Categoria: Beni Comuni

Osservatorio per la tutela del suolo e del paesaggio del Nord Est Milanese

Senza cielo, Tullio Pericoli

Il 6 febbraio 2024 si è costituito l’Osservatorio per la tutela del suolo e del paesaggio del Nord Est Milanese.

L’osservatorio nasce per tutelare il suolo, un bene comune, risorsa fragile consumata dall’occupazione delle superfici verdi libere prodotta dalla speculazione edilizia e dalla proliferazione delle infrastrutture e per offrire una risposta concreta alle emergenze climatiche che mettono in pericolo la nostra esistenza sul Pianeta Terra.

L’Osservatorio è costituito da cittadini, rappresentanti di associazioni ambientaliste, culturali e naturalistiche della Zona omogenea Adda Martesana della Città Metropolitana di Milano che, consapevoli delle conseguenze sempre più pesanti del riscaldamento globale e del consumo di suolo, hanno deciso di unirsi e collaborare per costituire una rete coordinata per monitorare e valutare le attività di pianificazione e gestione del territorio delle nostre amministrazioni, analizzare gli effetti derivanti da strumenti di pianificazione inefficaci a tutelare il suolo e ad arrestarne il consumo.

L’Osservatorio è aperto a tutti coloro che riconoscono come fine da perseguire la conservazione delle aree verdi libere, degli ecosistemi e degli ambiti naturali, a cui si affiancano la salvaguardia delle aree agricole e dei boschi, la difesa della biodiversità, la tutela del paesaggio e la conservazione del patrimonio culturale, ambientale ed architettonico. Strumento essenziale è il monitoraggio del consumo di suolo del nostro territorio collegato alla mobilitazione contro le decisioni che mettono in pericolo questa risorsa essenziale.

Sono soci fondatori dell’Osservatorio: Bene Comune Cernusco, Cernusco in Comune, Custodi del Paesaggio Cassina de’ Pecchi, Salviamo il Lago Gabbana Vimodrone, Fulvio Carcano, Walter Piloni.

Per contatti, informazioni ed adesioni: telasuolonordestmi@gmail.com

Il pozzo di via Firenze o della tutela degli interessi generali

ubicazione pozzo via Firenze ed area di rispetto

Verrà discussa al punto 9 dell’ordine del giorno del consiglio comunale straordinario di lunedì 12 giugno la richiesta di “ridelimitazione con criterio temporale della zona di rispetto del pozzo pubblico ad uso idropotabile sito in via Firenze” 

Dietro questa formulazione asettica c’è la richiesta della società Tregenplast, una società che ricicla plastiche, di ridurre l’areale di 200 metri che costituisce la zona di rispetto posta intorno al pozzo di acqua potabile di via Firenze in modo da poter utilizzare in quell’area un capannone industriale come nuovo deposito di rifiuti plastici.

Si tratta di una questione molto delicata: l’area di rispetto intorno ai pozzi serve proprio a limitare i fattori di rischio, come quelli legati ad esempio ad uno stabilimento industriale, potenziale causa di infiltrazioni e quindi di contaminazione della zona di emungimento dell’acqua.

Per questo intorno ai pozzi dell’acquedotto la normativa impone un’area di dieci metri di raggio di tutela assoluta che deve essere adeguatamente protetta ed una zona di rispetto, costituita dalla porzione di territorio circostante la zona di tutela assoluta, di forma circolare e dimensione fissa, pari ad un cerchio di 200 m di raggio avente il centro nel punto esatto della colonna di captazione.

Questa è la situazione di tutti i pozzi di Cernusco, anche del pozzo di via Firenze interessato dalla richiesta di variazione.

Il pozzo di via Firenze (150700011) è attivo dal 1985, è profondo 151 metri e presenta tre livelli di captazione dell’acquifero più profondo a 78 mt, da 100,50 a 101,50 e poi da 134,5 a 137 mt. Questo acquifero, da cui si attinge l’acqua che arriva nelle nostre case, risulta isolato dalle infiltrazioni grazie a livelli di argille impermeabili che però possono non essere continue e dunque eventuali inquinanti possono raggiungere comunque i livelli più permeabili ed essere causa di contaminazione. Per questo sono state istituite le aree di tutela e rispetto in modo da evitare che infiltrazioni arrivino ad interessare la zona di captazione.

Nella zona di rispetto la normativa impone che l’attuazione di eventuali interventi e attività sia “subordinata all’effettuazione di un’indagine idrogeologica di dettaglio che porti ad una riperimetrazione di tali zone secondo i criteri temporale o idrogeologico … o che, comunque accerti la compatibilità dell’intervento con lo stato di vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee e dia apposite prescrizioni sulle modalità di attuazione degli interventi stessi”. 

Quindi proviamo a ricostruire cosa è accaduto: all’ufficio tecnico del comune arriva la richiesta della Tregenplast di poter utilizzare un capannone per un deposito di rifiuti plastici, l’ufficio tecnico segnala che si trova nell’area di rispetto di 200 mt dal pozzo, la società chiede all’amministrazione di variare la zona di rispetto secondo un criterio “temporale”, richiesta ripresa e valutata congrua dall’amministrazione che porta la discussione in consiglio comunale per far approvare tale variazione.

Non abbiamo potuto valutare l’indagine idrogeologica di dettaglio e l’analisi a corredo della richiesta della Tregenplast che attesti la compatibilità del deposito di rifiuti plastici con lo stato di vulnerabilità delle risorse idriche sotterranee e dei relativi impegni in relazione alle prescrizioni attuative, chiediamo per questo motivo e per trasparenza che tali documenti vengano messi a disposizione della cittadinanza e dei consiglieri comunali chiamati ad esprimersi.

Nello stesso tempo non possiamo non rilevare i gravi elementi di preoccupazione della vicenda: un deposito di rifiuti plastici verrà realizzato in un’area su cui oggi ci sono vincoli che tutelano la nostra salute, ma pure quella degli abitanti posti a valle del flusso della falda, in particolare Pioltello e Cassina.

direzione flusso della falda (estratto carta idrogeologica, Cernusco)

In caso di contaminazione sarebbero i primi a risentirne ed infatti i sindaci di Cassina e Pioltello hanno espresso irritazione per il mancato coinvolgimento e pure le locali forze politiche di questi comuni hanno fatto appello alla responsabilità dei singoli consiglieri di Cernusco nel prendere decisioni di questa portata.

Ancora una volta a Cernusco gli interessi generali di tutela dei beni comuni, e l’acqua è uno dei beni comuni più importanti, vengono subordinati agli interessi di privati, peggio, si baratta un principio di cautela collettivo per venire incontro ad interessi privati.

Si mettono in atto modifiche urbanistiche puntuali, senza alcun riferimento alla visione complessiva della gestione della risorsa idrica (tutti i pozzi a Cernusco hanno zone di rispetto basate su un criterio geometrico) ed alla vigilia della variante del PGT che dovrebbe proprio servire a rivedere regole e vincoli, anche quelli idrogeologici.

Si introduce inoltre una pesante ipoteca sul futuro: i cittadini si trovano di fronte ad una prassi ormai consolidata per cui basta chiedere per ottenere una variazione funzionale ai propri interessi. 

Si tratta di un una modalità che non tiene conto degli interessi generali, soprattutto sacrifica i beni comuni e non valuta le conseguenze future. Chiediamo quindi ai consiglieri comunali di bocciare la proposta di ridelimitare la zona di rispetto del pozzo di via Firenze.

Presto e bene non vanno d’accordo

In rosso l’area prevista per il nuovo asilo nido

La vicenda del nuovo asilo nido nel plesso scolastico di via Don Milani dimostra, una volta ancora, quanto possano essere distanti le priorità e le esigenze dell’amministrazione con quelle della città.

I fatti. L’attuale asilo nido, di circa 60 posti, è una struttura datata, dal un punto di vista strutturale, energetico e funzionale. Servirebbe un drastico intervento (rifacimento completo) per riportarlo a standard più moderni, ma le risorse economiche necessarie scarseggiano, o sono dirottate su altre priorità (campo da rugby?).
Per questo, già nel febbraio 2022, l’Amministrazione partecipa ad un bando pensato per assegnare fondi PNRR a strutture per la prima infanzia. La proposta è quella di costruire un nuovo nido, leggermente più grande, e, successivamente, di abbattere quello precedente. L’esame dei progetti va per le lunghe e, inizialmente, la proposta di Cernusco è esclusa dall’assegnazione.
Solo alla fine del mese di ottobre la nostra città ottiene il finanziamento, ma ora rimangono solo due mesi per il progetto esecutivo e l’individuazione della zona dove realizzarlo. Il tutto deve essere completato entro la fine dell’anno.
Il progetto, oltre che rispettare i tempi richiesti, deve garantire spazi e standard adeguati, consentire la continuità del servizio, avere il minimo impatto ambientale (in termini di utilizzo del suolo e abbattimento di alberi). La soluzione proposta prevede di realizzare sull’attuale giardino della scuola elementare un nuovo edificio ‘incastrato’ tra la recinzione ed il campo di basket, abbattendo anche sedici alberi esistenti.

Una soluzione che però suscita i dubbi e le proteste dei genitori e dei consigli d’istituto, mai consultati in precedenza (eppure il bando era di febbraio!), secondo cui la perdita di alberi e del giardino non è nell’interesse della città.

L’amministrazione sostiene che la soluzione trovata sia la migliore, ma le alternative non sono note, né sono state divulgate: dunque c’è un problema di metodo che non va bene e perché ancora una volta, come avvenne per la nuova scuola di via Boccaccio o per il parco degli Aironi, su decisioni importanti che attengono a tutta la comunità anche le per generazioni a venire si salta il coinvolgimento delle persone e degli enti coinvolti. C’è inoltre un problema di merito che riguarda l’utilizzo di beni comuni – perché un giardino e gli alberi sono beni comuni – considerati a disposizione, senza alcuna attenzione alla funzione sociale che svolgono e della biodiversità di cui sono portatori.

La copertura economica, soprattutto quando viene da bandi nazionali od europei, è importante, ma non può mai essere un elemento che deroga al coinvolgimento degli utenti del servizio in questione, alla salvaguardia dell’ambiente, alla tutela dei beni comuni. Anzi, ci fosse da scegliere, queste ultime sono le esigenze più importanti, che vanno ricercate come massima priorità. Poi, una volta trovata la soluzione condivisa, si pensa ai finanziamenti.

Al contrario, se si antepone la finanza al parere degli utenti, della città intera, si rischia solo di creare un nuovo “mostro”, che rimarrà anche quando i debiti saranno estinti. E anche nel nostro comune non mancano gli esempi, davanti agli occhi di tutti.

Riconfermiamo quindi il nostro appoggio al Comitato Genitori del Comprensivo Rita Levi Montalcini per l’apertura di un reale e aperto confronto con l’Amministrazione, per giungere ad una soluzione condivisa che non implichi la perdita di beni comuni. Anche a rischio di perdere ‘questo’ finanziamento ed eventualmente riconsiderando completamente il piano delle Opere Pubbliche, per gestirne le priorità in base ai bisogni reali della città.

#viaggiofraglialberi: incontro con Pietro Maroè

Il rapporto fra gli alberi e la città è complicato: sono parte dell’identità stessa e della storia di molti quartieri, ma nello stesso tempo è proprio la loro manutenzione e conservazione che costituisce una sfida fra le esigenze delle piante e quelle dei cittadini che spesso dimenticano, fra foglie cadute e radici sporgenti, il ruolo essenziale degli alberi.

Ne parliamo giovedì 31 marzo alle 21,00 con Pietro Maroè, giovane arbonauta che ha deciso di studiare, misurare e soprattutto curare gli alberi.

A breve il link per il collegamento in video conferenza

Per gli alberi il tempo è un concetto relativo. Praticamente non muoiono se non per cause esterne e, anche in quel caso, sono talmente ben organizzati che non muoiono con facilità. Il tempo passa in secondo piano.

L’albero, semplicemente, aspetta.

Aspetta il momento giusto per germinare, per fare le foglie, per fiorire. Poi aspetta il momento giusto per fare i frutti e lasciarli cadere, così come per le foglie, come se anche quella che è la sua principale fonte di sostentamento fosse comunque qualcosa di effimero.

Forse anche noi dovremmo prendere esempio da questi custodi dell’azzurro del cielo.

anticipazione da “L’azzurro infinito degli alberi” di Pietro Maroè

#10anni: referendum sull’acqua

“I beni comuni ci parlano dell’irriducibilità del mondo alla logica del mercato, indicano un limite, illuminano un aspetto nuovo della sostenibilità”

(Stefano Rodotà, “Il diritto di avere diritti”, Editori Laterza, 2012)

Sono passati dieci anni dal referendum sull’acqua e, purtroppo, non c’è nulla da festeggiare perché la vittoria dei cittadini contro la privatizzazione dell’acqua è continuamente messa in pericolo.

L’ultima minaccia è la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan che punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno. Così come è ferma da mesi alla Commissione ambiente della Camera la legge per la gestione dell’acqua pubblica (‘Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque’).

Bene Comune Cernusco, nato proprio per raccogliere l’eredità del referendum nella difesa dei beni comuni, si unisce al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con le richieste di ridurre le perdite delle reti idriche, di salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico e, soprattutto, di riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa.

Un campo non vale l’altro

Un campo agricolo a fianco di un naviglio cinquecentesco è paesaggio. Paesaggio, tutelato dall’articolo 9 della Costituzione, che è bene comune. Un campo agricolo che ha mille anni è biodiversità, un campo da baseball ha zero biodiversità. Non dobbiamo farci trarre in inganno dalla parola campo. Un campo non vale l’altro.

Il professor Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, evidenzia quella che è prima di tutto una tragedia culturale: le scelte urbanistiche sono indirizzate da decisori politici ignoranti perché

non sanno gli effetti che producono le loro decisioni perché ignorano l’essenza delle risorse ambientali, il loro funzionamento e i benefici che generano o gli effetti negativi che producono. È grave quel che stanno facendo anche perché non colgono l’occasione per impostare una spiegazione ai cittadini facendoli crescere, ecologicamente parlando. È grave perché alla fine si specula sulla debolezza delle persone e si usa l’ignoranza della gente per continuare a non fare cose migliori.

Dobbiamo fare di più e meglio. Noi dobbiamo trasformare le aree dismesse in ospedali se di ospedali abbiamo bisogno. Dobbiamo far crescere campi da calcio e scuole sulle parti abbandonate delle nostre città. Questa è l’unica competizione che dobbiamo innescare. Qui deve lavorare la politica e per farlo deve capire, imparare, appassionarsi. So bene che è dura, che non si è mai fatto e che gli strumenti giuridici sono spuntati, ma so anche che se i politici non ne hanno voglia possono tornare a fare altro.

Il destino del campo del Gaggiolo dipende da noi. Oggi. La variante al PGT in discussione in questi giorni che vuole trasformarlo in un campo da baseball va respinta. E va respinta la narrazione mistificante per cui il campo da baseball farebbe “il bene dei nostri figli”, riducendo così il campo agricolo a merce di scambio, laddove è invece un bene comune, paesaggio che è parte dell’identità collettiva e della memoria storica della nostra comunità.

Un grazie di cuore a Paolo Pileri per le sue parole e a quanti vorranno difendere e conservare il campo del Gaggiolo. La vostra testimonianza è preziosa, lasciateci un selfie davanti al nostro striscione lungo il Naviglio della Martesana.

Vi invitiamo a leggere l’intero articolo di Paolo Pilieri Quando un campo da baseball fa male al suolo. E non tutti lo capiscono pubblicato su Altraeconomia.

Pedalando a Cernusco

La foto qui sopra mostra lo striscione che, alla vigilia della seconda conferenza di VAS [prevista per il 30 settembre, poi nuovamente rimandata al 22 ottobre], abbiamo esposto lungo il Naviglio, in corrispondenza del prato che sarà trasformato in campo da baseball, secondo le intenzioni della nostra amministrazione cernuschese.

Non sappiamo esattamente quante persone si siano fermate, mentre percorrevano la ciclabile lungo Naviglio, per leggere la nostra segnalazione. Certamente qualcuno l’ha fatto e tra questi Paolo Pileri, professore di Pianificazione e Progettazione urbanistica presso il politecnico di Milano, nonchè studioso e appassionato difensore dell’ambiente, in particolare per i temi legati al consumo di suolo. Conosciamo anche la sua passione per la bici, al punto che è tra i promotori della ciclabile che, lungo il fiume Po, dovrebbe congiungere Torino con Venezia

Il prof. Pileri, che avevamo conosciuto nel 2015 ad una nostra conferenza organizzata per fermare l’ampliamento del Centro Commerciale Carosello e difendere il Parco degli Aironi, ha voluto lasciarci un suo messaggio di incoraggiamento e di condivisione, che riportiamo qui sotto.

Il suo messaggio ci ha fatto molto piacere, perchè ci conferma che siamo sulla strada giusta e ci incoraggia a perseverare nel nostro impegno civile e concreto a difesa dell’ambiente e dei beni comuni.

A tutti i nostri sostenitori, a chi legge questo post e lo condivide, chiediamo di inviarci un selfie fatto davanti allo striscione (che è ancora al suo posto). Li pubblicheremo sulla nostra pagina fb, per dare maggior forza alla nostra richiesta: un ripensamento della variante al PGT da parte dell’Amministrazione comunale ed un gesto di responsabilità nei confronti delle generazioni future, cancellando l’ampliamento del centro sportivo e conservando intatto il corridoio ecologico che passa proprio da questi campi. O dobbiamo aspettare politici migliori?

Grazie al professor Pileri e grazie a tutti!


Questo il messaggio ricevuto:

Da: PAOLO PILERI 
Oggetto: Bravi
Corpo del messaggio:
Buongiorno
ho visto lo striscione lungo la Martesana che interroga e informa i cittadini sull’inappropriata scelta del comune o di un privato di consentire la distruzione di un suolo agrario per farci un campo da baseball.
Bravi a comunicare così.
Bravi a ricordare che ogni filo d’erba fa parte del grande bene comune di cui dovremmo occuparci.
Molti diranno che un campo da baseball non fa male a nessuno e invece non è così. Non è più così. Il presente che stiamo vivendo è un presente nel quale siamo dentro un guasto climatico che è esattamente il risultato di milioni di scelte urbanistiche apparentemente innocue legittime e necessarie ma che invece ci hanno tolto il fiato.
Il baseball è bello e lo sport è importantissimo. Nessuno nega questo. Ma oggi la sfida è trovare il modo di fare un nuovo campo da baseball senza torcere un solo filo d’erba. Se c’è la possibilità va fatto in ogni modo. Possibile che in Cernusco non vi sia un’area dismessa….un parcheggio di troppo…un piazzale abbandonato da desigillare per farne un campo da baseball? Questa è la cosa da fare e da spiegare. Questo è fare politica per la sostenibilità oggi. Il resto rimane a libro paga della comodità, del danaro, del non capire, della pigrizia a non innovare.
Eppure i politici della Martesana dovrebbero ricordare l’esondazione del naviglio nell’aprile 2009….o l’hanno dimenticata? Ecco ricordiamogli allora che se le acque della Martesana si sversano su un campo permeabile questo assorbe quelle acque e il danno si minimizza. Se invece le stesse acque esondano su un campo di baseball non saranno assorbite allo stesso modo, se ne andranno in giro e faranno molti danni. Non andiamo poi a piangere dallo Stato o non imprechiamo contro la natura cattiva….perché sono queste scelte urbanistiche a essere miopi ed enormemente inopportune oggi, era dell’antropocene ovvero epoca nel mezzo di una tempesta climatica.
Abbiamo bisogno di una politica migliore e di politici migliori. Bravi voi a far notare queste cose.
Paolo Pileri

La zona buia di Cernusco: i vandali del bene comune


La Cernusco che si fa bella dei suoi numerosi riconoscimenti (“città verde”, “città ciclabile”, “città europea dello sport 2020” sede persino dell’ultima tappa del giro d’italia, poi rimandato ad ottobre per covid), ha un’ombra nera che appanna il suo fulgore: i suoi beni comuni sono spesso presi di mira da vandali.

Accade in molte città ed anche a Cernusco si verificano spesso episodi di vandalismo contro strutture pubbliche. E’ capitato di nuovo nella notte del 30 giugno, quando alcune persone si sono introdotte in alcuni spazi della Casa delle Associazioni di via Buonarroti, bivaccando e distruggendone gli arredi, sino a renderli inagibili.
La Casa delle Associazioni è costituita da locali che dal 2016 il comune di Cernusco ha messo a disposizione delle associazioni che ne avessero fatto richiesta a fronte di un canone modesto. Anche Bene Comune Cernusco ha lì la disponibilità di una sede per due sere al mese e questo costituisce per noi, come a molte altre realtà associative, uno strumento con cui le istituzioni rendono praticabile in concreto e non come retorica, la partecipazione dei cittadini.

Dal 1 luglio la nostra sede è inagibile, devastata da persone che hanno banchettato sui tavoli di riunione, lasciato rifiuti, sporcato le pareti, rotto i sanitari, sfondato le porte. Dunque uno spazio pubblico che funge da bene comune non è più disponibile ed i costi del suo ripristino saranno notevoli, vista l’entità dei danni.

Abbiamo a lungo riflettuto sull’opportunità di rendere pubblico l’accaduto, dal momento che far parlare di sé è spesso il fine di tali vandali e quindi non volevamo prestarci a fare da cassa di risonanza ma, a più di un mese da quest’episodio, pensiamo che il silenzio nostro, ma anche dell’amministrazione, non aiuti e che sia opportuno far conoscere anche il volto buio della nostra città.

Noia, disagio sociale, bisogno di protagonismo per soggetti deboli, incultura: non intendiamo fare sociologia da bar perché le ragioni che portano a danneggiare beni comuni posso avere motivazioni profonde a volte legate a bisogni futili.
Ma occorre rompere la catena, perché degrado chiama degrado e gli atti si ripeteranno se non si fa luce sulle conseguenze che producono i danni commessi sui beni comuni.
Abbiamo inviato un mese fa, dopo il sopralluogo, una nota all’ufficio cultura del comune evidenziando la necessità di maggiore attenzione per gli spazi della Casa delle Associazioni attraverso una migliore illuminazione (l’ingresso violato è posto sul retro dell’immobile in una zona poco illuminata), un sistema di videosorveglianza e lo spostamento della posizione dell’ingresso su via Buonarroti anziché sul retro.
Non abbiamo ricevuto risposta, neppure alla richiesta di poter utilizzare, vista l’inagibilità dei locali danneggiati, una delle altre stanza disponibili presso l’altro ingresso.

Dopo la lunga pausa del covid che non ha permesso ai cittadini quella socialità che sta alla base della vita pubblica, vorremmo ricominciare a trovarci ogni due lunedì. Sarà possibile?
Non lasciamo che a settembre a riunirsi per festeggiare siano solo i vandali della nostra città.

Perciò chiediamo all’amministrazione di intervenire, dandoci la possibilità di usare un’altra sede ma, soprattutto, di non lasciare al degrado la Casa delle Associazioni e di aprire un dibattito cittadino sul problema del vandalismo che, colpendo i beni comuni, colpisce tutti noi.