio. Come evidenziato nella nota già inviataLe nei giorni scorsi da parte di Bene Comune Cernusco, la relazione “S15 – Opere a verde”, redatta successivamente al parere, prevede l’utilizzo di specie vegetali alloctone e invasive, in contrasto con le raccomandazioni del PLIS e della normativa regionale vigente. Questo elemento da solo basterebbe a giustificare un immediato riesame del Piano Attuativo.

Riteniamo indispensabile che il Parco Est delle Cave svolga un ruolo attivo e coerente con la sua missione, opponendosi a interventi che compromettono gli equilibri ecologici, la biodiversità, i corridoi ecologici e il paesaggio agrario storico.

Trai maggiori elementi critici, segnaliamo:

  • la cancellazione irreversibile di uno degli ultimi ambiti agricoli contigui al Parco, con perdita di suolo fertile, biodiversità e servizi ecosistemici;
  • la cancellazione e compromissione degli habitat di numerose specie di particolare rilievo ecologico segnalate nello studio della Bicocca sopracitato;
  • l’abbattimento di un esemplare di pioppo nero di rilevante valore naturalistico e paesaggistico, potenzialmente classificabile come albero monumentale e posto all’interno del perimetro del parco;
  • la presenza per almeno cinque anni di un cantiere in una zona ad alta sensibilità ecologica;
  • l’uso previsto di specie invasive e alloctone, in violazione delle raccomandazioni dello studio della Bicocca e della normativa lombarda.

Chiediamo pertanto formalmente che il PLIS Est delle Cave richieda alla Giunta di Cernusco la revoca in autotutela del Piano Attuativo M1_3, alla luce delle evidenti contraddizioni rispetto alle finalità di conservazione del Parco, e che si attivi con urgenza per mettere in atto tutte le misure necessarie alla tutela e conservazione degli ecosistemi e del paesaggio rurale ancora presenti nell’area.

A sostegno di queste richieste, segnaliamo che la petizione pubblica (vedi link in calce) lanciata per la salvaguardia dei campi di via Cevedale ha superato in pochi giorni le 1400 firme, tra cui quella del climatologo Luca Mercalli, dei professori Tomaso Montanari e Paolo Pileri.

Conoscendo la sua sensibilità verso la partecipazione civica, confidiamo che si faccia interprete presso la Giunta comunale di queste istanze, affinché vengano ascoltate e accolte.

A queste criticità si aggiunge il conflitto d’interessi – più volte segnalato, ma che qui assume veste concreta – per cui il direttore del parco è anche la figura tecnica del comune chiamato a valutare il Piano Attuativo e dunque in quest’ottica, ribadiamo l’urgenza di rivedere la Convenzione del PLIS, in modo che la direzione sia affidata ad un tecnico esterno e non più al capo dell’Ufficio Tecnico del Comune capofila.

Ribadiamo che il PLIS Est delle Cave rappresenta un presidio fondamentale per la biodiversità, la connettività ecologica e la memoria del paesaggio rurale nella zona est della Città Metropolitana. La sua funzione non può ridursi a una mera formula procedurale, ma deve manifestarsi in atti concreti di tutela e difesa del territorio.

Restiamo a disposizione per ogni confronto e confidiamo in un suo sollecito intervento a tutela del territorio, della biodiversità e del paesaggio.

Cordiali saluti

Bene Comune Cernusco ETS

Cernusco in Comune,

Salviamo il Lago Gabbana

Osservatorio per la tutela del suolo e del paesaggio

del Nord Est Milanese

La petizione è disponibile a questo link:

openpetition.eu/!btdln

Lettera aperta a Don Antonio Novazzi contro il consumo di suolo a Cernusco

Lettera aperta a Don Antonio Novazzi
Vicario episcopale per la Zona VII – Cernusco sul Naviglio

Appello alla coscienza cristiana contro il consumo di suolo a Cernusco

Cernusco sul Naviglio, 09.07.2025

Caro Don Antonio,

ci rivolgiamo a Lei con profonda preoccupazione per il Piano Attuativo M1_3 – via Cevedale-Bassano a Cernusco sul Naviglio, la cui approvazione da parte della Giunta Comunale potrebbe avvenire nelle prossime settimane.

Il piano prevede la costruzione di nove palazzi, parcheggi, una piazza e un edificio pubblico, in una delle ultime aree agricole libere della città, a ridosso del Parco Est delle Cave e in una zona riconosciuta per la sua rilevanza ecologica, agricola e paesaggistica. Un intervento che comporterebbe la cancellazione definitiva del suolo fertile, la perdita della biodiversità, l’abbattimento di alberi storici e l’interruzione della continuità ecologica del territorio.

Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a un intervento irreversibile di distruzione del creato.

Siamo convinti che le parole di Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ ci interpellino direttamente:

«Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (LS, n. 139),

«Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. […] L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme» (n. 118)

Anche la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace si è espressa con grande chiarezza sul consumo di suolo in “Custodire le nostre terre. Il suolo bene comune”:

«Il suolo è una realtà viva, la cui distruzione equivale a un suicidio ambientale. È urgente un cambiamento culturale, economico e politico. Le istituzioni locali hanno una responsabilità fondamentale.»

Parole che ci sembrano profondamente disattese da quanto sta accadendo a Cernusco.

Come comunità cristiana, non possiamo ignorare la responsabilità morale e civile che ci chiama a custodire per le generazioni future il paesaggio rurale della Martesana – fatto di campi, rogge, filari, siepi e alberi storici – parte della nostra memoria collettiva e che rappresenta un bene comune. Cancellarlo in nome della rendita immobiliare, significa tradire la responsabilità che ci è stata affidata come custodi del creato.

Confidiamo nella Sua voce profetica, affinché richiami tutti a operare davvero per il bene comune e non per gli interessi di pochi.

Ci rivolgiamo a Lei, che da sempre rappresenta una guida spirituale attenta ai temi sociali e ambientali, affinché si faccia interprete presso gli amministratori pubblici di un richiamo etico forte e chiaro che restituisca voce a chi crede in una città più giusta, solidale e attenta ai beni comuni.

Un invito che trova fondamento nella nostra Costituzione, laddove l’art. 42 afferma con chiarezza che la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, ma deve avere una funzione sociale.
La proprietà e l’urbanistica non possono essere strumenti di rendita, ma devono essere orientati alla giustizia, all’equità e alla sostenibilità.

A sostegno di queste richieste, la petizione da noi promossa per salvare i campi di via Cevedale (vedi link in calce) ha già raccolto oltre 1400 firme in pochi giorni, a dimostrazione di una profonda sensibilità civica. Tra i firmatari vi è anche il climatologo Luca Mercalli.

La invitiamo a incontrare le associazioni e i cittadini firmatari, ad ascoltare le loro ragioni e a farsi promotore di una riflessione condivisa sul significato autentico di “abitare” e “costruire” in un tempo segnato dalla crisi ecologica e climatica.

La ringraziamo fin d’ora per l’ascolto e restiamo in attesa di un Suo riscontro.

Un cordiale saluto

Il presidente

Fabio Battagion

Bene Comune Cernusco ETS

La petizione è disponibile a questo link:

https://www.openpetition.eu/it/petition/online/p-a-cevedale-bassano-salviamo-lultimo-terreno-agricolo-dal-cemento

via Cevedale: la vergogna più infamante

Credono infatti che la vergogna più infamante consista nell’annotare nei pubblici registri che la città, allettata da una somma di denaro, e per di più da una somma modesta, ha venduto e trasferito legalmente su altri la proprietà di oggetti ricevuti dagli antenati. *

Cicerone, Quarta orazione contro Verre, 70 a. C.

È stata approvata il 12 maggio e pubblicata sull’albo pretorio il 19 la delibera con cui la giunta ha adottato il Piano Attuativo di via Cevedale-Bassano che prevede la costruzione di nove edifici sulle ultime aree verdi di Cernusco: campi agricoli centenari, fuori dal tessuto urbano, ai margini del PLIS Est delle Cave.

Occorre ricordare ancora una volta che costruire su superfici verdi significa:

  • perdere suolo, una risorsa finita, non riproducibile,
  • implica perdere i servizi ecosistemici e la biodiversità correlati,
  •  contribuisce al riscaldamento globale e dunque ai cambiamenti climatici.

Quei campi sono un patrimonio da conservare per le generazioni future, che invece verrà loro sottratto per sempre: il danno economico e finanziario legato alla perdita dei servizi ecosistemici non è stato né calcolato né considerato, ma peserà su tutti noi per gli anni venire, a fronte di enormi profitti dell’operatore immobiliare. 

Secondo la nostra Costituzione gli interessi privati sono tutelati purché realizzino una funzione sociale che non è possibile trovare in questo intervento che sottrae alla comunità un bene comune qual è il suolo libero violando così un principio costituzionale.

Aggiungiamo che quei campi si allagano ad ogni pioggia e costruirci sopra significa aumentare il rischio idraulico per un’area già in sofferenza compromettendo il sistema dell’intero comune per favorire gli interessi di pochi.

A rendere ancora più grave questa decisione sono i tempi: tra due giorni si rinnova il Consiglio Comunale e questa delibera è arrivata negli ultimi giorni utili ad emettere un provvedimento che avrà conseguenze irreversibili per un bene comune .

Su quei campi gravava da tempo una destinazione edilizia che un’amministrazione coraggiosa avrebbe potuto modificare perché non esistono titoli urbanistici acquisiti per sempre. Con la firma del Piano Attuativo a pochi giorni dalla fine del suo mandato l’amministrazione si macchia di quella che Cicerone definisce la “vergogna più infamante”: vendere e trasferire legalmente su altri quanto ricevuto dagli antenati.

testo latino:
“Nam turpitudinem summam esse arbitrantur referri in tabulas publicas pretio adductam civitatem, et pretio parvo, ea quae accepisset a maioribus vendidisse atque abalienasse”

Verrine ii, 4, 134.

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